CONI: Benvenuti nel regno dei Giovani Leoni… ultrassettantenni

Lo sport italiano, si sa, ama le sfide. C’è chi si lancia con il paracadute, chi nuota controcorrente e chi, come il nuovo presidente del CONI Luciano Buonfiglio, sfida apertamente l’anagrafe. Settantaquattro primavere, venti anni passati a governare la Federazione Canoa come un Ducetto degli argini, e ora finalmente la consacrazione: la poltrona più ambita di tutto lo sport nazionale.

Altro che rinnovamento. Altro che svecchiamento. D’altronde, da Franco Carraro in giù, la parola d’ordine al Foro Italico sembra essere sempre la stessa: “largo ai giovani… ma solo quelli nati entro il 1950.”

Che poi, il povero Buonfiglio, per sembrare il volto fresco del cambiamento, è dovuto passare sopra al cadavere politico del suo sfidante Luca Pancalli, che già si sentiva investito di un’aura quasi mistica. Ma niente da fare: in Italia, per scalare i vertici dello sport, bisogna avere almeno due requisiti fondamentali.

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  1. Essere ex atleti olimpici di quando ancora si gareggiava in bianco e nero.

  2. Aver accumulato più decenni di poltrone che di medaglie.

E così la grande rivoluzione del dopo-Malagò si è tradotta nella scelta del “Malagò con qualche ruga in più”. Certo, a sentire i discorsi ufficiali, Buonfiglio si proclama “animale da gara”. Peccato che la gara in questione sia il Gran Premio della Continuità, con la regia del solito club di eterni dirigenti che più che una squadra somiglia a una tavola rotonda di boiardi incanutiti.

A tenere in piedi il sipario, l’immancabile Franco Carraro, classe 1939, che quando parla di “nuove energie” probabilmente si riferisce ai sali minerali per reggere le riunioni. È lui, insieme all’onnipresente Mornati (che in confronto è un ragazzino), a garantire la tenuta del sistema: un delicato equilibrio di pacche sulle spalle, promesse di vicepresidenze e sguardi da “tu non mi tradirai… vero?”.

Settant’anni sono i nuovi cinquanta, recita lo slogan non scritto del CONI. E guai a chi si azzarda a proporre una donna giovane e competente al vertice: Diana Bianchedi, pur con due ori olimpici, è stata subito invitata a “fare un passo indietro”. Ma per non sembrare troppo retrogradi, l’hanno comunque promossa vicepresidente vicario: l’ennesima foglia di fico sul palazzo del Foro Italico, che somiglia sempre più a un elegante ospizio di lusso per ex presidenti federali.

Intanto Pancalli, sconfitto e deluso, cita Pirandello e si domanda dove fossero finiti tutti quei voti promessi. La risposta è semplice: probabilmente erano nel cassetto degli appunti di Carraro, accanto al libretto delle pensioni e ai ricordi di una carriera che resiste al tempo come un vecchio monumento di bronzo.

Bonfiglio, Malagò, Carraro

Così, mentre lo sport italiano si prepara ad affrontare sfide gigantesche – i Giochi di Milano-Cortina, il calcio in crisi nera, i fondi che mancano – l’unico vero elemento di discontinuità è l’età media del Consiglio Nazionale, che cresce di qualche mese ad ogni assemblea.

E se qualcuno si chiede se questo è il futuro, la risposta è chiara: no, è semplicemente il passato che non ha nessuna voglia di andare in pensione.

T.S.

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