Da Capaci a via D’Amelio. Un superstite racconta la strage.

Ospedale Civico di Palermo, il giudice Paolo Borsellino abbraccia per l’ultima volta il collega Giovanni Falcone, morente..
E’ Il 23 maggio 1992.
Dopo  Capaci, Borsellino diventa per l’opinione pubblica l’erede naturale del giudice Falcone nella lotta contro la Mafia. Non era difficile ipotizzare che per Cosa Nostra  sarebbe stato il  prossimo nemico da abbattere.
Via D’Amelio , 19 luglio dello stesso anno.
Borsellino muore insieme  agli agenti della scorta. L’agenda rossa sulla quale appuntava ogni dettaglio scoperto dopo la morte di Falcone,  tra cui probabilmente le rivelazioni del pentito Gaspare Mutolo sulle infiltrazioni mafiose negli apparati dello Stato,  sparisce dal luogo dell’attentato e non viene più ritrovata.
A Trapani il giudice Borsellino era stato audito, per l’ultima volta il 24 settembre 1991,  dalla Commissione parlamentare antimafia durante X legislatura in  qualità di Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Marsala..
L’estremo rigore morale e professionale del giudice,   la sua indipendenza e professionalità, la profonda lealtà nei confronti dei suoi colleghi, vengono dimostrate.
L’audizione era relativa  principalmente all’annosa questione  della raccolta, della valutazione e della pubblicazione., indebita,  delle dichiarazioni rese dal collaboratore Rosario Spatola. Che suscitò profondo scoramento in Paolo Borsellino. Per quanto concerne il regime dell’atto, lo stesso è stato declassificato e pubblicato in occasione della seduta della Commissione parlamentare antimafia del 21 febbraio 2018 , durante la XVII legislatura.

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“Il 19 luglio per me è tutti i giorni, ma lo deve essere per tutti perché il sacrificio di chi ha lavorato per la nostra terra non deve essere dimenticato”.  Chi parla è Antonino Vullo, l’unico superstite della strage di via D’Amelio. Mentre i cinque agenti della scorta,  Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, tutti componenti della Scorta del Quarto Savona 21, persero la vita insieme al Giudice .

Il superstite racconta che  in via d’Amelio ci va da solo anche durante l’anno. “Ci vado perché ancora il ricordo di quel giorno rimbomba nella mia mente”.
Gli anni , ormai 31,  non sono pochi per ricostruire e dare un nome “alle menti raffinatissime che hanno organizzato tutto questo”. Riprende le parole di Giovanni Falcone,  ucciso 57 giorni prima di Borsellino, perché tanti misteri aleggiano dietro a quella stagione di tritolo, morte e lacrime.
A   trentun anni  dalla strage Vullo  è  presente alla deposizione delle corone d’alloro ai caduti e poi andrà, come ogni anno,   nella strada della strage: “Ancora oggi non mi abbandona l’immagine di quando gli agenti mi hanno bloccato la prima volta, mentre cercavo di raggiungere i miei colleghi, e sotto il mio piede ho trovato quello di Claudio Traina che fino a qualche istante prima era seduto in macchina accanto a me. Poi mi bloccarono una seconda volta. Era tutto nero”.
Quindi il risveglio in ospedale e l’inizio di una nuova vita, anche se non è stato semplice, per lui che, asserisce, lo rifarebbe  ,  perché ha avuto la possibilità di lavorare con il giudice Paolo Borsellino, “un magistrato che meritava tantissimo e si poteva fare tantissimo, ma lo Stato di quel momento non ha voluto”.
Vullo e Luciano Traina, il fratello di Claudio, che era tra gli agenti che hanno catturato Giovanni Brusca, girano insieme per le scuole raccontando la stagione sanguinaria del ’92.
Lo fanno con senso di responsabilità perché la memoria di quegli anni bui della Sicilia non venga cancellata, insieme alla speranza di fare piena luce.
Il Presidente del Consiglio ricorda Falcone e Borsellino: “Due martiri”
Alla vigilia dell’anniversario della strage di via D’Amelio, il Premier  ha commemorato a Bruxelles i magistrati uccisi. Mercoledì è  a Palermo per presiedere il Comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza in prefettura dove  è previsto  l’incontro,  tra gli altri,  con il prefetto  Maria Teresa Cucinotta e il procuratore Maurizio De Lucia, nel segno del contrasto alla mafia.
Nessuna  partecipazione alla tradizionale fiaccolata, fissata in serata, alla quale non era mai mancata .  Ufficialmente  la sua assenza è giustificata  da  motivi di sicurezza. Anche se i soliti noti accusano il Premier di non  volere  accettare  contestazioni.
Commemorazione  delle vittime della strage di via D’Amelio.
Alle 8.45 deposizione di  una corona d’alloro alla lapide in ricordo dei caduti all’interno dell’Ufficio Scorte della caserma “Lungaro”, alla presenza anche del ministro dell’Interno Matteo Piantesodi e del capo della polizia Vittorio Pisani.
Poi la  visita  al cimitero di Santa Maria di Gesù e nella chiesa di San Domenico, dove sono sepolti, rispettivamente, i giudici Paolo Borsellino e Giovanni Falcone.
“Mercoledì è il 19 luglio, in Italia è una data simbolica”, ricorda il presidente del Consiglio, nel suo intervento alla sessione plenaria del vertice Ue-Celac. “Il 19 luglio di 31 anni fa la mafia uccide il giudice Paolo Borsellino, che insieme al giudice Giovanni Falcone aveva intentato il più grande processo contro la mafia mai esistito in Italia”.
“Sono stati due martiri della lotta alla mafia e sono anche due dei principali attori ai quali noi dobbiamo gran parte di quello che sappiamo nella lotta contro il crimine organizzato, sono stati loro ad averci insegnato quanto fosse importante combattere la mafia, combattere il crimine organizzato, anche lavorando fuori dai propri confini nazionali, con organizzazioni criminali che erano sempre più potenti e che non riguardavano più solamente le nostre società”.
“È la ragione per la quale 23 anni fa le Nazioni unite hanno, proprio a Palermo nella città di Falcone e Borsellino, avviato quella che noi conosciamo come convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale – ha aggiunto il premier – e credo che questo sia un altro elemento fondamentale della nostra cooperazione, qualcosa su cui possiamo continuare a lavorare insieme perchè l’Italia è riconosciuta per essere una delle Nazioni che hanno il know-how maggiore, ma i risultati migliori in questa cooperazione li abbiamo ottenuti proprio con i partner dell’America Latina”.

Carla Ceretelli

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