Cinema: L’amore è imperfetto
RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
L’amore è imperfetto
Al cinema nel Novembre 2012
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RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
L’amore è imperfetto |
Titolo Originale: L’AMORE E’ IMPERFETTO
Regia: Francesca Muci
Interpreti: Anna Foglietta, Giulio Berruti, Camilla Filippi, Bruno Wolkowitch, Lorena Cacciatore
Durata: h 1.32
Nazionalità: Italia 2012
Genere: drammatico
Tratto dal libro “L’amore è imperfetto” di Francesca Muci
Al cinema nel Novembre 2012
Recensione di Biagio Giordano
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Luogo del film: Bari, una città vista finalmente nella sua parte più splendente, tra quartieri borghesi e il lungomare arioso incorniciato da vecchi lampioni barocchi.
Elena (un’ottima Anna Foglietta), trentacinquenne di bell’aspetto, lavora per una casa editrice, utilizzando il computer collegato in rete, e stando nel proprio appartamento. La donna viene da un passato sentimentale complesso che non è riuscita a comprendere né ad accettare fino in fondo, rimanendone condizionata nel più profondo dell’inconscio, nonostante le razionalizzazioni attuate con la sua mente.
Elena è diventata cinica, rinuncia all’amore per il sesso, senza preoccuparsi di capire cosa può provare un uomo per lei o cosa l’altro le chiede più in profondità andando quindi al di là delle convenzioni di costume ordinarie. Un giorno, uscita dallo studio di uno psicanalista cui aveva chiesto un appuntamento per una sua amica, Elena si siede all’aperto di un bar della passeggiata per fare colazione, qui conosce un uomo elegante, di mezza età, produttore discografico, di nome Ettore, che con una scusa qualsiasi, quale la consegna alla donna di una bustina di zucchero mancante nel suo tavolino, cerca di iniziare una conversazione, Elena accetta, ma proprio in quel momento il motorino della donna, regolarmente parcheggiato nelle vicinanze, viene coinvolto in un incidente, i due avvertono la rumorosa caduta del piccolo mezzo e di una moto più grossa parcheggiata al suo fianco che travolgono una ragazza: la diciottenne Adriana.
E’ un sinistro da fermo, causato da una distrazione di Adriana, che, sdraiata su entrambe le moto, si era resa protagonista di una accesa discussione sul telefonino non pensando all’equilibrio delle due moto. Elena insieme ad Ettore, corrono in soccorso della ragazza, che è rimasta leggermente ferita, e la portano al pronto soccorso. Ettore ed Elena inizieranno una relazione d’amore, ma contemporaneamente anche Adriana ed Elena daranno inizio a un vero rapporto, erotico, con coinvolgimenti che diverranno via via sempre più forti. I numerosi risvolti di gelosia cui andrà incontro Adriana, che soffre per la presenza di Ettore, anziché portare alla rottura del ménage tra lei e Elena alimenteranno una sorta di triangolo psichico-immaginifico fra i tre, arricchendo tutti i loro rapporti in gioco di esaltanti, e oscure passioni. Quest’ultime demoliranno vecchie consuetudini di costume, molto radicate, ormai obsolete cambiando la vita di Elena ed Ettore, che erano rimasti per lungo tempo, rinchiusi e delusi, nel proprio passato. Nell’alternanza nel film tra, il 2012, e il passato, il 2005, veniamo a conoscenza di alcune logiche che spiegano il complesso comportamento di Elena nel presente. Elena 7 anni prima era stata travolta, rimanendone poi psichicamente scottata, da una grande passione erotica per il giovane fotografo Marco. Dalla relazione, aveva avuto una figlia. Elena non era riuscita ad accettare la bambina perché sapeva che Marco aveva una relazione omosessuale. Sarà il fotografo a prendersi cura della figlia che non vedrà la madre per lungo tempo. Ispirato all’omonimo romanzo di successo della stessa regista, L’amore è imperfetto è un film che si lascia vedere, ma è stato stroncato impietosamente dalla critica, la quale non ha gradito il modo con cui viene sviluppata la narrazione, ritenuta fantasiosa, del tutto priva di credibilità esistenziale e mancante di quel pathos che i numerosi eventi drammatici presenti nel racconto avrebbero reso necessario.
Inoltre il film è stato ritenuto carente, sul piano più culturale, di quello spessore linguistico, fatto di immagini e parole portatrici di pensieri coinvolgenti, richiesto dalle situazioni altamente erotiche, sentimentali, esistenziali, di pensiero, contenute nelle scene. Ma in realtà in questa pellicola lo stile c’è, è un neorealismo colorato che è in grado di far scorrere bene la narrazione rendendola profonda nel significato e mai banale, solo che è uno stile non più di moda, difficile da accettare immediatamente perché straniante per gli stessi critici, in quanto ritenuto fuori dagli schemi canonici, anche i più sfumati, che riguardano il genere. E’ un raccontare filmico che, per quanto riguarda la comunicazione, appare straniante per i motivi generazionali che lo contengono, cioè il film è il riflesso, privo di mediazioni e compromessi, riguardante i modi di esprimersi e di costume, relativi alle generazioni degli anni ’80-’90. Il film si pone, quasi in presa diretta, con le forme linguistiche più spontanee di quei giovani, che a volte sono criptiche, difficili da intendere subito, ma che ad una attenta analisi lasciano intravedere valori nuovi, nonché vari atteggiamenti affettivi ben intrecciati e vincolati in pensieri positivi, che danno spessore etico al loro senso del vivere di oggi.
Questa incoraggiante opera di Francesca Muci rappresenta quindi una forma di neorealismo nuova, uno stile privo di orpelli, immerso nel benessere economico e civile di oggi, e quindi inconsciamente non accettato rispetto al neorealismo più famoso e glorioso del passato caratterizzato da sofferenze primarie e sociali che occludevano spesso ogni speranza, ogni progetto per il futuro.
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