Cinema: La grande scommessa

RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
La grande scommessa
Al cinema nel Gennaio 2016

RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO

La grande scommessa

 

 Titolo Originale: THE BIG SHORT

Regia: Adam McKay

Interpreti: Brad Pitt, Christian Bale, Ryan Gosling, Selena Gomez, Marisa Tomei, Steve Carell, Melissa Leo, John Magaro, Finn Wittrock, Karen Gillan, Max Greenfield, Jeremy Strong, Margot Robbie, Billy Magnussen, Rafe Spall,Hamish Linklater

Durata: h 2.10

Nazionalità:  USA 2016

Genere: drammatico

Al cinema nel Gennaio 2016

Recensione di Biagio Giordano

Film in sala 3 a Savona, cinema Diana

 La Grande Scommessa (titolo originale The Big Short, Il grande scoperto), è un film del 2015, diretto da Adam McKay e ambientato negli Stati Uniti. La pellicola trae ispirazione dal libro di Michael Lewis(The big short) che racconta la cinica e sorprendente impresa di un gruppo di investitori di sei persone, fuori dal coro, che sulla base di alcuni segnali negativi intravisti nell’andamento macroeconomico del mercato della finanza, scommettono materialmente su una imminente crisi mondiale del sistema finanziario, lo fanno con degli investimenti in titoli opportunamente elaborati che potranno beneficiare del futuro andamento negativo dei titoli immobiliari derivati: molto diffusi all’epoca e considerati sufficientemente sicuri.


Il film è raccontato in stile falso documentario, con documenti reali e alcune forme di intrattenimento tipicamente cinematografiche che traggono per lo più ispirazione dalle emozioni contrastate, tipo reality show, presenti nella vita quotidiana dei personaggi.
L’opera di Adam McKay si avvale di una briosa e sagace sceneggiatura, firmata  Adam McKay e Charles Randolph. Il film ha il pregio di rispolverare alcune forme non più in uso da tempo di dialogo estetico con il pubblico, vincendo le resistenze più conservatrici del mercato cinematografico: di solito dovute ai produttori. Lo fa ad esempio nell’abbondare di sottotitoli e didascalie vocali, quest’ultime sono espresse anche dagli attori stessi (come è da ricordare avviene negli anni ’50, con il protagonista di Viale del tramonto, William Holden), per cui lo spettatore percepisce  un contatto intimo: in quanto ode la voce fuori campo di una star.

L’idea di spiegare alcuni termini tecnici funziona, essa è in grado di  dare agli spettatori un primo orientamento sul significato dei numerosi e difficili termini tecnici-finanziari che costellano la narrazione, permettendone di seguire meglio l’immediato e quindi poi il senso d’insieme.
Trama. Nel 2005 il giovane e talentuoso Michael Burry, stravagante manager di un Fondo comune di investimento (Hedge  fund), si rende conto dell’estrema instabilità del mercato immobiliare statunitense, che è basato per lo più su mutui subprime, noti per essere prestiti ad alto rischio concessi prevalentemente a cattivi pagatori.
I salari dei lavoratori che non aumentano dal 2000, l’aumento progressivo del prezzo delle case da tale data, l’alta percentuale di frodi ipotecarie ormai salita al 5%, fanno prevedere secondo il trend (tendenza) del manager Burry una caduta in verticale del mercato, cosa che si dovrebbe verificare intorno agli ultimi mesi del 2007.

 
Il manager dimostra subito di essere un cinico speculatore, pensa che da tutto ciò potrebbe trarre vantaggi consistenti, e crea perciò un mercato di credit default swap, da cui l’acronimo dei famosi CDS  la cui funzione è di trasferire il rischio di credito ad altri comparti finanziari: essi sono classificati come strumenti di copertura e sono i più comuni tra i derivati creditizi. Ciò gli permette di attuare una sorta di scommessa contro il mercato immobiliare stesso, di rilievo la sintesi metaforica di tipo definitorio proposta nel film da un personaggio: “…fare un’assicurazione incendi per l’abitazione proprio nel momento in cui la casa ha preso fuoco”.  
Michael Burry è un eccentrico, forse anche un po’ nevrotico in quanto lamenta la perdita di un occhio sostituito da una protesi. Ha modi di fare insoliti ed è assai esagerato nelle espressioni verbali, nonostante esse colgano qualcosa del presente molto importante.  Questo aspetto lo porta a godere di poca credibilità tra le banche interpellate.

 
Il manager, molto sicuro di sé, non si perde d’animo.
Ma l’investitore Jarret Vennet (un Ryan Gosling insolito, con sembianze di perfetto integrato nel sistema) si accorge della geniale scoperta di Burry e sostiene finanziariamente il suo progetto, trascinandovi anche il trader (commerciante finanziario) Mark Baum. A loro due si associa anche il banchiere in pensione Ben Rickert (Brad Pitt), e due giovani e ambiziosi investitori.
 Le previsioni di crisi fatte nel 2005 dal manager Michael Burry per il fine 2007, si avvereranno puntualmente nel 2008. La crisi finanziaria sarà spaventosa colpendo anche il lavoro. I titoli tossici americani mieteranno vittime  anche in Europa.
Nei soli Stati Uniti 8.000.000 di persone perderanno il posto di lavoro. Per ogni milione di disoccupati, 50.000 persone moriranno di indigenza, mettendo a nudo la fragilità del welfare statunitense e la mancanza di solidarietà tra i cittadini. 6.000.000 di persone perderanno la casa. La mancanza di leggi e norme contro la speculazione finanziaria farà si che alla fine solo un personaggio dell’alta finanza conoscerà il carcere per quei misfatti.

 
E tuttora, dice il film, nonostante quella crisi abbia ucciso un numero di persone molto più di tante guerre statunitensi, non esiste una regolamentazione adeguata contro il malaffare finanziario: anche per quello più evidente
Il messaggio del film è chiaro, e stranamente non è marxista: non è il sistema che  porta alla malattia, ma idee criminogene di stampo speculativo prodotte dalla mente di qualcuno, o di un gruppo, specialisti in prodotti finanziari. Idee facilmente coltivate nel cuore e nella mente di chi ha deciso di delinquere, a causa dalla totale assenza del  legislatore.

 Biagio Giordano

 

    
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