Carlo Giuseppe Ratti
Carlo Giuseppe Ratti nasce nel 1737 a Savona da Giovanni Agostino e Maria Rosaria Filipponi.
Il 27 novembre del 1737 è battezzato in Duomo con i nomi di Carlo Giuseppe Secondo; l’atto di battesimo fu trascritto dall’Alizeri dai libri parrocchiali del Duomo: “Ego Aemilius Mutius Curaus Ecclesiae Sattedralis Savonae battiziavi infantem natum ex di Joanne Augustíno Ratto Quondam Costantini, et D. Maria Rosalea coniugibus huius, cui impositum et nomen CAROLUS RJOSEPH SECONDUS – Patrini fuere ill.mus Aloysius Muntedus et D. Maria Filippona Francisi”.
Dopo questa data è incerto dove risiedesse la famiglia Ratti, ma probabilmente essa era stabilita a Savona dove Gio Agostino era ritornato nel 1720 dopo il soggiorno romano e si era sposato nel 1729. Dal 1739 al 1745 c. egli dipinge infatti all’oratorio Savonese degli S.S. Giovanni Battista Evangelista e Petronilla, tra cui confratelli ascritto. Nel 1756, all’età di 19 anni, Carlo Giuseppe e inviato dal padre a Roma ad ultimare il suo apprendistato pittorico presso Placido Costanzi, che era stato discepolo di Gio Agostino presso il Luti.
È opportuno sottolineare che Gio Agostino, come il suo concittadino Robatto, aveva compiuto la sua formazione nell’ambito del classicismo romano, scegliendo l’indirizzo maratteresco incarnato dal Luti, ben in linea con la tradizione della natale Savona, che costituì con la Albenganese già dal seicento, come ha salvato così Castelnovi, una vera e propria “isola romana” perpetrando una sorta di vendetta artistica nei confronti della dominatrice Genova che l’aveva sottomessa politicamente ed economicamente. Una importante commessa vede impegnato il Carlo Giuseppe Ratti nella decorazione dell’oratorio di Sant’Antonio Abate a Mele presso Voltri, ad eseguire per la locale confraternita e 12 tele con i fatti della vita del Santo, circondata dalle decorazioni plastiche di Rocco cantone l’esecuzione del ciclo documentata dalle ricevute di pagamento del 1778 al 1782 nell’archivio dell’oratorio durò per quattro anni.
Stilisticamente queste opere come annotato presenti mostrano accanto al Costanzi ancora operante l’influsso della pittura del padre Giovanni Agostino. Il compianto B. Barbero in una serie di pubblicazioni ha illustrato la produzione savonese dell’artista, in particolare le opere della pinacoteca e in San Domenico ribadendo nella mentalità e linguaggio sostanzialmente eclettici e l’accostamento alla cultura classicista del Mengs evidenziando che ci sono presenti anche esempi cinque-seicenteschi bolognesi e liguri che hanno acquisito valori di “classici” il quadro in oggetto esprime bene le caratteristiche del pittore e scrittore al contempo.
Noto per la sua attività di scrittore d’arte, sua è l’edizione è accresciuta di “Vite de’ pittori, scultori ed architetti genovesi di Raffaello Soprani (1768 69) come le utilissime guide artistiche di Genova (1766 ed è accresciuta 1780) e delle due riviere (1780); il Ratti fu anche pittore raffinato e di stretta osservanza classicista. Il giovanile apprendistato con Mengs a Roma, lo studio dell’arte rinascimentale e l’esempio di Pompeo Batoni furono alla base della sua formazione, dettata dal padre Giovanni Agostino sodale di Placido Costanzi.
La nostra tela che per dimensioni si può considerare un modelletto, presenta caratteri di finitezza da opera compiuta e memore del ciclo pittorico di 12 tele inseriti in cornici mistilinee a stucco raffiguranti le Storie della vita di Sant’Antonio Abate realizzate tra il 1777 e il 1782 per l’omonimo oratorio di Mele.
BIBLIOGRAFIA: Carlo Giuseppe Ratti pittore studiografo d’arte Rosalina Collu Editrice Liguria 1983