Elezioni regionali

A FUTURA MEMORIA, REGIONALI 2010

A FUTURA MEMORIA, REGIONALI 2010

Scriviamo alla vigilia delle elezioni regionali 2010, ovviamente ad urne ancora chiuse dopo una pessima campagna elettorale inquinata dal vero e proprio scandalo avvenuto al momento della presentazione delle liste, in un Paese nel quale davvero si può ormai parlare di “tutti i cittadini eguali davanti alla legge”, ma di alcuni “più eguali degli altri”.

L’augurio, ovviamente, è che il risultato elettorale indichi almeno una tendenza riguardante la necessità di una profonda modifica degli assetti politici e di una prospettiva di cambiamento, che appare urgente ed indispensabile.

In questo quadro rimane tutta intera la questione dell’assenza di un soggetto rappresentativo della storia, della capacità di elaborazione, del riferimento sociale della sinistra italiana: è questo il tema che, molto brevemente, proveremo ancora una volta a tratteggiare anche in questa occasione.

Sulle schede gli elettori troveranno due simboli attribuibili a ciò che rimane, sul piano organizzativo, della sinistra italiana: Sinistra e Libertà e la Federazione della Sinistra.

I due soggetti hanno compiuto nella quasi generalità dei casi la scelta di far parte di una coalizione di centro-sinistra all’interno della quale il PD ricopre un ruolo pivotale (in alcuni casi è presente anche l’UDC, in altri no); soltanto in due occasioni le scelte sono diverse: una fra queste vede la Federazione della Sinistra correre da sola; in un’altra esiste una alleanza a sinistra in concorrenza con una intesa PD-UdC.

Nella sostanza, però, le scelte politiche di fondo dei due soggetti risultano omologhe (non vale, beninteso, proclamare “distanze” più o meno inventate, o l’esistenza di “accordi tecnici”: il dato politico è quello della ricostituzione del centro – sinistra nella stragrande maggioranza delle regioni in cui si voterà il 27-28 Marzo).

Proprio questa evidente realtà che abbiamo sotto gli occhi ci indica, prima di tutto, come certe divisioni sono frutto di evidenti forzature politiciste, buone per conservare spazi per gruppi dirigenti tendenti più che mai al riciclo e all’autoconservazione.

In una situazione di rapporto tra società e politica molto difficile, in cui anche i grandi organi di stampa sembrano preferire “girotondi” e “popolo viola”: laddove il nodo più difficile da sciogliere appare proprio quello di ricostruire una soggettività politica compiuta ed organizzata, riteniamo sia necessario scegliere questa strada, quella apparentemente più controcorrente rispetto alla facilità del populismo e del personalismo imperanti.

Diciamo subito che entrambi i soggetti, Sel e Federazione della Sinistra, appaiono così come sono del tutto insufficienti a rappresentare il motore d’avviamento per la costruzione di una nuova soggettività.

Sinistra e Libertà  sorta da pochi mesi al termine di un  percorso particolarmente tortuoso all’interno di vari settori di quella che è stata la sinistra italiana del post-PCI, è apparsa una prospettiva interessante soprattutto per via della scelta compiuta, almeno nominalmente, in precedenza alla assemblea di Roma svoltasi a Dicembre, di aprire la porta alle adesioni individuali aggredendo le incrostazioni derivante dalle precedenti appartenenze: nel prosieguo, però, in assenza di una prospettiva di dibattito politico compiuto, si è fatta strada una adesione del tutto acritica ai meccanismi di esaltazione della personalizzazione della politica in funzione del primato della governabilità.

SeL, nella sostanza, finirebbe con il tradire le aspettative di molti se alla fine decidesse di “saltare” la fase della costruzione organizzativa e programmatica di un nuovo soggetto per limitarsi a rappresentare il punto d’appoggio per un “leader” destinato a competere nelle “primarie” del PD in vista delle future elezioni politiche ( non affrontiamo qui il tema delle primarie; sul cui utilizzo, in particolare nelle condizioni “all’italiana” cui fin qui abbiamo assistito, ci paiono uno strumento perfettamente in linea per soffocare l’idea di organizzazione politica ed esaltare masse, più o meno acritiche, sul modello- appunto – di “girotondi” o “popolo viola”,  modello tutto rivolto verso contraddizioni “post-materialiste” e poco adatto ad affrontare la complessità dell’economia, dei temi dello stato sociale, della crescita culturale.

Dal canto suo la Federazione della Sinistra non è apparsa, fin qui, in grado di rompere gli schemi di appartenenze antiche e di modelli ambigui (nell’immediato passato, infatti, anche da questa parte ci si è rivolti ad eccessi di personalismo – presidenzialismo, con un  ulteriore eccesso di riguardo, ad esempio, alla governabilità negli enti locali, creando così una sorta di “nuovo ceto” sostanzialmente allineato a meccanismi prevalenti nell’uso del potere).

Siamo coscienti di esporci a fin troppo facili critiche: ma nella sostanza, nella Federazione della Sinistra, il rischio di una ulteriore avvitamento verso un arroccamento identitario è molto forte.

Purtuttavia sarebbe ingeneroso non considerare questi due soggetti come assolutamente decisivi per il futuro della sinistra italiana ed è da loro, dalla loro forza politica e organizzativa, che è necessario partire proponendo ad entrambi di lavorare per costruire un nuovo partito della sinistra italiana (del resto la stessa situazione europea, dalla Germania alla Francia, pare muoversi in questa direzione).

Un nuovo partito della sinistra che si muova, da subito, in maniera fortemente alternativa all’esistente principalmente rispetto ai meccanismi dell’esercizio della politica: il punto saliente e prevalente, anche rispetto agli stessi contenuti programmatici che pure dovranno essere elaborati  nel senso di una chiara alternativa fondata sul concetto di eguaglianza, è quello relativo alla concezione dell’agire politico.

Pensiamo ad una struttura di partito fondato sull’idea dell’integrazione di massa e dell’azione collettiva e di una idea della democrazia da difendere, basandosi sui principi di fondo della Costituzione Repubblicana.

Su queste basi va realizzata, prima di tutto, l’autonomia politica, culturale e di riferimento sociale del Partito, con un primo chiaro obiettivo: quello del rientro in  Parlamento alla conclusione della legislatura, allo scopo di contribuire alla costruzione di una alternativa di governo, di società e di sistema.

Savona,   25 Marzo 2010                                                                 Franco Astengo

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