SANITÀ PUBBLICA AL COLLASSO: 6 MILIONI DI ITALIANI SENZA CURE
Alla Camera è stato presentato il Rapporto GIMBE sulla sanità. I numeri sono impietosi e raccontano una tragedia italiana. Quasi 6 milioni di persone hanno rinunciato a curarsi. Non per scelta, ma perché non possono permetterselo.
Ecco la verità nascosta dietro i comunicati del governo:
• Su ogni 100 euro spesi per la sanità, 26 euro escono dalle tasche dei cittadini
• L’87% di chi paga di tasca propria lo fa senza assicurazioni
• Entro il 2028 mancheranno 13 miliardi di euro per garantire ospedali e ambulatori
Il governo ha programmato il definanziamento: la quota di PIL destinata alla sanità scenderà dal 6,1% al 5,8% entro il 2028, con un buco di 13,4 miliardi.Nel frattempo si aumenta la spesa militare.
Questa è privatizzazione per abbandono. Non serve chiudere gli ospedali pubblici con un decreto. Basta lasciarli morire lentamente: senza soldi, senza personale, senza speranza. Poi arrivano le cliniche private a fare profitti sulla disperazione della gente.
Chi non ha soldi resta fuori.

PUBBLICITA’
La Corte Costituzionale ha scritto nero su bianco che garantire la sanità a tutti non è optional, è un obbligo costituzionale. Ma questo governo fa finta di niente.
Questo è il desolante quadro sull’attuale situazione sanitaria.
I giornalai di regime raccontano di un momento magico non siamo mai stati meglio.
Peccato che chi vive la quotidiana desolante situazione,chi vede aumentare il carrello della spesa,chi si muove sui mezzi pubblici su cui stendiamo un velo pietoso sa che quelle che ci raccontano governo e amici giornalisti sono favolette per i gonzi .
La legge Legge 23 dicembre 1978, n. 833
“Istituzione del servizio sanitario nazionale” determinava l’universalità dell’assistenza sanitaria in Italia.
Il ministro della Sanità durante il varo della riforma era Tina Anselmi, la prima donna a diventare ministro in Italia
. Ad attuare la riforma, tuttavia, sarà il ministro che le succedette nel successivo governo, il liberale Renato Altissimo. Ironicamente, il Pli era stato l’unico partito a votare contro la riforma sanitaria.
L’articolazione del Servizio sanitario nazionale si sarebbe sviluppata lungo tre livelli: Stato, regioni, comuni. Allo Stato spettavano le funzioni di indirizzo e coordinamento, anche per salvaguardare l’uniformità dell’offerta sanitaria su tutto il territorio nazionale. Alle regioni, con lo Stato, il compito di fissare gli obiettivi della programmazione sanitaria (oltre ad altre funzioni, ovviamente). Ai comuni, magna pars della riforma, spettavano tutte le funzioni amministrative non di pertinenza dello Stato o delle regioni. Il braccio operativo dei comuni erano le Unità sanitarie locali, gli avi delle odierne Aziende sanitarie locali.
Intendiamoci la responsabilità della situazione attuale,non è attribuibile alla maggioranza di destra,sono anni che le varie maggioranze di destra e di sinistra tagliano sulla sanità pubblica.
La drammatica situazione sanitaria che l’Italia affrontò non fu dovuta solo allo tsunami della pandemia Covid-19, ha anche ragioni che affondano le radici nel nostro recente passato.
l’Italia disponeva di 8,58 posti di terapia intensiva ogni 100 mila abitanti. Gli ultimi dati di confronto europei li ha pubblicati nel 2012 la prestigiosa rivista Intensive care medicine.in Italia prima del covid i posti di terapia intensiva erano 12,5 ogni 100 mila abitanti contro i 29,2 della Germania e i 21,8 dell’Austria. D’altronde nel 2016, stando agli ultimi dati Istat disponibili, la Germania destinava alla Sanità il 165% di fondi pubblici in più di noi (con il 35% in più di abitanti), la Francia il 90% in più (con il 9,8% in più di abitanti) e la Gran Bretagna il 66% in più (con l’8% in più di abitanti). In pratica mentre noi spendevamo 1.844 euro ad abitante, la Francia ne spendeva 3.201, la Germania 3.605 e la Gran Bretagna 2.857.
Questo dimostra che chiunque ha governato il Paese ha tagliato risorse e posti letto. Queste sono battaglie di civiltà da combattere.
Non possiamo permettere che molti concittadini rinuncino a curarsi
Perché:
La salute è un diritto, non un lusso per pochi.
Roberto Paolino