A Ponti di Pornassio a ricordo del Giubileo

Trucioli pubblica sedici immagini della ricorrenza voluta da don Drago
A Ponti di Pornassio 4 comuni e 5 parrocchie a ricordo del Giubileo
Il vescovo, sindaci, parroci, confraternite, cantorie, la processione
Tra fede e tradizione, la tenacia di popolazioni indigene in estinzione

Trucioli pubblica sedici immagini della ricorrenza voluta da don Drago
A Ponti di Pornassio 4 comuni e 5 parrocchie a ricordo del Giubileo
Il vescovo, sindaci, parroci, confraternite, cantorie, la processione
Tra fede e tradizione, la tenacia di popolazioni indigene in estinzione

Ponti di Pornassio – Anche le tradizioni religiose sono a rischio estinzione nelle vallate dell’entroterra. Esse rappresentano uno degli ultimi baluardi allo svuotamento della civiltà silvo-pastorale dei nostri avi. Unitamente alla devozione, alla fede.

La parrocchia e la chiesa come centro di aggregazione, di incontro, di comunione delle anime e dei credenti. Per quanti anni assisteremo ancora alle processioni, venendo persino a mancare, oltre ai parroci, anche i “camalli”? Le spalle in grado reggere le statue più pesanti, rappresentative, prestigiose. Vere opere d’arte.

Conseguenze pratiche? Le processioni si fanno più rare, diminuisce il numero delle statue (portate a spalla), si accorcia il percorso. Chi ha avuto la fortuna di conoscere altri periodi, ricorda forse con nostalgia la solennità, l’attesa, il grande evento che accomunava l’intera popolazione, segnava la data delle più importanti ricorrenze. Non solo per i festeggiamenti del Santo Patrono. Erano vigilie e giorni di festa per tutti. Occasione di attrazione, quando non esistevano le sagre e la festa religiosa era l’unico richiamo, con la fiera del paese.

Una premessa per introdurre la cronaca di una domenica mattina fuori dal comune, da album dei ricordi, nella frazione Ponti di Pornassio. L’11 luglio scorso. Un migliaio di persone si sono ritrovate a dieci anni dal solenne Giubileo del 2000.

A dieci anni, l’appuntamento-incontro è stato proposto ed organizzato dal parroco di Pornassio, don Francesco Drago, con la collaborazione del parroco di Cosio e Mendatica, don Lourdu Ratu.

Nell’ultimo Giubileo, don Drago aveva chiesto che oltre al Santuario di Rezzo, scelto dal vescovo, le quattro parrocchie che allora reggeva celebrassero la ricorrenza a Ponti di Pornassio, con il suo Santuario.

Cosi è nata l’iniziativa che ha visto la partecipazione dei Comuni di Pornassio, Mendatica, Montegrosso, Cosio D’Arroscia, con le rispettive comunità parrocchiali, e l’aggiunta di Acquetico, frazione di Pieve di Teco.

Presenti i sindaci Raffaele Guglierame, Piero Pelassa, Giuliano Maglio, Danil Antonio Gravagno. L’ex parlamentare Vittorio Adolfo, l’assessore provinciale Alberto Bellotti, l’assessore Gianfranco Gaggero del Comune di Imperia (natali a Pornassio). Solo per citarne alcuni, ma la rappresentanza era numerosa.

Con loro ciò che resta delle affascinanti e gloriose Confraternite. A testimonianza di quei valori sui quali si è fondata, attraverso i secoli, la vita delle comunità. E che vengono riproposte all’attenzione degli uomini di oggi.

Pubblichiamo sedici immagine fotografiche, tra le più significative della mattinata. Istantanee riprese durante la celebrazione della Santa Messa, officiata dal vescovo della diocesi di Albenga-Imperia, Mario Oliveri.

Cerimonia solenne, suggestiva, con le ottime cantorie riunite, a cui è seguita una breve processione nel prato-parco. Tra momenti di intenso raccoglimento, canti sacri e preghiere. La “coreografica” sfilata delle statue-simbolo che ogni paese dell’alta Valle Arroscia ha voluto rappresentare.

Statue, precedute o seguite dalle confraternite, dai crocifissi, dai gonfaloni.

Nei secoli passati queste celebrazioni erano il fulcro della ricorrenze annuali. Per adulti e bambini, per l’intera famiglia.

Oggi solo la tenacia degli ultimi indigeni riesce a mitigare l’abbandono di tutto ciò che tramanda la storia. A colmare vuoti e desolazione di “paesi fantasma” per molti mesi all’anno. Che fanno richiamo in occasioni e periodi sempre più ristretti. Con gli ultimi anziani che si portano dietro le testimonianze di un passato ormai irrecuperabile.

Resti almeno, oltre al fascino immutato ed impreziosito del paesaggio, dell’aria e di acqua salubri, il lumicino della memoria. Oltre al ritorno saltuario nella terra natia di chi è immigrato alla ricerca di fortuna. Con figli, nipoti e pronipoti ai quali tramandare virtù e tradizioni. Per amare ancora di più la terra, intrisa di sudori, dei loro antenati.

Ai nostri giorni si vive confusi e disorientati, così poco legati alle coordinate spaziali e temporali della vita di chi ci ha preceduto. E ci fa riflettere sulla linea che unisce il presente ed il passato. Dare dei contenuti alla propria specifica realtà, apprezzare la cultura montana, fatta di semplici e povere cose. E tanto orgoglio.

R.S.

  

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