E’ possibile vincere la malaria?

RIFLESSIONI SUL PRESENTE E SUL FUTURO
 (Prima parte)
È POSSIBILE VINCERE LA MALARIA?

RIFLESSIONI SUL PRESENTE E SUL FUTURO
 (Prima parte)
 
 In data 7 settembre 2017, è comparso, sul quotidiano LA STAMPA, pagina 17, un pregevole articolo a firma di DAVIDE LESSI, così intitolato:

MALARIA, PER SOFIA STESSO PARASSITA DELLE DUE BIMBE.

Riportiamo integralmente la parte iniziale di questo articolo:

“Si sa per cosa è morta, mala- ria, ma non ancora in che modo sia avvenuto il contagio. Passano le ore, ma la vicenda della piccola Sofia Zago, la bimba trentina di quattro an- ni che ha smesso di respirare lunedì agli Spedali Civili di Brescia dove era stata trasferita d’urgenza sabato, rischia di diventare un caso classificato dagli esperti come «criptico», irrisolto.”

Ora, purtroppo, il caso è stato chiarito, almeno sotto il profilo puramente diagnostico:

DECESSO CAUSATO DA MALARIA, INDOTTA DA PLASMODIUM FALCIPARUM

Giunti a questo punto, abbiamo sentito il dovere di riprodurre integralmente l’articolo che ALDO PASTORE avevo scritto su questo argomento, in data diciannove aprile due mila sette così intitolato

È POSSIBILE VINCERE LA MALARIA?

 

E’ fuori tempo e fuori luogo parlare, oggi, di Malaria?

 Ad una prima ed immediata valutazione, verrebbe spontaneo rispondere affermativamente, perché, in Italia, questa malattia è stata, di fatto, sradicata durante il secondo dopoguerra e gli ammalati di malaria rappresentano, soltanto, un pallido ricordo della mia prima infanzia.

Ma, se esaminiamo, con maggior profondità, l’ argomento, ci accorgiamo che la situazione non è così felice come comunemente si crede.

– Infatti, in Italia, abbiamo, tuttora, una media annua di soggetti colpiti da malaria, oscillante tra i 700 ed i mille casi; si tratta, quasi sempre, di Malaria da Importazione, causata dal Plasmodium Falciparum, di provenienza africana.
Va, inoltre, doverosamente ricordato che i ritardi, nella Diagnosi o nel Ricovero, sono all’ origine delle morti: nel 1999-2000 si sono registrate 7 vittime su 2060 casi.

– Tuttavia, l’argomento diventa tragico, allorquando andiamo ad esaminare la situazione a livello planetario.
La malaria è, infatti, malattia endemica in tutta l’Africa Sub-sahariana, nell’ Asia Meridionale (soprattutto: Vietnam e Sri Lanka) ed in gran parte dell’ America Latina (Brasile, in particolare); da un attento e rigoroso studio, condotto da Eugenia Tognotti (docente all’ Università di Sassari) emerge che questo morbo uccide, ogni anno, circa un milione e mezzo di persone e ne fa ammalare circa 500 milioni; la maggioranza dei morti è data dai bambini al di sotto dei cinque anni; i più piccoli  e le donne gravide, infatti, sono particolarmente vulnerabili ed oppongono minore resistenza al Plasmodium Falciparum.


– Questo protozoo si sviluppa in due fasi: la prima, all’interno dell’ organismo della zanzara, la seconda (previa trasmissione da parte della puntura della zanzara stessa) nell’ essere umano, ove il parassita attacca prima il  fegato e, poi, i globuli rossi, distruggendo l’ emoglobina, con conseguenti: grave anemia, insufficienza renale, ulcerazioni nell’ intestino, danni cerebrali.
Tuttavia, nella genesi della malattia malarica, oltre all’ agente protozoico diretto, rivestono un’ enorme importanza i fattori climatici (quali: la temperatura ambientale, il grado di umidità e l’intensità delle piogge); da questi fattori dipendono, infatti, la sopravvivenza e la moltiplicazione dei vettori della malattia, vale a dire delle Zanzare Femmine del genere Anopheles ed, inoltre, il completamento (all’interno dell’ organismo delle zanzare stesse) del ciclo vitale dei Plasmodi. Non a caso, questa terribile malattia porta, il nome italiano di MAL – ARIA, corrispondente all’ antica teoria eziologica, che collegava la malattia alla CATTIVA ARIA e, cioè, ai miasmi delle acque stagnanti.
Va rilevato, inoltre, che una tessera importante nell’ insediamento e nella diffusione dell’ infezione anofelica è data dalle alterazioni degli equilibri ambientali, verificatesi in molte zone del Pianeta; in Africa, ad esempio, la deforestazione e la desalinizzazione delle aree costiere, l’ eccessiva diffusione dell’ agricoltura irrigua favoriscono l’ insediamento delle Anopheles, il cui ambiente larvale è rappresentato, appunto da raccolte d’ acqua soleggiate, create dall’ attività umana; allo stesso modo, in altre regioni del Mondo, il continuo sviluppo di dighe e di opere fluviali hanno provocato e provocano tuttora una diffusione anomala della malattia.

– Ci troviamo di fronte, quindi, ad una problematica molto complessa (anche se razionalmente conosciuta), che lascia prevedere, purtroppo, un’ ulteriore evoluzione negativa di questo morbo. Tutto questo potrà apparire molto strano alla pubblica opinione, per la semplice ragione che, attualmente, conosciamo tutto o quasi della malaria; tuttavia, ad un Secolo esatto dal Nobel, assegnato nel 1907 a Charles Louis Alphonse Laveran (medico militare francese) per la sua scoperta del plasmodio della malaria nel sangue umano, questa malattia sembra sfidare la scienza e smentire l’ ottimistica previsione dello zoologo italiano Giovan Battista Grassi, il quale, scoperto il ruolo della zanzara anofele al tramonto del XIX secolo, aveva previsto una vicinissima sconfitta della malaria, definita ” un colosso dai piedi d’ argilla”.


– In che cosa  consiste, dunque, l’ attuale, sopraccitata  problematica, che impedisce di affrontare, con maggior efficacia, la lotta contro la malaria?
Posso affermare, in proposito, che esistono tre ORDINI DI PROBLEMI:

  • La Questione Ambientale 
  • La possibilità (o meno) da parte della Scienza e, più in generale, di tutti i popoli della Terra di condurre un’efficace e razionale battaglia contro il Plasmodio.
  • L’ esigenza di contrastare, con nuove metodiche, la lotta contro le Zanzare Anopheles.

– Per quanto concerne il Primo Punto, desidero, ancora una volta, evidenziare quanto da me già scritto in ” Scienza e Utopia” (pag.95 e seguenti):

“L’ eccessiva diffusione, in alcune zone dell’Africa, della cosiddetta ” Rivoluzione Verde” (con conseguente, massiccio e dispersivo utilizzo del “bene acqua”) ha condotto a modalità di utilizzo delle risorse naturali, che si sono rivelate, dopo un periodo di apparente positività, deleterie per l’uomo e per l’ ambiente, diventando l’ esempio più vistoso ed eclatante di  che cosa si debba intendere con la dizione SVILUPPO NON SOSTENIBILE.

L’ esperienza di questi ultimi anni insegna che non è sufficiente l’espansione territoriale agricola per sollevare l’economia di molti ” Paesi sottosviluppati”  e  per combattere la fame sempre più incalzante e, con essa, le malattie endemiche.

Accanto al fattore quantitativo occorre, infatti, prevedere interventi che mirino al ricupero della qualità del territorio, nello spirito Hegeliano di un rinnovo della prestabilita armonia tra uomo e natura e di un conseguente rispetto di tutte le risorse territoriali.”

Dunque: la lotta contro la diffusione malarica deve passare necessariamente attraverso la strada del riequilibrio ambientale e del razionale utilizzo delle risorse naturali esistenti (in particolare: di quelle idriche).

– La battaglia contro il Plasmodium Falciparum sta diventando difficile, perchè questi particolari protozoi sono diventati resistenti a quasi tutti i farmaci, sino ad ora impiegati.
In particolare, è in costante aumento nell’ Africa Sud-Orientale la resistenza alla CLOROCHINA, l’antimalarico meno costoso e più diffuso. 
Sembra ricca di promesse l’innovativa strada aperta dalle terapie a base di ARTEMISINA (nome di un farmaco estratto dalla corteccia di un albero, chiamato, in Cina QINGHAOSU), mentre continua la ricerca sui vaccini, aiutata dalle ricerche condotte sul completamento genomico del Plasmodio.

Dunque: anche in questo settore, se vogliamo vedere il futuro sotto una luce ottimistica, l’intera umanità deve investire uomini e risorse nella ricerca scientifica e farmacologica, non dimenticando, tuttavia, che, nei Paesi  ove la malaria è endemica, mancano le risorse finanziarie per l’ acquisto dei nuovi farmaci; ancora una volta, come già segnalato a proposito del DRAMMA AIDS, ” assistiamo alla tragedia della morte di centinaia di migliaia di bambini, ogni anno, perchè non siamo stati capaci di trovare le risorse necessarie per un’ assistenza sanitaria adeguata”. 

– Infine, per quanto si riferisce alla lotta contro le zanzare Anopheles, occorre doverosamente evidenziare che stiamo, attualmente, assistendo all’ aumento della loro resistenza ai numerosi insetticidi impiegati.
Non a caso, nel settembre 2006, l’ Organizzazione Mondiale della Sanità ha emanato una Direttiva, attraverso la quale, viene raccomandato il ripristino dell’ uso del DDT.
In proposito, il Dottor Arata Kochi (responsabile del programma anti-malaria dell’ ONU) ha dichiarato che il DDT è lo strumento più attivo per sterminare le zanzare, portatrici della malattia, giungendo ad affermare che questo insetticida, se impiegato a piccole dosi all’ interno delle mura domestiche, non presenta particolari rischi per la salute dell’ uomo. 
Ovviamente, le reazioni a queste dichiarazioni da parte di numerosi scienziati (a partire dal Dottor Allan Shapira, considerato il maggior esperto mondiale in fatto di malaria) sono state immediate e decise, giungendo all’ affermazione che ” raccomandare l’ uso, su vasta scala, di insetticidi è stato uno schiaffo in faccia a tutte le ricerche e pubblicazioni scientifiche.


In effetti, desidero ricordare che, addirittura nel 1962, è stato pubblicato un libro (da parte della biologa Rachel Carson) intitolato “Silent Spring” (Primavera Silenziosa); secondo l’Autrice, il DDT non uccide soltanto gli insetti, ma provoca, addirittura, un’ ecatombe ecologica. La sostanza, inoltre, ha spiccate proprietà idrorepellenti (ovvero, non viene asportata dal lavaggio con acqua) e presenta una particolare affinità con i tessuti organici, in particolare quelli adiposi. Una volta introdotta nella catena alimentare, se ne trovano tracce per intere generazioni, sia nelle popolazioni animali che umane. 
Sono stati, inoltre, pubblicati numerosi studi che hanno evidenziato le proprietà cancerogene di questo prodotto, impiegato in vasta scala.
Personalmente, ritengo che il ripristino dell’uso del DDT non sia una strada percorribile, per tutte le considerazioni sovra esposte; non a caso, a partire dal 1972, il DDT è stato messo al bando in gran parte del mondo.

Di gran lunga più interessanti ed, anzi, degne della massima attenzione, mi sembrano, invece, le ricerche condotte da un gruppo di scienziati dell’ Istituto di Ricerca sulla Malaria presso la Johns Hopkins University (Baltimora-USA); questa  equipe ha annunciato di aver creato  in laboratorio una zanzara geneticamente modificata: uno dei suoi geni, cioè, è stato manipolato in laboratorio per renderla resistente  alla malaria e toglierle, quindi, la capacità di fungere da veicolo dell’ infezione. 
Eugenia Tognotti, in un suo pregevole articolo giornalistico (“La Stampa” del 21 Marzo 2007), ha messo in rilievo che:

” le zanzare resistenti alla malaria sono più forti di quelle naturali, vivono di più, depongono più uova e, nel giro di nove generazioni, risultano vittoriose nella lotta per la sopravvivenza.
Fatte le dovute “prove”, le zanzare transgeniche create in laboratorio, rese malaria-resistenti e prive, quindi della capacità di fungere da veicolo del parassita, potrebbero sostituire le popolazioni di zanzare vettrici, in modo da interrompere il micidiale meccanismo di trasmissione del plasmodio. 
Tutto questo con tecniche di laboratorio relativamente poco costose.” 

Possiamo, quindi, sconfiggere definitivamente la malaria, attraverso la creazione di una ZANZARA GENETICAMENTE MODIFICATA?

Ne consegue, allora, che l’argomento degli OGM va affrontato con la dovuta serietà e senza pregiudizi o tabù mentali; è quello che cercherò di fare nel prossimo articolo.  

ALDO PASTORE                                                      12 Aprile 2007   

 

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