“A Campanassa” de anchêu

“A Campanassa” de anchêu 
Assemblea con pochi soci quasi che si tenda ad evitare la maggiore partecipazione, ma soprattutto per evitare che le possibili lagnanze di alcuni soci possano diffondersi tra gli associati

   “A Campanassa” de anchêu 

  Il pomeriggio di venerdì 19 ottobre 2018 si è tenuta l’Assemblea Generale dei soci della “A Campanassa”.

In precedenza, con lettera, era stato fatto presente al presidente che, per ottenere una più larga partecipazione di soci, sarebbe stato preferibile tornare alla antica consuetudine di convocare il massimo organo dell’Associazione la mattina di domenica (quando il salone delle riunioni era stracolmo di partecipanti), ma l’auspicio non ha trovato seguito di sorta, né motivazione alcuna da parte dei dirigenti per disattenderlo.

Il risultato – per l’assemblea sopra citata – è stato quello ampiamente previsto: la presenza di pochi soci, prevalentemente costituiti dagli “addetti ai lavori”, quasi che si tenda ad evitare la maggiore partecipazione, ma soprattutto per evitare che le possibili lagnanze di alcuni soci possano diffondersi tra gli associati.

 


L’inno nazionale – che tutti i veri italiani apprezzano quale simbolo di valori che si riassumono nella tradizione patriottica e nella Costituzione repubblicana – suonato prima di dare corso alla riunione, riduce ulteriormente lo spazio, dopo le relazioni e comunicazioni degli organi statutari, concesso ai soci per i loro interventi, con una discussione che fatalmente si riduce fino ad annullarsi, in conformità di una originale interpretazione corrente della democrazia quale debita informazione degli indirizzi dei gruppi dirigenti.

  

Ma il dissenso sulla scelta della giornata infrasettimanale diventa severo riguardo al mese: attendere ottobre significa arroganza e disprezzo nei confronti dei soci! All’Assemblea Generale viene dato rendiconto dell’attività svolta nell’anno decorso e sottoposto al giudizio dei soci che – loro e solo loro – lo giudicano e se ritenuto corretto lo approvano a maggioranza o all’unanimità; infine veniva sottoposto a giudizio il programma a venire: arrivare quasi a fine anno di esercizio non è corretto ed ammissibile.

Nel futuro anno 2019, quando anche verranno indette le elezioni per il rinnovo delle cariche sociali, si attenderà ancora un po’ per guadagnare un anno di mandato?  

Contrariamente a buone consuetudini del passato, nessun ricordo è stato manifestato dall’Assemblea per i soci defunti, molti dei quali hanno tributato alla Società non solo la loro adesione, ma la appassionata attività per le molteplici attività associative.

E’ mancato, persino, il caloroso intermezzo della consegna dei diplomi e distintivi ai soci “magnifeghi”, con anzianità di almeno 25 anni (mancano?).

Il tutto – forse – per rendere più razionale ed essenziale la riunione, prescindendo da ogni altro rapporto tra i soci, non strettamente necessario ai pochi e formali adempimenti statutari.

 

L’attuale Presidente Dante Mirenghi

 

Dalla relazione del tesoriere:

Appare una voce per “spese legali”, senza altre spiegazioni, inducendo a ritenere che non siano sufficienti gli “Uomini di pace” per regolare controversie tra soci, oppure che esistano contenziosi dei quali non è necessario fornire notizia ai soci.  Quanto diverso dall’epoca in cui – del tutto GRATUITAMENE – il compianto avv. Tito Signorile prestava (ben due volte) la propria attività professionale a favore della Associazione, l’impresa Fratelli Frumento realizzava i servizi igienici della sede, ed altri savonesi di nascita o di adozione si prodigavano per “A Campanassa”, come gli artigiani fratelli Militano, la ditta Tedde, la Carmelo Noli, Maria Zino quale costumista, le Sorelle Auxilia, oltre alla ex Cassa di Risparmio di Savona, la Banca Popolare di Novara, la ditta Farfazi, l’Acquedotto di Savona, Fulvio Lori (che impersonò per tanti anni la maschera ‘Cicciolin’ a proprie esclusive spese), il comm. Picciocchi (che sostituì tutte le lampadine del Palazzo della Anziania), i fratelli Toscano, gli eredi Pippo e Costantino Barile, che donarono molti pregevoli arredi e la biblioteca di casa alla nostra Associazione, il Comando prov. Vigili del Fuoco, che intervenne con la sua autoscala, i fratelli Zunini, le eredi dell’architetto Marcello Fusconi che donarono il pianoforte a coda che ancora arricchisce la sede sociale, Giovanna Leone, che donò la sua collezione di opere d’arte, il cui realizzo fruttò ben ottanta milioni di lire alla “A Campanassa” (quanta … ‘acqua passata sotto i ponti’, se da tanto attivo siamo giunti al passivo di E. 6.078,00 !!!).

Certo: era lo “spirito di appartenenza” che ispirava i soci, ma esso deve essere creato e curato da parte dei dirigenti, come di certo NON è avvenuto negli ultimi anni.

 

Si indica, quale prospettiva di “destinazione dell’avanzo di gestione dell’esercizio 2017”, di “portarlo a parziale copertura delle perdite di esercizio degli anni precedenti”

Quanta differenza dell’epoca in cui il rendiconto finanziario de’ “A Campanassa” veniva discusso quasi voce per voce, ai fini delle migliori e programmate opportunità future!!!

Nessun cenno è stato fatto del ruolo svolto da “A Campanassa” nella Consulta Ligure (composta ora di circa cinquanta associazioni locali dislocate lungo l’arco della intera Regione, della quale la nostra associazione fu anche fondatrice) , forse per tacere delle molte assenze del rappresentante de’ “A Campanassa” dalle riunioni delle assemblee e della Giunta Esecutiva di quella associazione.

 


 

Nessuna comunicazione è stata fatta:

1 – degli avvicendamenti avvenuti nel Consiglio Grande di consiglieri dimissionari e delle cariche da loro ricoperte nella Associazione, con indicazione delle “cause” di quelle ‘dimissioni’(se note, od almeno “per quanto note al direttivo”);

 

2 – del funzionamento della biblioteca sociale, ma soprattutto se essa è ancora a disposizione di studenti e studiosi, almeno due volte alla settimana, com’era in precedenza.

 

Tanti “obiter dictum” come avrebbero detto i nostri Padri, o troppi “silenzi” da questa Associazione che dovrebbe essere il cuore palpitante della Città di Colombo, di Leon Pancaldo, di Chiabrera, di Ambrogio Aonzo, di Beppin da Cà, dei “cicciulée”, della Torretta.

Quindi, per evitare discussioni sulla facoltà di parlare e di parlare di tutto, con gli “isterismi” verificatisi nell’Assemblea del 2017, pare consigliabile affidarsi alla modernità dei silenti sistemi informatici.

 

Rocco Peluffo

 

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