Ci risiamo?
Quanto avvenuto in Liguria in questi giorni, senza entrare nelle responsabilità personali che dovranno essere contestualizzate dalle autorità inquirenti, testimonia come certi atteggiamenti siano diventati un uso comune in politica.
Grande Liguria ha voluto con Forza e con cocciutaggine, non avere nessun partito alle spalle, proprio per stare lontani da possibili situazioni di tale genere.
Noi siamo e lo rivendichiamo con forza un movimento che ha come unico riferimento i cittadini delle città Liguri.
Il 27 novembre del 1980, a pochi giorni dal terremoto dell’Irpinia, Enrico Berlinguer, segretario del Partito Comunista Italiano, pronuncia nel corso di una riunione straordinaria della direzione del partito a Salerno una frase destinata a passare alla storia. “La questione morale – dirà – è divenuta oggi la questione nazionale più importante”.
In realtà il copyright del binomio linguistico non è interamente suo. Il primo a utilizzarlo – almeno nel dopoguerra (così si intitolava un vecchio scritto di Giuseppe Mazzini del 1886) – è in effetti Pietro Ingrao.
Come non ricordare purtroppo sempre in Liguria Alberto Teardo, unitamente ad un folto gruppo di amministratori politici che fu al centro di un clamoroso caso di “questione morale”, anticipatrice di “Tangentopoli” che dominò a lungo le cronache politiche, non soltanto a livello locale.
È la seconda volta nella storia repubblicana che in Liguria viene arrestato il presidente della Regione. Successe agli albori di Tangentopoli, primi anni Novanta, con il socialista Alberto Teardo che fu fulminato all’istante dalle parole roventi di Sandro Pertini, allora Presidente della Repubblica.
Come Teardo anche Giovanni Toti coltiva(va) grandi ambizioni politiche: in entrambi la determinazione di assurgere un giorno al ruolo di leader dei rispettivi partiti. Toti, giornalista e direttore Mediaset, è stato a lungo coccolato da Silvio Berlusconi (che lo obbligò a dimagrire per presentarlo meglio alle telecamere e agli elettori) da fargli pensare che un giorno avrebbe potuto succedergli. Un sogno che l’inchiesta genovese che lo ha portato agli arresti ha pesantemente infranto.
«Ma tante inchieste sono finite con un risultato diverso da quello con cui erano clamorosamente cominciate», dice il ministro della Difesa Crosetto mettendo le mani avanti rispetto ad un’altra possibile iniziativa giudiziaria destinata a finire nel nulla. Come Crosetto, un po’ tutti gli esponenti del centrodestra, da Tajani a Salvini («anche io rischio la galera per aver impedito gli sbarchi, non basta un giudice per dire che una persona non è per bene») ribadendo il loro credo garantista salvo poi spintonarsi per accodarsi a coloro che ne chiedono le dimissioni.
Anche il sottoscritto è garantista per cui mi limito a fotografare i fatti senza emettere giudizi sulle persone, compito come già detto che è la magistratura che deve svolgere e arrivare speriamo presto a una conclusione.
Come sempre avviene in questi casi chi viene colpito parla di giustizia a orologeria, di attacco politico e via discorrendo.
Alzi la mano chi pensa che questo sistema non è mai finito, che tangentopoli potesse fare cambiare usi e costumi di tale genere.
Attenzione nessuno è indenne.
Le dimissioni di Alfonso Pisicchio da commissario straordinario dell’agenzia regionale in Puglia per l’innovazione tecnologica, che aveva anticipato di poche ore il suo arresto per corruzione e truffa, squarcia il velo su un modo di operare che davvero ci deve fare riflettere, e che purtroppo trattandosi di un sistema vede coinvolti quasi tutti i partiti.
La nuova veste della corruzione italica è di tipo “pulviscolare“, molto differente da quella di Tangentopoli, registrata negli anni ’90. Attualmente le mazzette sono di piccolo calibro rispetto al passato; anche se il denaro continua a rappresentare il principale strumento dell’accordo illecito (48%), si ricorre sempre di più ad altre contropartite non convenzionali.
In particolare, il posto di lavoro si configura come una delle monete di scambio più gradite (13%).
Questo è un rapporto preciso riguardante la corruzione dilagante in questo momento, infatti ricordiamo che inchieste recenti hanno evidenziato come il voto di scambio ad esempio sia pagato con tessera autostrada e generi di conforto regali ecc.
Veniamo alle elezioni passate: leggendo le carte parrebbe venissero per alcuni finanziate da chi voleva trarre beneficio, essere amico di chi conta.
Pertanto creando una situazione sbilanciata nella forza economica in competizione elettorale.
Alle ultime elezioni regionali Grande Liguria ha partecipato con il proprio simbolo una lista autonoma e un candidato Presidente. Ricordo perfettamente la difficoltà di stare al passo con quella corazzata, che davvero fece una campagna elettorale capillare, con una forza comunicativa imponente.
Le liste come le nostre hanno dovuto e ne siamo fieri, mettere mano al portafoglio personale, ovviamente con risultati comunicativi e di sfarzo lontani anni luce.
Sapere che se le indagini venissero confermate qualcuno ha giocato con le carte truccate ci fa di molto incazzare.
Chiudo con un appello ai cittadini, riprendiamoci i nostri territori, occupiamoci della cosa pubblica e se abbiamo notizie di eventuali reati denunciamoli senza paura, perché i sistemi illegali vivono e prolificano con l’omertà di chi sa e non dice.
Tutti pronti a elogiare eroi del nostro tempo vedi Falcone e Borsellino, ma quando tocca a noi esporci troviamo mille scuse per non farlo.
Omertà: “per paura del piombo il silenzio diventa oro” Giovanni Falcone