Angelo Vaccarezza

THE   VACAREZZA’S  PHOTOLESS
AND AN ARABIAN GHOST

THE   VACAREZZA’S  PHOTOLESS
AND AN ARABIAN GHOST
 

Noi di Loano eravamo abituati ad incontrare Angelo Vaccarezza, dalla sua elezione alla Presidenza della  Provincia, quasi quotidianamente  riprodotto, in varie pose fotografiche, sulle  pagine de “Il Secolo XIX”, spesso  anche due o tre volte nello stesso giorno. E adesso (mercoledì 15/6), da un po’ di tempo, non compare più anche se, magari, è citato per dichiarazioni, come sempre, categoriche e trancianti.

Cosa è successo? Perché o redattori del noto foglio locale ci deprivate della corposa presenza del Nostro? Anche l’occhio vuole la sua parte, soprattutto dal momento che ci avevate così bene abituato. Avevamo già calcolato un Guinness dei primati da elargirgli e invece… Abbiamo dovuto accontentarci di contemplarlo accompagnare, con la fascia azzurra di Presidente provinciale, il  nuovo Sindaco Pignocca e  l’assessore Lettieri, detto “il Pio”, alla processione di San Isidoro, festa lodanica dei contadini, con le primizie sulla cassa.

     “Sant’Isidoro agricola nacque nelle Ispagne…nelle Ispagne…nelle Ispagne…” così iniziò la sua commemorazione  un famoso predicatore domenicano che fece il pieno di fedeli nella Parrocchia San Giovanni, alla fine del XIX° secolo, e poi si imparpagliò per un vuoto di memoria, fuggendo dal pulpito nella confusione, tra lo  sconforto e la delusione dei fedeli :  racconto dei nostri avi che attendevano i grandi predicatori come oggi si aspettano i talk shows  più celebri.

    Ora, quello che più ci lascia perplessi, nella presente temperie politica, è il fatto, assolutamente declamato, che, malgrado inciampi tali da far cadere un campione  quattrocentista a ostacoli, i berleghisti continuano inimperterriti, come avrebbe  detto Sordi, ad occupare i posti , a non fare nulla di quanto promesso (questo forse è positivo, così non fanno danni), a prendere mascate da tramortire Muhammad Alì (Cassius Clay)   restando lì come se niente fosse .

 Anzi, un certo Lupi, per esempio, intervistato al TG 3, rideva a piene ganasce come se per lui e i suoi trascorressero ore liete.  Ridere va bene, ma essi di che ridono? di se stessi ? o fanno come le iene che ridono quando gli viene sottratto il cibo?

    Anche nella sconfitta, insomma, non c’è pudore e adesso i capoccia della “Lega Nord per l’indipendenza della Padania”(ilarità) fanno l’adunata nel luogo deputato chiamato Pontida  ( anch’esso inventato, come Alberto da Giussano, non essendovi alcuna prova storica in merito),   sparando  alla massa dei dubbiosi  seguaci le svariate patacche cucite sulla gualdrappa della  loro sudditanza berlusconiana.

Tornando ai locals, fonti precarie ci hanno informato di un incontro, sollecitato dal gran Capo il quale, leggendo i risultati delle Idi di maggio, ha scoperto di avere, tra le tante sconfitte, raggiunto una vittoria a Loano. Ha quindi messo a fuoco il nome del vincitore sostanziale e lo ha convocato in una delle sue ville, sul Lago Maggiore.

   Ed ecco quanto ci raccontano i nostri informatori in merito al colloquio, dagli esiti imprevedibili

 

Caro Vaccatrezza, avrebbe esordito Lui,…

Vaccarezza, Presidente, Vaccarezza.

 

“Ah si, scusami. Sono veramente lieto di avere uomini come te, vincitori, in questo squallido panorama di disfatta. Ho quindi deciso di affidarti la delega per la propaganda e il coordinamento del partito in sede nazionale.  Ho però una perplessità, consentimi, vero, di esternarla. E’ abbastanza delicata: si tratta del tuo cognome. Sai,  con tutte queste storie che i soliti giudici comunisti mi caricano sul groppone, un cognome che ha in sé la parola ‘Vacca’ appare un po’, oserei dire, …inadeguato. Come si può fare, a tuo avviso, per evitare che poi i soliti malintenzionati ci elargiscano le consunte sciocche battute, tipo: ‘ E’ finita in vacca’;  ‘Il mercato delle vacche’; ‘Ha preso su vacca e vitelli’ ecc. ?

“No problem Presidente, le vacche non c’entrano. A parte il fatto che il nostro coordinatore provinciale ha per cognome ‘Vacca’, tout court,  piuttosto répandu nella nostra plaga, Ella deve considerare che la derivazione riguarda il sito del Vacarés, ampio stagno della vicina Camargue, donde provenivano mes ancètres.

“Non mi dire! Ma allora come la mettiamo con il coordinatore Vacca? anche lui proviene dalla Camargue?

“No, Presidente. E’ diverso, qui la Camargue non c’entra e però, anche in tal  caso, le vacche non  hanno nulla a che fare col cognome del nostro : questo è di origine araba. Sa, qualche secolo fa, gli arabi  non arrivavano da noi come profughi ma come conquistatori. Dunque avvenne che l’originale B di Baak ka akkar , divenne, come spesso per tale labiale accade nell’area mediterranea,  V  (in spagnolo  le B diventate V sono frequenti,  los Bascos si pronuncia los Vascos, ad esempio)  e poi la semplificazione dialettale, come Lei può facilmente comprendere, portò alla sintesi V(B)akka (r) con pronuncia moderna in ‘Vacca’.

“Ma questo non vale per te, tu provieni dalla Camargue.

“Caro Presidente, è lo stesso, anche la Camargue fu preda dei Saraceni e perciò, a parte alcune modifiche terminali, anche il mio cognome affonda le sue radici nelle denominazioni arabe.

“Ma che bravo! Ho proprio fatto bene a convocarti qui. Dunque, ascolta attentamente  quello che ti diranno Alfano e Gianni e provvedi al rilancio estetico del PDL . Vai pure ora…”

Nel prendere congedo, l’ampia figura  arretrò di qualche passo, inchinandosi e, improvvisamente,  Lui  gli vide il capo avvolto in un solido turbante di colore marrone, mentre la mano destra con i tre tocchi, cuore, bocca e mente, corredava velocemente l’antico saluto ‘Shalom Aleikhun’.

“Ma tu, strillò, puntandogli contro l’indice mentre l’immagine si dissolveva,  ma tu…

Gianni, gridò, Gianni!

Letta accorse: “Che c’è Presidente?”

“L’arabo, bofonchiò il Capo, l’arabo… dov’è?

“ Ma Presidente, quale arabo, con il formidabile apparato delle  nostre guardie del corpo come può entrare un arabo ?

“Ma sì, Gianni, quell’arabo…di …Loano… sembrava…Gheddy…mi ha fatto anche il salamelecco…

“Presidente, ma che dice mai, l’arabo di Loano??

Il colore rossicciuolo  della leccata capigliatura del Capo  cominciò a scendere per la copiosa sudorazione sul volto liftato, lasciando sottili ma evidenti rivoli, come solchi sostituivi di un rugoso cammino.

“Presidente, disse Letta, sostenendolo ed avvicinandolo ad un grande divano, venga a distendersi, Ella è troppo  affaticata.

Gianni, ti prego, ho bisogno di cure, ha ragione lei, chiamala.  

Veronicaaa!”

 

         BELLAMIGO               19 giugno 2011

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