MANAGER FUORI DAL TEMPO

MANAGER FUORI DAL TEMPO 

 MANAGER FUORI DAL TEMPO

 Se l’azienda Acts si barcamenava in cattive acque per gestioni alquanto discutibili, dove l’eredità di condizionamenti politici è stata la concausa del suo mancato sviluppo, oggi Tpl sembra essere  ancora peggio. Le cure dimagranti in fatto di dipendenti, la fusione del 2009 con la Sar, la riduzione di corse e gli aumenti spropositati di tariffe, non hanno portato i risultati sperati. I Cda avvicendati, i manager e i Presidenti dell’azienda, poi, non si sono rivelati quei dirigenti illuminati e lungimiranti che molti avevano pronosticato fossero.

 Tutt’altro.

Così, proprio alle porte di un nuovo fallimento, i botta e risposta tra il Sindaco Berruti, il Presidente Tpl, Maricone e Paolo Marson, già manager Acts, riempiono le pagine dei quotidiani.

Tutti a dire la loro e a scaricare sugli altri le responsabilità della disastrosa vicenda che mentre coinvolge i cittadini- utenti del trasporto pubblico, è strettamente legata alle difficoltà in cui versa tutto il trasporto e la viabilità della Provincia.

 Il Presidente della Provincia Vaccarezza salutava favorevolmente la fusione delle due aziende, promettendo ai cittadini più servizi a meno costi, ma subito dopo, nel 2010, i servizi sono diminuiti e i costi aumentati. Ci si giustificò sostenendo che troppi erano ancora coloro che non pagavano il biglietto, che i costi erano ancora eccessivi per essere coperti dalle entrate. Si cambiò anche sistema di decorrenza degli abbonamenti che tornavano a ripartire dal 1° del mese, per dissuadere coloro che venivano  definiti i “furbetti” che ci marciavano .

Un’analisi che sfiora il paradosso e non tiene conto delle difficoltà che il cittadino utente incontra giornalmente, formulata proprio da chi è chiamato a gestire un servizio che non conosce perché non utilizza mai.

D’altronde si sa, pochissimi sono i manager, i dirigenti e i funzionari di partito e gli amministratori che usano l’autobus per recarsi al lavoro e anche questo è un aspetto non poco importante per giudicare una “casta” chiamata ad occuparsi delle cose della gente.

Se così non fosse scoprirebbero, ad esempio, che tutti i giorni, chi deve o vuole servirsi del mezzo pubblico  per andare e tornare dal lavoro o da scuola , non può contare su un viaggio che da Albisola Capo a Savona (per esempio) duri meno di mezz’ora, che percorrere la stessa città di Savona in tempi accettabili diventa un’impresa titanica.

Le strisce gialle nel centro cittadino, che il Presidente Maricone rivendica come soluzione del problema, non bastano certo, se come sostiene il Sindaco Berruti  non si disincentiva il trasporto privato.

Disincentivare il trasporto privato, che giornalmente si riversa sull’Aurelia per Savona, significa anche impedirne l’accesso nelle vie cittadine del centro, come molte città europee già fanno da decenni.

Maurizio Maricone

Il traffico veicolare che alle otto di mattina è costituito, nella quasi totalità, da veicoli con un unico passeggero non è giustificato per una città come Savona, ma soprattutto non è compatibile con la condizione degli assi viari provenienti dalle cittadine del levante savonese.

Dal casello  autostradale albisolese, ormai quasi giornalmente, si riversa una quantità spropositata di traffico pesante come: TIR, bisarche, pullman turistici che, sommato a quello degli automobilisti, rendono il percorso sul mezzo pubblico un’odissea.

 Il viaggiatore che sceglie il trasporto pubblico invece di essere favorito, come accade ormai in tutte le città del mondo, viene mortificato. Costretto spesso a viaggiare in  piedi, ammassato, lasciato alle fermate ad aspettare pullman puntualmente fuori orario o, come accade ad Albissola Marina e alla Torretta all’uscita delle scuole, troppo pieni perché carichino altri passeggeri.

Un sistema in tilt. Una viabilità urbana ed extraurbana da rivoluzionare, ma anche un’azienda che sicuramente deve fare vera autocritica.

Non i suoi lavoratori che già pagano e pagheranno sulla loro pelle le incompetenze e i danni di altri, ma chi si è avvicendato nelle responsabilità e si è prefissato obiettivi aziendali, di fatto, mai raggiunti.

Anche manager come Marson che, nelle interviste di questi ultimi giorni (la Stampa del 22 novembre) offre un chiaro esempio di come si possa essere “fuori dal tempo” e avere la presunzione di ignorarlo.

L’idea di “disincentivazione del traffico veicolare per favorire il trasporto pubblico”  proposto dal Sindaco di Savona, viene definita da Marson al pari di “un piano quinquennale come veniva fatto in Urss, dove si decideva cosa la gente dovesse mangiare per poi produrre quello che la gente doveva mettersi in fila per comprare”.   Se le amministrazioni fossero davvero in grado di progettare in modo pluriennale, vorrebbe dire avere capito il loro vero ruolo e l’efficacia del modo corretto di amministrare.

Federico Berruti

Non è proprio il caso di fare del sarcasmo a Savona dove, da decenni, la programmazione pluriennale si è risolta solo nella progettazione di “vuoti urbani” in mega centri commerciali, in operazioni immobiliari e altra cementificazione che non è stata sicuramente utile e lungimirante per la vivibilità cittadina.

 Siamo lontani anni luce da quelle amministrazioni di cittadine tedesche che offrono la gratuità di un abbonamento per il trasporto pubblico a chi lascia l’auto in autorimessa! Siamo lontani anni luci dalle politiche innovative del Nord Europa e da quelle cittadine, virtuose, italiane che privilegiano  pedonalità , piste ciclabili e corsie privilegiate per mezzi pubblici a basso costo.

Indubbiamente a Savona il confine tra il politico e il manager non è mai stato così chiaro e definito.

Politici che s’improvvisano manager e manager che fanno i politici. Forse è stata proprio questa l’idiosincrasia che non abbiamo avuto la forza e il coraggio di denunciare.

Mentre i partiti politici dichiaravano con orgoglio di avvalersi di questo o di quel funzionario competente, e questo si comportava spesso da politicante, perdevano quella che era l’autentica visione politica dell’amministrare e la loro originaria funzione. 

Per capire meglio, è rilevante ascoltare il manager Marson quando si esprime, ( sempre nella stessa intervista) anche sulla raccolta dei rifiuti , argomento da lui  già amministrato in Provincia. Lo definisce “un dogma da smitizzare”!

Ricorda con enfasi la soluzione da lui attuata è cioè ” l’ampliamento della discarica di Vado e l’abbassamento del costo di smaltimento nella stessa”.

 Sempre per smitizzare il dogma della raccolta differenziata, porta come esempio da seguire quello dei” privati che, anche nel savonese, cominciano a costruire impianti per essiccare i rifiuti da portare ai cementifici”.

La raccolta differenziata non è più obbligatoria!” riesce, paradossalmente, a sostenere con indifferente imperizia, “perché ci sono impianti che la fanno meccanicamente, senza tormentare i cittadini.” “ la differenziata è costosa e non devono pagarla i cittadini. E a Savona non è realizzabile.”

Tutte dichiarazioni che dimostrano come la politica, ora più di prima, debbano farla i politici, e come la virtuosità delle amministrazioni territoriali sia proprio partita da chi ha cominciato a fare “buona politica” del territorio, partendo dalla gestione del trasposto pubblico alla pedonalità dei centri urbani, dalla raccolta e lo smaltimento dei rifiuti alla tutela dell’ambiente e al contrasto del dissesto provocato dal consumo di suolo.

Paolo Marson

A proposito di scelte politiche viene da chiedersi a quale area liberale si stia ispirando , questo manager  che tutto sembra meno che uomo di questo tempo e di questa realtà quando sembra voler assumere atteggiamenti provocatori che offendono l’intelligenza  e il senso civico di chi ascolta ?

Ad esempio quando vede nei cementifici una risorsa nel ciclo di smaltimento dei rifiuti mentre pubblicazioni autorevoli di medici e scienziati definiscono il “risparmio” nel ciclo di produzione degli stessi, irrisorio.

 Nella realtà i cementifici accettano rifiuti non perché “risparmiano” combustibili fossili ma per i guadagni connessi allo smaltimento dei rifiuti. Il vero risparmio energetico sta nel riciclaggio dei rifiuti e dei solventi, cosa applicata da anni.

E’il decreto Ronchi ad assimilare i cementifici tra gli impianti assoggettabili alle “procedure semplificate” in caso di utilizzo di rifiuti solidi come il CDR che “spinge”  in tal senso. Creando un vero pericolo per gli abitanti dei territori intorno.

 Viceversa a livello europeo la direttiva del 2000 sugli inceneritori ricomprende anche i cementifici tra gli impianti di coincenerimento e li tratta – sotto il profilo autorizzativo –come impianti di smaltimento dei rifiuti con l’obbligo di Valutazione d’impatto ambientale.

 

I CEMENTIFICI “DISTRUGGONO” I RIFIUTI  COME  GLI INCENERITORI. 

I cementifici trattati in modo superficiale come, a quanto pare, si sta verificando qui da noi possono diventare la seconda fonte di diossine e furani  grazie  anche alla scelta di utilizzarli per bruciare rifiuti industriali tra cui  solventi e simili.

Si stima un’emissione di diossine pari a 0,29 nanogrammi di diossine equivalenti per kg di clinker prodotto nei cementifici che non utilizzano rifiuti come combustibili e di 24,34 nanogrammi/kg invece nei cementifici che usano rifiuti come combustibile, in altri termini la combustione di rifiuti da emettere da un cementificio 80 volte più diossine rispetto all’utilizzo dei combustibili fossili usuali.

Negli USA i cementifici sono la seconda fonte di emissione di mercurio e producono significative emissioni di acido cloridrico.

 

Quanti cementifici stanno già lavorando in questo modo nel territorio della nostra Provincia? 

Forse ai cittadini questo andrebbe detto. 

Quei cittadini che non si sentono”tormentati” ma protagonisti di un cambiamento che va verso una nuova e migliore qualità della vita.

Gli stessi che non si fanno abbindolare da tecnici-manager che fingono di non essere interessati alla politica ma che non sanno che pensare a questa, mentre esprimono paradossi fuori dal tempo e il mondo, e si spera anche Savona,  sta già guardando da un’altra parte!

                                                                                ANTONIA BRIUGLIA

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