COLPO DI STATO!

COLPO DI STATO!

COLPO DI STATO!

L’ultimo libro di Luciano Gallino “Colpo di Stato di banche e governi” prende a prestito dalla politologia la definizione di colpo di Stato: “La presa del potere nel colpo di Stato è per definizione l’atto di persone che al momento della sua esecuzione sono titolari di funzioni in seno all’apparato dello Stato”.


Gallino estende questo atto usurpatorio a tutti i governi della UE, Italia inclusa, con l’aggravante che, mentre in un colpo di Stato “classico” si tratta in genere di sostituzione, spesso violenta, di un re o di un capo di governo con altra persona di alto rango, nella UE si è trattato di  tradimento di massa dei vertici della politica, in combutta con i vertici banco-finanziari, nel macchinare nell’ombra azioni volte a depredare la grande maggioranza della popolazione dei diritti acquisiti grazie alle lotte dei decenni precedenti. Azioni concretatesi con il varo in sordina di leggi imposte da istituzioni estranee e non elettive: Commissione Europea, BCE, FMI (la famigerata Troika). Leggi cui i Parlamenti hanno dedicato tempo e attenzione degni di provvedimenti di scarsa rilevanza sociale, mentre colpivano il tenore di vita di intere popolazioni europee.  

In pratica, si tratta(va) di demolire nientemeno che lo Stato Sociale, conquistato nel trentennio post-bellico, addebitando ai suoi costi le ragioni della presente crisi economica, onde lasciare in ombra le sue vere cause, tutte interne alle scorribande finanziarie delle banche a partire dagli anni ’80.

 

Il colpo di Stato non si è compiuto in una singola “notte dei lunghi coltelli”, bensì attraverso il paziente lavorio, mano nella mano, di Troika e governi. Per limitarci all’Italia, il piano s’è attuato mandando al governo uomini come Prodi, Monti e Letta, fedeli esecutori degli ordini dall’alto; ma anche agendo su uomini “fuori dal giro” come Berlusconi, intimorendolo nel privato (sesso e aziende), o come Tremonti, unico ministro dell’Economia non proveniente dal mondo bancario e ostile a Bruxelles. In tal modo, con la connivenza di tutte le etichette politiche, ormai ridotte a scheletri del passato, il potere finanziario riuscì a ridurre la democrazia all’ombra di se stessa, ponendo al suo posto il mercato, anzi “i mercati” e le loro imperscrutabili esigenze.


 Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea

 

Si è trattato, bisogna ammetterlo, di un colpo di Stato magistrale, dalle conseguenze sociali devastanti, ma attuato per gradi e con la rassegnazione della gente, convinta dal martellamento dei media della sua giustezza e inevitabilità: o così o l’apocalisse. Si spiega allora come abbiano potuto succedersi, lungo corsie di emergenza e indenni da una vibrata opposizione, leggi come il MES, Meccanismo Europeo di Stabilità, del 2 febbraio 2012, e un mese dopo il Trattato di stabilità (Fiscal Compact), firmato dall’Italia ed altre 24 nazioni (Regno Unito e Repubblica ceca escluse) il 2 marzo 2012. Entrambi naturalmente sopra la testa delle loro vittime: i cittadini europei. (In precedenza, l’UE s’era prodigata per convincere i governi a sottoscrivere, nel 1992, il Trattato di Maastricht, primo cappio al collo per giungere trionfalmente alla moneta unica 10 anni dopo).

Barroso-Van Rompuy: il gatto e la volpe 

Entrambe queste leggi sono chiari attentati alla sovranità degli Stati e alla democrazia, svuotando i Parlamenti di ogni autonomia legislativa. La loro portata sulla vita dei cittadini è senza precedenti, eppure i media ne hanno parlato in toni minimali, quando pure ne hanno parlato: il MES è in pratica una nuova banca sovranazionale, che concede aiuti agli Stati in difficoltà a condizioni durissime, simili, per intenderci, a quelle concesse alle nazioni del Terzo Mondo per usurparne la sovranità tramite il giogo finanziario (pratiche in cui FMI e Banca Mondiale si sono distinti nell’ultimo mezzo secolo). Al fondo MES di 500 miliardi, da innalzare in seguito a 700, l’Italia contribuisce con 125,4 miliardi in 5 rate annuali: un dissanguamento, mentre taglia col machete spese per sanità, istruzione, pensioni, servizi pubblici. La Grecia ha già provato cosa significhi elemosinare fondi MES, subendone le brucianti direttive. Il Fiscal Compact, dal canto suo, prevede il pareggio di bilancio pubblico, da inserire facoltativamente in Costituzione (cosa che l’Italia ha fatto con inusitata celerità), quindi non sarà più tollerato neppure l’attuale deficit/PIL del 3% (eppure, pochi sanno che l’Italia è già in pareggio di bilancio, se non fosse per il macigno degli interessi sul debito pubblico, ossia del gravame di 100 miliardi l’anno, che non ci sarebbero se potesse stampare moneta di Stato); nonché la riduzione, in 20 anni, del rapporto debito pubblico/PIL al 60%: l’Italia si trova oggi al 135%, quindi sono previsti esborsi statali di circa 50 miliardi annui per 20 anni, quindi lo stato di recessione per un’intera generazione. Pagheranno soprattutto i giovani di oggi, anziani di domani.


Renzi-Barroso: Davide e Golia 

Il capolavoro dei burocrati di Bruxelles e di chi li dirige è stato quello di trasferire le colpe della crisi dalle banche -vere responsabili del disastro- alla spesa sociale. Un’opera di colossale disinformazione, in quanto le spese sociali sono rimaste pressoché immutate al 25% ca. del PIL. Sulla base di questa menzogna, i servili governi europei hanno messo in atto formidabili misure atte a deprimere verso la povertà milioni di cittadini innocenti, salvando i colpevoli: le banche. Un’atroce ingiustizia sociale, che graverà come un macigno sulle spalle di chi ci ha depredato colpevolizzandoci per una nostra supposta “vita allegra”; quale era ed è, invece, proprio la loro.

Chi critica la cultura neoliberista, imperante soprattutto per la sua furbesca contrapposizione alla fallita ideologia statalista, viene tacciato di “populismo”, di “utopismo”, quasi che quella liberista sia l’unica forma di governo possibile e auspicabile. È lungo questa strada che viene irriso il M5S, i cui parlamentari sono accusati di incompetenza. A parte il fatto che alcuni di essi si sono dimostrati dotati di preparazione e passione civile (una dote, quest’ultima, del tutto assente nella maggioranza dei restanti “onorevoli”), da che pulpiti partono le prediche: da politici scelti dalle segreterie di partito in base alla loro stretta osservanza delle regole neoliberiste, sia a destra che a sinistra: etichette ormai prive di senso in un generale appiattimento sui dettami di Bruxelles, sulla base di “lo vuole l’Europa”, ossia un’istituzione infiltrata da rappresentanti di grandi società finanziarie e non: insomma un ventaglio di lobby, tese al profitto anziché al bene della cittadinanza.

La storia la scrivono i vincitori; e infatti ad oggi non c’è un banchiere, sulle due sponde dell’Atlantico, che sia stato chiamato a rispondere penalmente dei suoi crimini contro l’umanità; ma non è così scontato che i vincitori saranno sempre gli stessi che oggi imperversano sulle nostre vite. Auguro loro lunga vita, in tempo per pagare il fio dell’oppressione sociale di cui si sono resi responsabili: impoverimento di massa, disoccupazione, precarietà, tagli alla sanità, alla previdenza, all’istruzione e quant’altro, riportando intere nazioni indietro di più di cent’anni.

Marco Giacinto Pellifroni                                    23 marzo 2014 

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.