FILOSOFI E SOFISTI II

Qui la prima parte

Il clima politico, sociale, culturale, etico e psicologico di questo inizio d’anno, non è, per usare la figura retorica della litote, dei migliori. Questo mi sembra l’unica affermazione su cui tutti gli italiani, oggi,  possono trovarsi d’accordo. Per tutto il resto la confusione regna sovrana, né la disputa filosofica tra color che sanno (o credono di sapere) aiuta a fare chiarezza. Tuttavia, seguendo il criterio suggerito da  Roberta De Monticelli (non per niente autrice del saggio Il dono dei vincoli , Garzanti, 2018) possiamo almeno distinguere i filosofi dai sofisti.

Roberta De Monticelli

Tra i filosofi, cioè tra chi si richiama al principio di responsabilità e quindi ai limiti e ai vincoli necessari perché il nostro libero arbitrio non si riduca ad arbitrio puro e semplice, possiamo annoverare, oltre agli accademici già ricordati sopra,   Nadia Urbinati e Donatella Di Cesare; la prima ha scritto, sul quotidiano ‘Domani’ del 31 luglio 2021, a proposito di libertà e di Costituzione, parole chiare : ”gli altri sono l’orizzonte nel quale la Costituzione situa la libertà individuale, che si accompagna  necessariamente alla limitazione…La democrazia si è rivelata una buona regia, tiene conto della complessità di questi limiti normativi e fattuali…il diritto si cura di dirci se e quando le nostre scelte sono dannose agli altri, e legittima lo Stato a intervenire: il Green Pass è questo intervento. Non discrimina, ma indica una condizione grazie alla quale possiamo scegliere di fare  o non fare una certa cosa. Il suo principio di riferimento è quello del danno che, secondo la Costituzione, ammette l’interferenza con le scelte personali se queste sono comprovatamente dannose agli altri”. E questo basti a smentire chi ritiene, come ad esempio il cattivo maestro nazionale Vittorio Sgarbi, che la scelta di non vaccinarsi danneggi, se mai, solo il non vaccinato. In ogni caso il comune denominatore dei no vax, tanto di quelli motivati dalla paura, quanto di quelli ideologici è l’atteggiamento individualistico e asociale, altrimenti detto menefreghismo, nei confronti del prossimo.

Donatella Di Cesare e Nadia Urbinati

Sul principio di responsabilità e sul dovere dell’umana solidarietà di tutti e di ciascuno insiste anche Donatella Di Cesare, che denuncia tra l’altro l’assurdità, forse inevitabile, della politicizzazione della pandemia, come se il virus avesse un colore politico: “Nel blog ‘Una voce’, ospitato sul sito della casa editrice Quodlibet, Agamben ha preso a commentare l’irruzione del coronavirus in termini semigiornalistici. Il primo post del 26 febbraio 2020 era intitolato ’L’invenzione di una pandemia’. Oggi suona come una funesta profezia…Per Agamben era tempo di riconoscere a chiare lettere: ’Ho commesso un errore comunicativo, perché la pandemia non è un’invenzione’. Ma Agamben non ha mai rettificato. I suoi post si sono susseguiti fino a luglio 2020 con lo stesso tenore. Mentre la notizia del suo incipiente negazionismo si diffondeva all’estero, leggevo quelle righe imbarazzanti convinta che l’incubo sarebbe presto finito. Così non è stato. I post sono diventati materia di due libri e la ‘voce’ del blog ha continuato a vaticinare raggiungendo il punto più basso con due interventi del luglio 2021 – ‘Cittadini di seconda classe’ e ‘Tessera verde’ – dove il green pass viene paragonato alla stella gialla.

Un paragone osceno, che ha dato la stura ai peggiori movimenti no vax legittimandoli. Il resto, compresa la ‘Commissione per il Dubbio e la Precauzione’ è storia recente…Com’è noto Agamben si è ritrovato a destra, anzi all’ultradestra, con un seguito di no vax e no pass. Di tanto in tanto si è persino scagliato contro chi a sinistra difendeva il piano di vaccinazione” (da L’Espresso del 19 dicembre 2021). Ed eccoci di nuovo  all’eterna guerra civile italiana, questa volta con la minoranza irresponsabile di no vax, no pass, no tutto da una parte e la maggioranza (meno male) responsabile della popolazione che osserva le misure governative adottate per combattere il virus, anche a costo di qualche sacrificio e limitazione delle libere scelte individuali in tempo di pandemia. Un tempo in cui, tra l’altro, come osservava Massimiliano Panerari su La Stampa del 21 settembre 2021, “intorno al vaccino si sviluppano sodalizi e tendenze imprevedibili fino a poco tempo fa. A conferma del fatto che la pandemia costituisce una sorta di ‘anno zero’ e di grande frattura anche per la politica e la cultura…Il progressivo ampliamento dell’utilizzo del Green Pass ha dato il via a un dibattito infuocato e a un’opposizione durissima nei suoi confronti”. Che, nel frattempo, si è ancor più radicalizzata.

Agamben

Tuttavia continuo a chiedermi che senso abbia incitare alla disobbedienza civile nella difficile situazione in cui ci troviamo: insistere sull’ inadeguatezza dell’attuale classe politica italiana è sfondare una porta aperta (basti pensare alla campagna acquisti coram populo  dei parlamentari per l’elezione del Cavaliere alla Presidenza della Repubblica); ma disponiamo forse di  una classe politica e dirigente alternativa all’altezza delle sfide epocali che incombono su tutto il pianeta? Che cosa hanno da dire i corifei dei no vax, no mask, no pass sui mutamenti climatici, sui migranti che muoiono in mare o nel gelo alle frontiere europee dell’est? Sul caporalato e sullo sfruttamento degli invisibili? Sulle vere dittature che lucrano sui migranti e li usano alla stregua di merce di scambio come il turco Erdogan? Silenzio totale. I loro nemici, più del virus, sono i vaccini e chi li promuove, idest Draghi, Mattarella, Speranza e i medici servi del potere e delle case farmaceutiche. Tanto accanimento contro l’establishment a chi giova? Al popolo italiano o a chi propugna nelle piazze la disobbedienza civile, manco ci trovassimo nel Sudafrica dell’apartheid prima  della vittoria di Nelson Mandela (che Dio l’abbia in gloria)? (Continua)


Fulvio Sguerso

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