D’Alema, una caduta in picchiata: tra corruzione internazionale e furbi querelanti

“Il politico italiano Massimo D’Alema si trova al centro di un’indagine per corruzione internazionale, mentre i suoi vecchi trascorsi come querelante furbo vengono ricordati. La sua figura si staglia come un simbolo della crisi della sinistra italiana.”

Prefumo e D’Alema

Massimo D’Alema, una volta Presidente del Consiglio dei ministri italiano e figura di spicco nel panorama politico, giornalistico e letterario, si trova attualmente al centro di un’indagine per corruzione internazionale aggravata. Questa notizia, che ha fatto scalpore in questi giorni, riguarda D’Alema insieme ad altre sette persone, accusate di aver commesso il reato con l’aiuto di un gruppo criminale organizzato attivo in diversi Stati.
Le accuse portano alla luce una presunta corruzione legata alla vendita di aerei e navi da parte di società italiane, coinvolgendo anche aziende di proprietà pubblica come Leonardo e Fincantieri. Si parla di un giro di 40 milioni di euro, destinati a presunte agevolazioni per l’ottenimento di una commissione miliardaria. Questi fatti, se dimostrati, potrebbero comportare pene severe e sollevare anche implicazioni politiche e morali.
È importante ricordare che tutti i cittadini godono della presunzione di innocenza fino a prova contraria, un principio spesso dimenticato dai mezzi di comunicazione. Tuttavia, è interessante riflettere su come una notizia del genere verrebbe trattata se coinvolgesse un politico diverso. La copertura mediatica sarebbe altrettanto discreta? Le accuse sollevate susciterebbero reazioni inquietanti e gravi? Abbiamo assistito a casi in cui personaggi pubblici sono stati oggetto di linciaggi televisivi e giornalistici senza che ci fossero prove concrete o addirittura reati.
È lecito chiedersi se leggeremo intercettazioni private del sig. D’Alema, se saranno pubblicati i suoi conti correnti o se avremo accesso alle sue e-mail personali. È importante sottolineare che D’Alema non ricopre più cariche politiche elettive; pertanto, non potrebbe fare affidamento sulle garanzie costituzionali. Tuttavia, mentre abbiamo assistito alla pubblicazione di ogni tipo di corrispondenza di politici a caso, è improbabile che informazioni e documenti privati di D’Alema vengano diffusi pubblicamente.

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Questo caso ci offre l’opportunità di riflettere sulla faziosità dei media italiani e di alcune procure. Si utilizzano metodi e criteri con estrema disinvoltura. Avete mai visto immagini delle perquisizioni effettuate a casa di Massimo D’Alema? Immaginatevi cosa sarebbe successo se fosse accaduto a un altro politico. Avete mai visto trasmissioni televisive o grandi articoli che infangano l’immagine e la reputazione di D’Alema? No, non accadrà. E perché? Perché, come sottolineato prima, la faziosità dei mass media e alcune procure italiane è evidente. Mentre per altri politici, anche in assenza di reati o con prove meno consistenti, si assiste a veri e propri linciaggi mediatici, nel caso di D’Alema si adotta un atteggiamento diverso.
Ma torniamo al passato, quando D’Alema era al potere come Presidente del Consiglio dei ministri. In quegli anni, il noto vignettista Forattini pubblicò una vignetta satirica sull’affare Mitrokin, un caso delicato e controverso. D’Alema, senza affrontare la satira con il giusto spirito di autoironia, decise di querelare direttamente Forattini, chiedendo un risarcimento di tre miliardi di lire. Quella querela segnò una svolta nella carriera di Forattini, che si allontanò da La Repubblica e passò al quotidiano La Stampa, grazie a un ricchissimo contratto offertogli dall’Avvocato.
La vicenda della querela di D’Alema contro Forattini dimostra la sua fragilità nell’affrontare la satira politica e la libertà di espressione. Mentre molti politici hanno imparato a sorridere di fronte alle vignette e a prendere in giro se stessi, D’Alema ha dimostrato una grande sensibilità e scarsa capacità di autoironia. Non è un caso che l’episodio abbia causato una rottura tra Forattini e il giornale per cui lavorava.
Ma ora, con le attuali indagini per corruzione internazionale aggravata, D’Alema si trova di fronte a una situazione molto più seria e imbarazzante. Queste indagini coinvolgono otto persone, tra cui l’ex Presidente del Consiglio, e riguardano presunte tangenti legate alla vendita di armamenti alla Colombia. Si parla non di bazzecole ma di una parte dei 40 milioni di euro promessi per agevolazioni nella conclusione di un accordo miliardario.
È importante sottolineare che la presunzione di innocenza vale per tutti, compreso D’Alema. Tuttavia, è inevitabile notare la differenza di trattamento rispetto ad altri politici in situazioni simili. Mentre per alcuni si scatenano campagne mediatiche senza rispetto per la presunzione di innocenza, nel caso di D’Alema si assiste a un silenzio ossequioso e a una mancanza di interesse da parte dei media.
Questa disparità di trattamento evidenzia ancora una volta la faziosità dei mass media e delle procure italiane. Mentre alcuni politici vengono esposti a intercettazioni private, pubblicazione di conti correnti e divulgazione di e-mail personali, D’Alema sembra essere immune da tali intrusioni nella sua privacy.
La situazione mette in luce la mancanza di una giusta e imparziale applicazione delle regole in uno Stato in cui esse dovrebbero valere per tutti, indipendentemente dal colore politico. L’influenza negativa e l’enfatizzazione della brutta figura di D’Alema si ripercuotono però sulla già fragile situazione della sinistra italiana. La sinistra è in crisi da diversi anni, divisa internamente e incapace di presentare un’alternativa credibile al panorama politico attuale.

Il presunto coinvolgimento di D’Alema in scandali di corruzione internazionale aggravata non solo danneggia la sua immagine personale, ma getta un’ombra sulle già fragili speranze della sinistra italiana di riconquistare consensi e fiducia da parte dell’elettorato. La popolazione italiana si stanca sempre di più della corruzione e degli scandali che coinvolgono i politici, e l’eventuale coinvolgimento di una figura di spicco come D’Alema non fa che alimentare il discredito nei confronti della politica in generale.
Inoltre, la sinistra italiana è divisa su molte questioni fondamentali, come l’Europa, l’immigrazione e l’economia. L’emergere di scandali di corruzione all’interno delle sue stesse fila non fa che accentuare le divisioni interne e indebolire ulteriormente la credibilità e l’unità del movimento. Molti elettori di sinistra potrebbero sentirsi delusi e traditi di fronte a questi episodi, rendendo ancora più difficile per la sinistra ricostruire una base solida e riconquistare consensi.
La crisi della sinistra italiana ha già portato a un aumento del sostegno verso movimenti populisti e anti-establishment, che si sono presentati come alternativa alle élite politiche tradizionali. La presenza di scandali di corruzione all’interno della sinistra non fa che alimentare questo crescente malcontento e spinge ancora più persone verso posizioni politiche radicali e anti-sistema.
In definitiva, l’influenza negativa e l’enfatizzazione della brutta figura di D’Alema in mezzo alla crisi della sinistra italiana danneggiano non solo la sua immagine personale, ma anche le speranze di rigenerazione e di riconquista di consensi della sinistra stessa. È necessario un serio lavoro di riflessione e di rinnovamento all’interno del movimento di sinistra per superare questa crisi e riprendere un percorso di costruzione di un’alternativa credibile per il futuro politico del paese.

Antonio Rossello

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