FILOSOFI E SOFISTI

Un merito va senz’altro riconosciuto a Giorgio Agamben e a Massimo Cacciari  firmatari del documento intitolato “Per una critica politico-giuridica del ‘green pass’, un vero e proprio grido di allarme per la natura, secondo loro, autoritaria; discriminatoria e liberticida dell’obbligo del green pass, pubblicato il 26 luglio 2021 sul sito del  prestigioso ”Istituto Italiano per gli Studi Filosofici” – fondato e presieduto fino alla  morte nel 2017 dal filosofo napoletano Gerardo Marotta – ed è quello di aver aperto una discussione giuridico-filosofica che non è rimasta entro l’ ambito  accademico, ma, rilanciata sui quotidiani, sui  social e sui mass media nazionali, ha coinvolto gran parte  dell ’opinione pubblica colta e meno colta,  non solo in Italia.

Cacciari e Agamben

Più delle note  tesi di Agamben sullo Stato d’ eccezione e sulla biopolitica oggi dominante anche nei regimi cosiddetti liberaldemocratici, ha suscitato scalpore e stupore l’adesione di Cacciari – che a molti colleghi è sembrata a dir poco incongrua – a quelle medesime tesi che si prestano a meraviglia   ad essere strumentalizzate dal movimento no-vax, no-pass (ma perché non anche no-tax, come suggerisce argutamente Maurizio Ferraris?)  che qualcuno ha bollato ironicamente come no-tutto, dato il rifiuto della politica in blocco, vista come la principale nemica nonché sanguisuga del popolo; inaugurando così una forma inedita di qualunquismo dagli esiti incerti ma facilmente cavalcabile dalle formazioni  dell’estrema destra eversiva, come abbiamo visto nell’ottobre scorso a Roma. Questa è la ragione per cui sono subito fioccate le prese di distanza da parte della maggior parte dei filosofi italiani, anche per scongiurare il rischio che l’opinione pubblica facesse d’ogni erba un unico fascio, data la notorietà dei due filosofi così In patria e, specie nel caso di Agamben,  soprattutto all’estero. Tuttavia va detto, per par condicio, che non tutti i colleghi dei due firmatari della lettera aperta contro il green pass si sono dissociati, tra questi spicca l’ideatore del pensiero debole Gianni Vattimo, che nondimeno si è vaccinato -d’altronde come anche Cacciari – e ha concluso una sua intervista rilasciata al Corriere della Sera con l’appello “Vaccinatevi che è meglio”.

 Tra i primi colleghi e amici (la stima e l’amicizia tra i nostri filosofi non è mai in discussione: tuttavia: amicus Plato, magis amica veritas) a dissociarsi troviamo il torinese Maurizio Ferraris, tra l’altro allievo proprio di Vattimo,  il quale; intervistato da Il Foglio, il 29 luglio 2021, alla domanda: “Non la voglio contrapporre ai suoi colleghi Massimo Cacciari e Giorgio Agamben, ma che effetto fa, nel loro caso, finire citati nei comizi di Gianluigi Paragone?”, risponde così: “Imbecille sì (poco prima Ferraris aveva detto che i filosofi non sono immuni dall’imbecillità, compreso se stesso), ma solo fino a un certo punto. E’ ovvio che lei mi vuole contrapporre ai miei colleghi, con i quali non concordo su questo punto, così come su altri.. Tuttavia ho imparato molto da Cacciari e il più delle volte mi trovo d’accordo con lui, mentre non sono mai stato d’accordo con Agamben. Il gioco delle opinioni funziona così. Una volta che un’affermazione è nello spazio pubblico, ognuno ne fa l’uso  che vuole e non credo che il rimedio consista, come propone Platone, nel vietare la scrittura”. Ferraris interviene ancora in questa discussione con una serie di articoli su La Stampa, che ha aperto un confronto tra le diverse opinioni in merito alla questione dell’obbligo o della libera scelta di ciscuno dul vaccinarsi e non vaccinarsi, sostenendo che il green pass, più che negare, attesta il diritto di lavorare in un ambiente sano, così come la patente di guida attesta il diritto di circolare in automobile e il biglietto ferroviario quello di viaggiare in treno, e così via per tutti gli altri diritti. Ragione per cui il green pass, più che limitare,  garantisce a chi è vaccinato la libertà di andare dove gli pare, ovviamente con le dovute precauzioni.

Umberto Galimberti

E la libertà di chi non si vuol vaccinare (salvo i casi di controindicazione medica) dove la mettiamo? Beh, liberi di non vaccinarsi ma non di andare in giro a rischio maggiore di contagiarsi e di contagiare, certe libertà – ma sarebbe meglio dire certe licenze – hanno un prezzo, o no?  Riguardo poi all’atteggiamento antiscientifico dei no-vax, Ferraris scrive, su La Stampa del 18 dicembre 2021: “Si noti bene: non si contesta la scienza in nome della filosofia, e questo in realtà perché si pensa che la filosofia non abbia nulla da dire o da dare al presente, ma si riduca al conferimento di una superiorità culturale, quella che per esempio distinguerebbe il complottismo colto rispetto a quello popolare, non considerando che il secondo trova nel lessico e nella iperbole dei filosofi, e prima di tutto nell’analogia tra le misure sanitarie e il totalitarismo, il proprio alimento”. Decisamente antitetica alla posizione di Agamben e Cacciari è quella di Umberto Galimberti che in apertura della puntata di “In onda” su la 7 del 5 agosto, accoglie con entusiasmo la notizia del green pass obbligatorio per gli insegnati e dichiara di essere favorevole a un eventuale obbligo vaccinale generalizzato, alla faccia di chi teme la dittatura sanitaria e di chi paragona i poveri no-vax e no -pass ai prigionieri nei lager nazisti, su certe cose non si deve o non si dovrebbe scherzare, ma, al punto in cui siamo arrivati c’è da aspettarsi di tutto, persino che un docente universitario di Diritto, mi riferisco a Ugo Mattei (che, confesso, ho qualche difficoltà a definire professore) parli dei no- vax e no pass come dei nuovi partigiani in lotta contro i nuovi fascisti che varano decreti  discriminatori e liberticidi e per di più fondati non su valutazioni politico-sociali ma su suggerimenti di un comitato tecnico scientifico, come accadeva nei regimi totalitari del secolo scorso.

Contro le tesi di Giorgio Agamben hanno preso posizione più di cento accademici che hanno firmato un documento intitolato “Non solo Agamben”, pubblicato su il Fatto Quotidiano, il 15 ottobre 2021. Ecco il testo: “Come filosofi e intellettuali, manifestiamo il nostro senso di disorientamento di fronte al fatto che nella discussione pubblica su temi come la vaccinazione anti Covid-19 e l’istituzione del Green Pass, il contributo della filosofia venga esaurito da pensatori come Giorgio Agamben, ed eventualmente alcuni colleghi, i quali rappresentano invece soltanto il loro punto di vista su questi temi”. Tra i firmatari troviamo accademici del valore di  Mario De Caro, Roberto Mordacci, Stefano Gensini e filosofe come Roberta De Monticelli e Gloria Origgi, per tacere degli altri. Roberta De Monticelli è la pensatrice che forse ha inquadrati meglio il fenomeno Agamben e “alcuni colleghi” come Cacciari e Vattimo che, almeno in prima istanza, lo hanno assecondato. Per la De Monticelli non c’è da stupirsi più di tanto se gli eredi dei francofortesi hegelomarxisti per i quali era proprio l’ Illuminismo portato alle sue estreme conseguenze che conduce ai campi di sterminio e quando il biopotere ha instaurato lo stato d’eccezione permanente “ l’inferenza (per Agamben) non è dalla modernità al nazismo ma dal nazismo alla contemporaneità, specificamente quella delle società democratiche…Volevo fornire ai lettori un agile criterio della differenza tra filosofia e sofistica…La differenza è quella fra chi accetta, e chi non accetta, il dono dei  vincoli al suo volere…I vincoli sono quelli della logica e dell’etica, anzi, è la scoperta del vincolo indissolubile  di logica ed etica che segna la nascita del pensiero filosofico…”. Certo è che dove la logica vien meno la libertà diventa puro arbitrio e l’arbitrio egoismo puro. (Continua)


Fulvio Sguerso

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