“Cin Cin con gli Occhiali” e l’Illusione Ottica del Campo Largo

“Cin Cin con gli Occhiali” e l’Illusione Ottica del Campo Largo
Quando la Politica Indossa Lenti Sbagliate: Storia di una Coalizione “Testardamente Unitaria” che Vede Tutto, Tranne il Voto.

L’Occhiale Rotto del Progressismo e l’Inno Perduto di Herbert Pagani

Ah, il 1968! Anno di rivoluzioni, sogni e, soprattutto, di un inno pop che invitava all’ottimismo sbarazzino: *”Cin cin con gli occhiali”* di Herbert Pagani e Edoardo Bennato. Una canzone rivolta a chi, sentendosi “diverso” o “complesso” per via degli occhiali, veniva spronato a gioire: “Cin cin portiamo gli occhiali dai vieni con noi / *e vedrai tutto un mondo a colori*”. L’invito era chiaro: abbraccia la tua diversità, trasformala in spensieratezza e vedrai la vita in technicolor.

Ora, trasliamo questa meravigliosa ingenuità musicale nell’ottobre 2025, osservando il “campo largo” delle opposizioni. La domanda sorge spontanea, e con essa un groppo tragicomico alla gola: ma *che lenti stanno indossando i leader progressisti?* E soprattutto, vedono veramente il mondo a colori o è un terribile, testardo, monocromo autoinganno?

Il Complesso del ‘Campo Largo’ e la Caccia al Centrista (Miopia Acuta)

L’analisi politica, post-sconfitte regionali in Calabria e Marche, ha la stessa allegria di un bollettino meteorologico perenne. La Segretaria Schlein, forte della sua “testarda unità” con Conte e Avs, sembra cantare una stonatissima cover del brano di Pagani: “*Dai confessalo dai il complesso che hai: Tu sei uno che non vota il campo largo!*”

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Il testo, però, si ribalta in tragedia. Anziché invitare alla spensieratezza, l’unità a tutti i costi sembra aver instillato un senso di “crisi di rigetto” nell’elettorato. Il “complesso” non è negli occhiali, ma nella *formula politica*. La coalizione, nata dalla “mera sommatoria delle sigle” e con candidati “calati dall’alto” – quasi fossero statuine da presepe portate da Bruxelles – ha prodotto un risultato beffardo:

1. “L’elettore di sinistra” (quello che voleva l’ambientalismo radicale ma si ritrova Bonelli più o meno impegnato) si allontana, sentendosi tradito dalla lottizzazione romana.
2. “L’elettore centrista” (quello a cui Pina Picierno vorrebbe strizzare l’occhio riformista) si spaventa e corre dritto verso la destra, temendo *un approccio radicale di mera protesta che da antigovernativo sta diventando, almeno in parte, antisistema*.

Pagani diceva: “*Il mondo è di tutti dei belli e dei brutti*”. Il Pd schleiniano, invece, sembra aver deciso che il mondo è di tutti, purché siano “testardamente unitari” e, possibilmente, non troppo centristi.

La Proposta che Non C’è: Un “Campo Confuso” Invece che “Largo”

Il punto cruciale, come sottolineano i malumori interni al PD, è che non basta l’occhiale dell’unità; *serve una montatura solida e lenti graduate, ovvero una proposta politica coerente. Tridico in Calabria, pur meritevole di coraggio, era solo un nome su un “campo largo” che, come ammette Picierno, rischia di essere un “campo confuso” piuttosto che largo. Manca la **cultura politica riconoscibile, l’impronta riformista e la bussola chiara*.

Se Pagani cantava “Cin cin portiamo gli occhiali dai vieni con noi”, la leadership attuale sembra dire: “Cin cin, beviamo un bicchiere di amaro, ma solo se accetti in blocco la nostra ricetta. E attento, potresti vedere solo grigio radicale.”

In attesa dei voti in Toscana, Campania e Puglia (dove l’aver associato i 5 Stelle potrebbe far fuggire un altro pezzo di elettorato moderato, trasformando il “capolavoro dell’essere testardamente unitari” in un disastro perfetto), non resta che brindare con un bicchiere mezzo vuoto. Il “campo largo” è l’equivalente politico di chi indossa occhiali da sole in una grotta: *nonostante l’unità dell’accessorio, non si vede niente*.

E così, mentre le opposizioni continuano a “correre senza direzione” e a scambiarsi cortesie per non avviare un confronto vero (come dopo il referendum, quando una pausa di riflessione sembrava “un atto di lesa maestà”), la destra continua a vincere senza nemmeno dover mettere a fuoco.

“L’unica cosa certa è che la canzone di Pagani è ancora un inno all’ottimismo, a differenza della sua involontaria metafora politica: lì, al massimo, si brinda all’errore.”

Cin Cin… e che la rottamazione prestiti sia con voi, perché un’altra sconfitta è già in arrivo.

Antonio Rossello       CENTRO XXV APRILE

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