Cesare Pavese a Celle

Da A’ CIVETTA Periodico di Celle Ligure. Terza pagina

 Avvenimenti storici, aneddoti, proverbi, curiosità, aforismi, profili, elzeviri, spigolature, indiscrezioni, ‘chicche’

CESARE PAVESE A CELLE

‘Dodici Giorni al Mare’ Diario del Campo di Celle nel 1922

 

Da A’ CIVETTA Periodico di Celle Ligure.
Terza pagina

 Avvenimenti storici, aneddoti, proverbi, curiosità, aforismi, profili, elzeviri, spigolature, indiscrezioni, ‘chicche’

CESARE PAVESE A CELLE

‘Dodici Giorni al Mare’ Diario del Campo di Celle nel 1922


 

Cesare Pavese nasce a Santo Stefano Belbo il 9 settembre 1908 e muore suicida a Torino il 27.8.1950. Laureato in Lettere con tesi sulla poesia di Walt Whitman insegna in scuole pubbliche e private. Diventa scrittore, del ‘neorealismo’ italiano di grande fama, e dopo candidature negli anni precedenti vince il Premio Strega nel 1950 con il libro ‘La bella Estate’, due mesi prima di suicidarsi. Oltre che scrittore è stato poeta, traduttore, soprattutto di autori americani (dava ripetizioni di inglese) e critico letterario, ed è considerato uno dei maggiori intellettuali del XX secolo.

Nell’agosto del 1922, non ancora quattordicenne, trascorre a Celle dodici giorni di vacanza al mare in un campo scout e affida al diario d’obbligo il resoconto dettagliato della sua “avventura”. Apparteneva ad una squadra del nucleo di Esploratori Cattolici, costituitosi sin dal 1919 all’intero delle Scuole Cristiane dell’Istituto ‘La Salle’ di Torino, presso il quale frequentava il ‘Riparto II’.

Il diario di quell’esperienza è stato ritrovato anni fa tra le carte dello scrittore custodite presso l’Università degli Studi di Torino dalla Dott.ssa Mariarosa Masoero, Docente di Letteratura italiana presso la Facoltà di Lingue e Letterature straniere dell’Università stessa e Direttrice del Centro Studi ‘ Guido Gozzano – Cesare Pavese’. Essa ne ha curato la pubblicazione componendo le due stesure rinvenute: la minuta, ’a lapis’, su due tipi di carta diversi provenienti da un taccuino senza la copertina: quella, di testo conciso e a volte telegrafico, sottoposta alla lettura all’approvazione del seniores, documentata dalla firma di uno di loro in data 19 agosto; la bella copia, a inchiostro nero, incompleta, che si ferma dopo la descrizione del Duomo di Savona, con le cartoline ivi quella di Celle. Ed ecco il bel volumetto dell’Editrice Galata di Genova, ricco di annotazioni su fatti, avvenimenti e personaggi della storia della nostra località.

Don Agostino Delfino “Prè Gustin”, prevosto della parrocchia di San Michele dal 1890 al 1931, la chiesa dedicata a San Michele consacrata l’8 ottobre 1645 e rifatta nel 1894, alla quale si dedicò dando grande contributo con i suoi alunni per la raccolta sulle spiagge da Albisola a Cornigliano di “mezzo milione” di ciottoli e pietruzze per la pavimentazione a mosaico del sagrato, trasportandoli su gozzi da pesca.

La visita a San Martino “all’acquedotto che fornisce l’acqua a Celle e paesi dintorni della sorgente del Nascio a quota 465 m. sulle montagne dell’Alpicella, scoperta dal giovane medico Carlo Biestri, che venuto a Celle a fine Ottocento, vi è rimasto per cinquantotto anni. Da subito ‘preoccupato per le condizioni igieniche del paese’ ha tanto caldeggiato l’opera, imponente per quei tempi, portata a termine dopo alterne vicende e inaugurata il 16 dicembre 1909 dal Sindaco Michele Poggi. Al ritorno da San Martino, aggiunge ilarmente, che alcuni si sono persi nel bosco, finendo a Gameragna e Sanda anziché ai Ferrari da dove erano saliti…

Poi la visita all’Avv. Alberto Lagorio, dell’omonima villa turrita troneggiante sulla collina di levante (si vede bene nella cartolina allegata al ‘Diario’), coniuge di Maria Gerard, figlia del proprietario della tessitura meccanica produttrice di tela per sacchi e teloni per vagoni ferroviari, attiva fino al dopoguerra: “a Fabrica” lungo il Torrente Ghiare dove sono ora l’Albergo Riviera e il palazzo a fianco; probabile motivo della visita degli scouts essere stato, l’Avv. Lagorio, promotore della fondazione del Frantoio Cooperativo di Via Sanda nel 1911 insieme al Rag. Giacomo Galleano Rosciano, figlio del famoso Cav. Bernardo, il Cav. Avv. Michele Poggi, ed altri. (cfr. “L’ui- vò” ‘a Civetta’ N. prec.)

Il Diario, forse il primo scritto del grande romanziere, è apparso in volumetto a sè, a cura della stessa Dott.ssa Masoero e successivamente: “Inediti di Cesare Pavese” con aggiunta di “Amore indiano”, ‘brufolo poetico’ in terzine dantesche di ispirazione salgariana.

Sempre viva l’attrazione del mare nell’opera di Pavese, ‘presenza iterata e ambivalente’ – ‘Feria d’agosto’, ‘I mari del sud’ e già a Celle “Come mi tufferò volentieri nell’onda tiepida!” – ‘a guardare sempre più in là verso un altrove inutilmente inseguito e sempre agognato’…

Lieti di offrire ai Lettori la partenza da Torino e l’arrivo a Celle.

 


 

Il primo (12 agosto) dei Dodici Giorni al Mare’ 

Diario del Campo di Celle nel 1922.

Alle ore 7,30 Eravamo tutti in stazione. (1) I saluti, gli auguri, le domande, le raccomandazioni dei parenti e degli amici si incrociavano. Ero come stordito. La partenza, ed i preparativi mi avevano messa addosso un ‘ansia che non riuscivo a dissimulare. Fortunatamente salimmo subito in treno, dove avevamo un vagone riservato. Aggiustati i sacchi sui portabagagli attendemmo con ansia il fischio della locomotiva he ci avrebbe annunziata la partenza. 

L’atteso segnale non si fece attendere troppo e gli ultimi auguri e le ultime raccomandazioni si perdettero nel rumore di ferra- menta del treno che si metteva in marcia. Eravamo in viaggio. Finalmente… 

Il viaggio fu felicissimo. Quasi tutti avevano dei giornali da leggere e cosi occupammo piacevolmente alcune ore. Verso le undici il Comm. Volpatto (2) distribuì̀ dei block di cioccolato, che uniti al pane che ognuno aveva portato servirono a calmare l’appetito che tutti sentivamo. 

Proseguimmo fino a Savona. Qui successe un po’ di confusione, causata dalla folla che gremiva le banchine, ma tuttavia salimmo tutti sul treno Ventimiglia-Genova. 

Ivi stemmo un po’ schiacciati, perché́ codesta linea è sempre frequentatissima, ma ad onta del caldo e della confusione scendemmo tutti sani e salvi alla stazione di Celle Ligure. (3) Qui trovammo il prof. Emilio, (4) che era venuto prima di noi a cercare il posto per l’accampamento ed assettare mille altre cose. Egli ci guidò attraverso il paese e sullo stradone che dopo dieci minuti di marcia ci condusse al campo di football de- stinatoci per l’accampamento. 

Siamo in una valle che sbocca al mare. 

Tutt’intorno a noi vi sono colline coperte d’ulivi, eccetto dal lato sud che dà sul mare. Abbiamo la parrocchia vicina. È una bellissima chiesa che non sfigurerebbe in una grande città, poiché è tutta scolpita, dipinta e addobbata in modo grazioso. (5)

Appena giunti ci venne distribuita una gazzosa(*) freschissima ciascuno. Venne poco dopo il parroco (6) a congratularsi con noi ed a incitarci a fare il nostro dovere.

Incominciammo subito ad innalzare le diverse tende. Alle quattro tutto era a posto. Tende, bandiera, recinto, pagliericci erano all’ordine.

Allora il professore Emilio prese con sé  Maggiorotti, Gomirato ed io e ci condusse a Celle per la spesa. Girammo in diversi negozi e poscia carichi di commestibili come tante servette tornammo al campo. Quivi ci diedero un po’ di libertà non dovendo noi pensare alla cucina che ci veniva fatta da una famiglia di contadini lì accanto mediante il compenso di £. 25 giornaliere.

POSIZIONE DELLE DIVERSE TENDE. (7) 

1. Gomirato – Testa – Orlandini – Miravalle Alfr – Tassara / 2. Pavese – Marocco – Satta G. – Satta E. / 3. Davicco – Belloni – Sterni- ni – Fagnano / 4. Bordiga – Miravalle Aldo – Rosmino / 5. Maggiorotti G. – Maggiorotti E. – Bisacca – Cavallaro / 6. Massa / 7. Volpatto (Comm.) – Truffi / 8. Bandiera. (8)

La cena è pronta. I capigruppi colle gavette dei loro dipendenti si recano a prendere il caffè e latte. Dopo vengono distribuite 2 pesche (3 ai capigr). In ultimo una gazosa (*) ciascuno. Ci mettiamo a sedere per il rapporto. Il Commissario (9) si congratula con noi per la rapidità colla quale abbiamo drizzato le tende. Ci dice poi anche due parole il prof. Emilio. Ha parole di lode per alcuni di biasimo per altri ma con tutti è sempre gentile e cortese.

In ultimo recitiamo le preghiere della sera e andiamo a riposare sotto le tende. Di guardia restano i componenti del quarto gruppo.

Per questa notte come al solito non si dorme mai poiché non si è abbastanza stanchi. Ma alla terza o alla quarta notte si manderà al diavolo la sveglia.

Lontano dalle diverse chiese suonano l’Angelus…

(*) Pavese non aveva ancora chiara l’idea della “gazzosa”, se con una o due “z”.

 

Note:

(1) La Stazione di Porta Nuova;

 (2) Antonio Volpatto, membro del Commissariato Torinese dell’A.S.C.I. (Esploratori Cattolici d’Italia); 

(3) m La linea ferroviaria, oggi spostata a monte, era sul mare e la stazione, “provvisoria per 109 anni”, era una capannone di legno “eretto su area messa a disposizione dal Comune il 30 novembre 1868”;

(4) Fratel Emilio delle Scuole Cristiane, ovvero Emilio Aburrà (1882-1954) professore presso l’istituto “La Salle” di Torino (Scuola Tecnica) dal 1919 al 1925, direttore e assistente ecclesiastico del “Riparto II – La Salle” di Via Superga 8, il reparto scout frequentato da Cesare Pavese; 

(5) Dedicata a San Michele, la parrocchia sorse nel Seicento su una precedente chiesa del XII Secolo, ultimata e consacrata nel 1645 e rifatta nel 1894; (

6) Don Agostino Delfino (Don Gustin) prevosto di Celle dal 1890 al 1931; 

(7) Nella minuta il giovane Pavese disegna a lapis le tende del campo; 

(8) La maggior parte dei ragazzi frequentava o aveva frequentato l’Istituto “La Salle”; dai registri scolastici è stato possibile ricostruire nomi, indirizzi e data di nascita: Bordiga Guido (1906), Cavallaro Giuseppe (1909), Fagnano Emilio (1908), Maggiorotti Enrico (1907) ed il fratello Guido, Marocco Giovanni (1909), Massa Luigi (906), Orlandini Aldo (108), Satta Giuseppe (1907), Tassara Angelo (1907),. Per altri tre cognomi esiste un ragionevole margine di dubbio. Bellone (e non Belloni) Mario, Bissaca (e non Bisacca) Rinaldo, Davico (e non Davicco) Francesco. I rimanenti provenivano, come Pavese, da scuole diverse e si ritrovavano sono nel gruppo scout e, mancando al documentazione di quel campo non è possibile sape- re di più; 

(9) Cfr. nota 2.

(nei prossimi numeri i ‘giorni’ successivi)

(continua.1)

 

   A Civetta

 

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E’ in edicola il NUMERO 37

 

 

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