A Sanremo l’operazione stakanov sfonda la “barriera corallina” nella pubblica amministrazione!
A SANREMO L’OPERAZIONE STAKANOV SFONDA LA “BARRIERA CORALLINA” NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE! |
A SANREMO L’OPERAZIONE STAKANOV
SFONDA LA “BARRIERA CORALLINA”
NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE!
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Era stata una bella estate quella del 2013, quando le nuove Giunte di Ventimiglia, Sanremo e Imperia avevano preso possesso delle Amministrazioni fino allora governate da rappresentanti di area scajoliana, nelle sue diverse fattispecie locali e personali. A due anni e mezzo da quel momento storico, abbiamo visto una diversa evoluzione e – non solo nel Ponente estremo, ma anche a Savona – che fa emergere più chiari i contorni ed i limiti dei nuovi protagonisti o, meglio, delle forze che li sostengono.
Lo scenario politico fino allora definito dal binomio Burlando-Scajola non si è ancora ricomposto: si attende l’esito del lavoro del commissario PD a Genova e il riassetto del centrodestra in cui – per lo meno nel Ponente ligure – avrà ancora un ruolo determinante Claudio Scajola. Per chi come noi crede nel lavoro della Magistratura, bisogna saper accettare le evidenze e tenere conto delle conclusioni che hanno demolito gran parte delle accuse. Nel caso di Sanremo, la magistratura dirà se il lavoro fatto dalla GdF nell’operazione Stakanov farà la fine delle accuse rivolte a Claudio Scajola, oppure prenderà un’altra strada. Intanto, possiamo fare un esame del caso Sanremo e sollevare alcuni interrogativi che la stampa non ha fatto emergere, se non con qualche accenno. Cantone ha sorpreso per essersi sbilanciato a dire che “Roma non ha gli anticorpi”, rispetto a “Milano tornata a essere capitale morale”. Ambedue le affermazioni possono essere considerate azzardate, se non gratuite, da molti. Ma questo ci aiuta per Sanremo. Le considerazioni fatte sin qui ci agevolano a entrare nel merito del comportamento di gran parte dei dipendenti del Comune di Sanremo, tenendo presente che l’argomento potrebbe riguardare anche i dipendenti di Imperia, Savona e Genova e degli enti pubblici e municipalizzate in generale. Le coordinate di questo quadro sono date dallo scenario politico e dal DNA delle strutture esaminate, che si è formato nei molti decenni passati. In questo scenario si sono saldati rapporti politici e rapporti sindacali del tutto specifici, che hanno costituito una sorta di “barriera corallina” utilizzata da chi lavora in queste organizzazioni per impedire incursioni riformatrici. L’esito dell’operazione Stakanov ci fa vedere innanzitutto la sorpresa dei Dipendenti del Comune di Sanremo che – data la certezza di essere protetti dalla barriera corallina – mai avrebbero potuto immaginare la presenza di un “occhio magico” che avrebbe messo in piazza i loro comportamenti. Un po’ come lo sconcerto degli americani quanto gli aerei sono piombati dentro le torri gemelle o nel cortile del Pentagono. I tentativi di mettere alle corde i comportamenti lassisti negli enti pubblici sono sempre stati fermati con interventi sindacali e politici di vario segno, capaci di bloccare ogni intervento. Questo ha scoraggiato nel corso dei decenni chi voleva forzare la “barriera corallina”, sicuro che ne sarebbe uscito malconcio. Ne sa qualcosa Brunetta che da ministro per le riforme della PA aveva voluto varare norme per rendere più efficiente la PA e dare maggiore trasparenza. La stessa PA ha aggirato le norme, dando attuazione alla trasparenza in modo grottesco, con pagine insignificanti sul sito dei vari Comuni, in cui le notizie pubblicate sono parziali e/o incomprensibili: andate a vedere cosa pubblicano i Comuni sull’assenteismo e quanto sono inutili e tardive! La sorpresa dei dipendenti del Comune di Sanremo va esaminata insieme alla serenità serafica del Sindaco Biancheri, il quale ha detto di essere stato messo al corrente dell’indagine e pertanto negli ultimi due anni non era voluto intervenire per non inquinare le registrazioni che la GdF aveva messo in atto. Bisogna dire che Biancheri sia un Sindaco davvero fortunato! Gli scoppia in casa lo scandalo di livello nazionale, ma lui ne esce immune. Un po’ come chi si salva perchè aveva perso l’aereo precipitato. E’ vero che non basta essere bravi, ma bisogna anche essere fortunati. Chi sta piangendo sono i dirigenti del Comune di Sanremo che per lunghi anni sono stati a capo dei dipendenti, tollerandone – obtorto collo – le deviazioni comportamentali cui era illusorio opporsi, pena mettersi tutti contro: dipendenti, sindacati, politici.
Ma anche questi poveri dirigenti hanno fatto affidamento sulla “barriera corallina” che – proteggendo i dipendenti – avrebbe protetto anche loro. Lasciamoli, dunque, riprendere dalla shock e smettiamola di gufare. Alla fine il rimedio allo scandalo dovrà essere affidato alla loro professionalità, ammesso che ci sia. Questo lo si vedrà strada facendo. Invece, chi proprio non poteva uscire indenne da questa vicenda era il dirigente del personale, Renato Bergonzi. Si tratta senz’altro di persona degna di stima, giacché ha dimostrato di saper fare un rapido esame della sua situazione e di giungere alla giusta decisione di dimettersi. Infatti, nell’elenco dei 198 dipendenti indagati, si osservano dipendenti dell’Ufficio Personale e dell’Ufficio Turismo a lui affidati: questo dimostra che controllori e controllati seguivano le stesse regole deviate. Dunque non si poteva affidare a questo dirigente il ruolo di “normalizzatore”, avendo lui perso la credibilità. Il Sindaco Biancheri ha fatto un passo falso nel dire che si è prodigato per convincere questo dirigente a ritirare le dimissioni. Speriamo abbia qualcuno intorno a lui in grado di guidarlo meglio nei prossimi mesi, in cui dovrà riformare le regole – soprattutto quelle non scritte – che guidano il comportamento dei dipendenti. Il lavoro maggiore dovrà essere nella direzione di stimolare la produzione di anticorpi capaci di annientare i batteri del “vivi e lascia vivere” che oggi infettano tutta la PA. Infezione che riguarda i dipendenti non indagati, se è vero che per lunghi anni i comportamenti anomali sono avvenuti sotto gli occhi di tutti e nel silenzio generale. Silenzio che ha riguardato anche i rappresentali sindacali interni, ora chiamati a decidere cosa fare. Guardiamo ora il caso più citato del vigile che timbrava in mutande perché a qualche metro dall’abitazione. La regola è di entrare in servizio vestiti e di uscire vestiti. Non regge la scusa di una timbratura in mutande per l’urgenza di un intervento, presupponendo che il vigile non sia partito senza vestirsi. Ma allora, perché non timbrare dopo essersi vestito? Ancor meno regge in mancanza di urgenza. Cantone ha purtroppo fatto su Sanremo un’affermazione a vanvera, dicendo che bisognerà graduare i 198 casi, essendo diverso chi esce per andare fare la spesa da chi esce per andare a fare canottaggio. Se le regole sono di fare la timbratura e queste non sono rispettate, la violazione in sé deve essere sanzionata a prescindere dalla durata dell’assenza.
Qui è in gioco la “lealtà” del lavoratore rispetto alle norme e di conseguenza la fiducia del datore di lavoro. Un po’ come dire che per un furto dovrei graduare la pena rispetto all’importo rubato. Invece, se uno ruba, a prescindere dall’importo, il furto può essere causa di licenziamento! E il GIP ha parlato di “ladri di stipendio”. Vediamo come l’attenzione dell’opinione pubblica evolverà nei prossimi mesi e anni, purtroppo necessari per arrivare a una conclusione. Purtroppo i media non hanno la necessaria resistenza a seguire il caso per intero, con il rischio di far perdere di vista tutti i passaggi successivi, nei quali si manifestano le vie di fuga. E’ indubbio che il caso di Sanremo sarà di stimolo agli altri Comuni della Regione ma anche ai politici e ai sindacati, per ora trinceratisi dietro la frase “abbiamo fiducia nella magistratura”, un ottimo salvagente per non affogare. Ma il rischio di bere rimane! Speriamo comunque che la barriera corallina costruita in decenni di battaglie corporative debba essere smantellata e distrutta, oppure diventare un reperto museale per poterla mostrare ai nipotini e dire loro “come era bello lavorare nella PA quando il nonno era in servizio”.
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