All’Umanità fa più danni l’ignorante o l’istruito?

Se è vero che fra tutti gli esseri viventi l’uomo è il più intelligente; è giusto affermare che: “nascendo intelligente di default, nasce disgraziato”.
Diversamente dagli animali che Dio ha dotato di intelligenza adattativa (più propriamente definita istinto), perfetta per salvare la specie adattandosi e rispettando il creato; all’uomo ha dato intelligenza creativa e ancora peggio, discrezionale.

Perciò è la creatività e la discrezionalità a fare dell’uomo il più “disgraziato” degli esseri viventi, libero di ritagliarsi una qualità e quantità di consumi moderata e salvifica o suicidarsi esagerando in tutto.
Peccato che a tutt’oggi la “Scienza” non sia ancora in grado (e forse non lo sarà mai) di stabilire in maniera preventiva ciò che è utile all’uomo senza essere dannoso al pianeta, e ciò che è suicida per la specie umana essendo schiavista nei confronti di gran parte dell’umanità, o devastante per il pianeta e tutti gli altri esseri viventi abusati o sterminati.
Che la produttività economica avrebbe impestato il mondo di rifiuti, oggi lo sappiamo tutti, ma col senno di poi.
Che le case sono inquinanti e le automobili pure, oggi lo sappiamo tutti, ma col senno di poi.
Che il denaro ha riempito il mondo di corrotti, corruttori, ladri, guerrafondai e con un allagamento di vittime di ingiustizia sociale cannibalesca lo sappiamo tutti, ma col senno di poi.
Insomma, quello che sappiamo oggi è esattamente ciò che la scienza, la politica e la Finanza hanno sbagliato ieri a colpi di certezze idiote.

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Che Il cammino dell’uomo sia stato di milioni o di migliaia di anni non fa differenza. È arrivato senza troppi scossoni fino a 400 anni fa, e con la scienza ha iniziato a rovinarsi e a rovinare tutto ciò che di rovinabile ha trovato sul suo cammino.
Insomma, l’uomo reso sempre più intelligente dall’istruzione è la prima grande iattura per l’umanità. Sviluppa una creatività patologica così spinta, da sentirsi “CREATORE, PADRETERNO”, mentre è un rozzo e stupido predatore di passaggio afflitto da delirio d’onnipotenza.

È come se l’istruito attingesse risorse da una dispensa comune a tutta l’umanità e a tutti gli esseri viventi: la Natura; ma senza sapere o senza curarsi se in quella dispensa le risorse sono sufficienti per tutti, e soprattutto se sono rinnovabili.
Quindi l’uomo ignorante non fa danno solo perché non è in grado di prelevare risorse con ingordizia dalla collettività o dalla dispensa Natura.
Mentre l’uomo reso capace e rapace dalla conoscenza rincorre una qualità della vita che la natura non è in grado di garantire a tutti, posto che in 250 anni gli esseri umani sono cresciuti da 1 a 8 miliardi) ma la natura decresce, si impoverisce quanto meno delle risorse che non sono rinnovabili.

Questo non significa che si debba eliminare dalla faccia della terra la cultura e l’uomo colto, ma che l’uomo colto debba prendere atto che l’origine di tutto il bene e di tutto il male dell’umanità deriva dalla sua conoscenza, tanto parziale e approssimativa da riuscire a quantificare solo a posteriori l’entità dei problemi generati a danno de l’umanità e del pianeta.
Che sia per colpa o dolo non fa differenza. Se chi ha cultura e potere, preleva dalla dispensa Natura, una quantità eccessiva di risorse, condanna a morte altri esseri viventi e se stesso agli sconvolgimenti climatici assassini che il pianeta, (in risposta alla ingordizia dei presunti sapientoni) continua e continuerà a regalare a l’umanità per indurla a rinsavire o levare il disturbo. Franco Luceri da il rebus della cultura

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