Cinema: La strategia del ragno

La strategia del ragno

Paese Italia
Anno 1970
Formato film TV
Genere giallo storico
Durata 100 minuti
Regia Bernardo Bertolucci
Soggetto Jorge Luis Borges (racconto)
Sceneggiatura Marilù Parolini, Eduardo de Gregorio, Bernardo Bertolucci

Interpreti e personaggi
Giulio Brogi: Athos Magnani figlio / Athos Magnani padre
Alida Valli: Draifa
Pippo Campanini: Gaibazzi
Franco Giovannelli: Rasori
Tino Scotti: Costa
Allen Midgette: marinaio

Attenzione commento con spoiler

Athos Magnani, figlio e omonimo di un riconosciuto eroe antifascista del 1936 a Tara nell’Emilia, ucciso in circostanze misteriose, torna in treno, trent’anni dopo, al suo paese natio.
Farà una difficile esperienza, entrando, suo malgrado, in rapporti complicati con gli abitanti del luogo.
Tante saranno le accoglienze festose a lui riservate, ma Athos incontrerà anche forti ostilità da parte di qualcuno.
Lo scopo del suo ritorno al paese natio  riguarda sia un voler rivivere calorosamente  nell’immaginario la storia con suo padre, sia capire di più intorno alla sua morte.
Prendendo spunto da alcuni dettagli contradditori presenti nel racconto degli amici più stretti del padre, (antifascisti attivi, paesani ancora in vita), Athos finisce per scoprire una drammatica e inaspettata verità sul comportamento politico del padre e sulla sua presunta morte da eroe.
Una volta capito come si erano svolti effettivamente i fatti e i motivi che  li animavano drammaticamente, Athos rimane deluso e mortificato, ha scoperto infatti che il padre aveva tradito i compagni con cui collaborava, offrendo poi loro in cambio, una volta scoperto e pentito, di essere ucciso e passare per un eroe antifascista.
Athos decide, dopo il tributo annuale dei cittadini al padre eroe, di lasciare pensoso il paese. Alla Stazione ferroviaria accade qualcosa di straordinario per lo spettatore, quando dopo ripetuti ritardi annunciati dall’alto parlante sull’orario d’arrivo del suo treno, l’uomo scopre che sui binari arrugginiti e semicoperti dall’erba non sono più passati treni da numerosi anni.
A quel punto per lo spettatore è  come se tutto il racconto presente nel film non fosse altro che un lavoro del suo immaginario di figlio, somigliante al padre come si assomigliano due gocce d’acqua, un immaginario tormentato da dubbi ruotanti intorno alla reale identità del padre. Athos era perciò desideroso di farsi una ragione eticamente plausibile sul sospettoso comportamento del padre.
L’inconscio di Athos, divenuto soggetto altro, sembra voler fermarsi in quel paese, come per espiare un senso di colpa, lo fa mettendo in scacco il suo Io reale, concedendo spazio e tempo all’inconscio, e rendendo banali, insignificanti, irreali chissà ancora per quanto tutto le cose vissute per anni lontano dal luogo natio.
Uno dei migliori film di Bernardo Bertolucci, che rifugge da ogni banalità spettacolare per trasmettere sopratutto diversi e importanti contenuti letterari di un’epoca, quella degli anni ’30, attraversata da  passioni ideologiche e di libertà che erano ancora  chiuse nella sfera privata, difficili da intendere rispetto a quelle legate alla fine della guerra e al suo immediato periodo di ricostruzione che  verranno magistralmente raccontate dal neorealismo italiano.

Locandina tratta da Ebay che vende il film

 Biagio Giordano

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