DIFETTO DI RAPPRESENTANZA (NOT IN MY NAME)

Se devo essere sincero, il sentimento che ogni giorno di più mi pervade è la paura. Cos’altro dovrei provare al leggere il tam tam di notizie di armamenti sempre più sofisticati e devastanti che Russia e USA stanno mettendo in bella mostra in puro stile terroristico? Cos’altro dovrei provare al vedere i politici nostrani e americani alzare drammaticamente i toni, esacerbare giorno dopo giorno le sanzioni, tagliando ogni possibilità di soluzione concordata, percorrere a tutta velocità la strada verso lo scontro aperto, di tutti contro la Russia, che, accerchiata, potrebbe esser forzata a ricorrere, come extrema ratio, al suo immenso arsenale nucleare (e ne basterebbe un’infima frazione per annientarci tutti)?

“Il Paradiso è il posto dove non succede mai niente.” Anche qui in Terra abbiamo luoghi simili: i due rami del parlamento italiano. Servono solo a ratificare decisioni prese altrove

Palazzo Madama, sede del Senato. Molto giovevole ai senatori; assai meno ai cittadini, che pure ne pagano le laute spese. Inviare armi all’Ucraina? Non si decide qui, bensì a Palazzo Chigi, sede di un Governo che si è mangiato il parlamento. Che gli italiani siano contrari non scalfisce la granitica posizione marziale di un primo ministro eletto da Washington, id est dai mercati

“Quando si tratta di sanzionare la Russia, l’Unione Europea è bravissima a spararsi nei piedi.” Comincia così un articolo de Il Giornale del 5 /05/2022, e non posso che concordare.
Passi per Biden, che deve farsi perdonare una presidenza a scartamento ridotto e tuona in stile hitleriano contro i nuovi demoni, russi anziché ebrei, per darsi un fiero cipiglio; ma non perdono, anzi condanno senza riserve l’ardore bellicoso di chi s’è insediato a Palazzo Chigi, al solito senza chiederci il permesso, dove pontifica come se rappresentasse davvero il popolo italiano. Popolo che, a quanto si apprende dai sondaggi, e come da sua innata indole, non ha nessuna voglia di andarsi ad impelagare in un conflitto, dove avrebbe soltanto da perdere. Ci siamo già dissanguati in due guerre micidiali, vogliamo fare il tris? Stiamo già pagando di tasca nostra i “danni collaterali” di questa guerra, che danneggia soprattutto l’Italia; quindi mi chiedo a nome di chi il grande tecnocrate bancario vola negli USA a farsi dare la lista della spesa per poi tornare in Italia e riferirci, saltando a piè pari il parlamento (uso la minuscola perché è “democraticamente esautorato”), quante armi di offesa dobbiamo consegnare agli ucraini perché ammazzino e si facciano ammazzare “per difenderci”?

Che peccato! Adesso che abbiamo fatto fuoco e fiamma per abbattere una ciminiera ed eliminare il carbone, il Governo fa marcia indietro e lo riautorizza. Per boicottare la Russia questo ed altro

Draghi, pur di rinunciare a gas e petrolio russi e assecondare “l’alleato atlantico”, è disposto a stravolgere l’attuale assetto energetico, dicendo sì a inceneritori, a centrali a carbone, a de-gassificatori per compensare, in minima misura, gli aumenti di bollette di gas e luce e i prezzi alla pompa, col conseguente fallimento a catena di intere filiere produttive.
Tutto questo, a nostro nome? A quale fine? Di schierarsi incondizionatamente dalla parte di un belligerante, l’Ucraina, investita da un improvviso amore sviscerato per e da parte di tutto l’Occidente. Quello stesso Occidente che si è girato dall’altra parte in tanti altri conflitti o genocidi, soltanto perché a commetterli era il nostro padrone oltre-atlantico: un padrone che commina sanzioni quando gli tornano utili, ma non ne è mai stato oggetto. Perché, quale Stato è mai nella posizione di decretare sanzioni alla più grande potenza finanziaria e militare del mondo, che tratta come una sua colonia? Dove hanno sede le agenzie di rating che danno voti anche agli Stati, spesso con gli stessi effetti di sanzioni?
L’Ucraina è più vicina di altre realtà. Ma non più vicina di altre insensate azioni militari a cui abbiamo offerto supporto: in particolare Iraq e Libia, dove i fatti hanno chiaramente dimostrato che altri avevano da guadagnare e noi, al solito, solo da perdere.

Forse qualcuno dirà che ho appena fatto l’equivalente di chiacchiere da bar, avendo espresso pareri simili alla maggioranza dei cittadini. D’altronde, meglio le chiacchiere da bar che quelle a 100 decibel di tanti, troppi talk show

Sfido chiunque ad indicare un cambio di paradigma nel quale l’Italia non ci abbia solo perso. A cominciare dal Trattato di Maastricht e il successivo ingresso nell’euro. Per non dire della globalizzazione, che a noi ha solo portato delocalizzazioni di aziende verso Est, disoccupazione, fallimenti di quelle attività non sufficientemente grandi da potersi proteggere dalla facile e sleale concorrenza di nazioni senza o con ridicole norme sindacali e ambientali, arrembaggi, in senso contrario al trasloco estero di nostre aziende, di migranti non già in fuga da guerre, bensì richiamati in Italia dalla sua fama di avere frontiere aperte e di trattare chiunque le valichi illegalmente meglio degli italiani stessi.
Cambiamenti così drastici e incisivi sulla nostra vita sono sempre passati sulle nostre teste, in sordina, in chiaro difetto di rappresentanza.
[Inciso: l’art. 182 del cpc regola tale difetto, ad es. nella procura con cui il cliente autorizza l’avvocato a rappresentarlo in giudizio. Anche il nostro voto ad un partito o ad un suo candidato è una procura a rappresentarci in Parlamento, ma viene considerato dagli eletti come una delega in bianco].
Di fronte ad un governo a guida americana, quasi fossimo ancora nell’immediato dopoguerra, ce ne sarebbe abbastanza per un’insurrezione popolare; ma non sappiamo più fare nemmeno quelle, e anzi continuiamo persino a votare questi politici “per procura”. Da noi la democrazia è soltanto una foglia di fico per dire che siamo liberi di esprimere le nostre opinioni e poi vederle totalmente ignorate o irrise, se non collimano con quanto vogliono gli usurpatori al governo. Draghi ci sta portando verso una guerra che gli italiani non vogliono: una guerra tra USA e Russia con l’Europa a fare, ancora una volta, da campo di battaglia. E chi dissente, come l’Ungheria, viene bollato come la pecora nera, tanto da spingere l’UE a riconsiderare il principio dell’unanimità nelle decisioni collegiali, come quella, in via di approvazione, di cessare ogni approvvigionamento di petrolio russo, con la solitaria opposizione dell’Ungheria.

Uno scenario sconcertante di come potrebbe modificarsi l’immenso territorio asiatico in caso di sconfitta russa. Si noti in particolare l’estrema parte orientale russa che andrebbe ad aggiungersi all’Alaska, allargando così in Asia il territorio americano. Per ora sono solo illazioni, ma il ritiro di droni cinesi [VEDI] dall’intero teatro di guerra è un segnale di dove tira il vento a Pechino

FdI, unico partito, almeno sulla carta, all’opposizione, ha perso l’occasione della fornitura di armi all’Ucraina per distanziarsi dalla posizione governativa. La Meloni giustifica questo atteggiamento con il timore che, qualora l’Ucraina perdesse la guerra con la Russia, l’Europa finirebbe nell’orbita cinese. E se invece fosse la Russia a perdere la guerra, ammesso che arrivi a tanto, senza ricorrere prima all’arma atomica, il panorama sarebbe tanto migliore? Già circolano inquietanti notizie [VEDI] su una Cina meno propensa a fiancheggiare la Russia, e addirittura in combutta con gli USA per spartirsene le spoglie, in una riedizione della Conferenza di Yalta del febbraio 1945, quando i tre principali vincitori si riunirono per spartirsi i territori dei (prossimi) vinti.

Un grande Gigi Proietti recita Trilussa,  dicendo verità che tutti pensiamo, ma solo come satira si possono esprimere pubblicamente

Stiamo assistendo da mesi, impotenti, alla deriva del nostro Paese sotto la guida sia di persone auto-insediatesi ai vertici del potere, sia di altre, elette a furor di popolo e poi alleatesi agli usurpatori per squallidi interessi personali, disposte ad ingoiare qualsiasi rospo, a non rappresentare chi li ha votati, in nome di una poltrona oggi e di una ricca pensione domani.
Si vocifera di elezioni in autunno, per incompatibilità ambientale e dissensi sull’invio di armi all’Ucraina tra Draghi & C e il M5S di Conte. Ma qualcuno ancora ci crede?
Marco Giacinto Pellifroni     8 maggio 2022

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