Le anime belle

Le anime belle

Le anime belle

C’è qualcos’altro che danneggia questo Paese, che gli toglie le speranze, che si infiltra come sabbiolina nel meccanismo, già pesantissimo e fatto funzionare in pochi, di chi vorrebbe cambiare le cose e riscattarci?

C’è chi lavora alacremente per lo status quo, ma non lo ammetterebbe mai, lo fa veramente “ a sua insaputa”, convinto del contrario, convinto magari di essere portatore di valori sublimi e sacrosanti?

C’è. Ci sono. Sono tanti, purtroppo. E altrettanto purtroppo, hanno meno speranze di essere convertiti a migliori  propositi di chiunque altro, di tutti quelli meno “ideologizzati”, che toccano con mano la delusione di idee o partiti, e concretamente si attivano, o almeno acquisiscono la consapevolezza di dover cambiare completamente prospettiva.

Io li chiamo “le anime belle”. Te li ritrovi spesso, al bar, per strada, nelle discussioni, nelle code, ma ancor più sui media e in rete, al netto, ovviamente, di provocatori, abili dialettici, emissari  e troll di varie specie.

A differenza di questi, a loro si può riconoscere la presunzione di buona fede. Ma l’effetto non è minore, anzi, ben peggiore. Perché la malafede a volte si ritira in buon ordine, a volte cambia idea, sia pure per interesse. La pura fede, invece, spesso si fa cieca e sorda a ogni logica ed evidenza, e se la prende ferocemente con chi addita i problemi, anziché con chi li ha causati.

Loro, nei secoli fedeli. A volte fedeli a qualcosa che non esiste più, ha perso di significato o è pallido simulacro di un tempo. O peggio, fedeli di un simbolo strumentalizzato, stravolto, cinicamente sbandierato. Senza saperlo, si prestano al gioco.

Brave persone, le anime belle, a volte. Spesso, un po’ ingenui. Altre volte, egocentrici e un filino presuntuosi. Come gli intellettuali che ti fanno dei pipponi chilometrici… oh, scusate, son volgare, che volete farci. Intendevo: che si profondono in dotte spiegazioni su ogni tremor di baffo di D’Alema, per dirci quanto è complicata la politica, astrusa scienza di misteriosi equilibri alchemici ignoti al volgo. Quando basterebbe partire dai semplici bisogni delle persone. Ammettere che ci sono pesanti interessi incrociati, in questa classe politica, molti non leciti, e ombre vere e proprie del passato. Se non li andiamo a stanare, se non ripuliamo almeno un po’ dal marcio peggiore, che è cresciuto e si è rigenerato dai tempi di tangentopoli, non si potrà ricostruire niente; per quanto ci siano politici che, all’interno dei partiti, mantengono un minimo di buona fede e buona volontà, saranno fagocitati o schiacciati. Non c’è scampo.

La maggior parte non sono giovani.  Continuano nonostante tutto a credere ai media, alle tv e ai giornali che recitano lo stesso sonetto ammaestrato. Anche di fronte ai fatti, la più sgomenta incredulità è la risposta. O il rifiuto mentale, all’idea di essere stati presi in giro per una vita.

Molte sono donne, ahimé. Femministe e di sinistra. Radical chic e radical snob. Grillo non gode di grande popolarità, nel pubblico femminile. Urla, suda, inveisce. Basta questo per catalogarlo. Hanno creduto alla tv che lo mostrava sbraitante e non ci hanno pensato più. Tanto basta, per rifiutare ed etichettare. Non  occorrono analisi più approfondite.  Te le ritrovi, queste signore, a far sprezzanti e lapidari commenti anti Grillo sui social network. Mai entrare un filino nel merito. Mai discutere di argomenti concreti. Loro sanno, a prescindere. Loro sentenziano. Loro non si abbassano a dialogare e capire le ragioni altrui.


Volgare, qualunquista, maschilista, fascista. Pari pari alla Lega e all’odiato arcoriano. Gli han messo questa etichetta fin dai tempi del primo V-day, quando nessuno si è soffermato sui contenuti, 350000 firme raccolte in un giorno, una legge per ripristinare le preferenze e cacciare i condannati dal Parlamento, proposta peraltro sprezzantemente ignorata.

Tanto ora Grillo è diventato “quello del porcellum”. Basta poco, a cancellare i fatti in nome delle opinioni. Basta pochissimo, per la memoria corta di questo Paese.

La forma per loro prevale sempre sulla sostanza. Amano superciliosi cicisbei dal ditino alzato e il sottogola di pizzo. Quelli sì, raffinati intellettuali. Ogni parola una perla. Un sorriso, uno sguardo, un ammiccamento. Del tipo: fra noi ci capiamo. Amano i cantori del nulla perbenino alla Fazio.  Amano solo i politici sobri, misurati. Come Monti. Come Letta. Come il Presidente. Che dicono cose molto sobrie e molto sagge. E’ un sollievo ascoltarli in tv, dopo i rozzi berlusconiani ( coi quali governano. Ma son quisquilie. L’indignazione non si sofferma su simili minuzie prive di significato.) A dire il vero questi  ti fanno intravedere, sorridendo con pacatezza, prospettive che farebbero tremare i polsi a Belzebù. Raccontano impuniti e compunti le più grossolane falsità. Ma che importa? Almeno sono educati.

Però succede un fenomeno nuovo: ogni tanto, di recente, di fronte ai loro altarini scoperti, anche questi signori educati trascendono, perdono il controllo, hanno moti di stizza improvvisi, reagiscono come bambini viziati non abituati a essere contraddetti, minacciano, offendono, fanno battute sprezzanti fuori luogo.

Se ne accorgeranno, le anime belle? Si soffermeranno un attimo a riflettere su questa stranezza? Macché. Non c’è da sperarci.

Si sono nutrite del paradosso di questi anni. In tv, caciara a tutto andare, prepotenza, arroganza, voci sovrapposte. Fuori, guai a chi protesta. Guai a chi contesta o si ribella. Li minaccia il ditino alzato dei tipi dal sottogola di pizzo. La par condicio dei miei stivali, perfetto alibi per soffocare il dissenso e mettere sullo stesso piano colpevoli e innocenti, giudici e delinquenti, guardie e ladri, ragioni e torti. 

Non si fa, ecco. Bisogna attenersi alle normali regole democratiche. Quelle stesse che dall’alto  vengono violate un giorno sì e l’altro pure. Ma non importa. Tu privato cittadino, per quanto vessato, umiliato, privato dei diritti, non hai diritto di trascendere. Neppure un improperio, figurarsi urlare in piazza.  Se no sei volgare, sei minaccioso, sei terrorista e qualunquista. Passi dalla parte del torto. E non c’è provocazione che tenga. Sopportare, sobriamente, lamentandosi in modo sommesso. Così si fa. Così si rimane nel solco progressista del cambiamento democratico.

A volte sono più di sinistra, le anime belle. Sono d’accordo su tutta la linea con i movimenti di protesta,  ma all’ultimo devono infilarci una battuta, un distinguo, un attacco permaloso, un patetico “noi c’eravamo prima”. E se c’eravate prima, non potevate far di più e meglio, con più coerenza e coraggio? O sarà un caso, una fatalità della sorte ria,  se siete ridotti al lumicino e non vi risollevate neppure col paranco?

Sono alla supponenza, alla superiorità dell’ideale presunto, al paternalismo non richiesto. Anche qui, la forma, in questo caso la struttura, l’ideologia, prevale sulla sostanza.

E poi c’è la perla, il piddino deluso. Il suo partito, neanche a dirlo, gli fa schifo.

Magari ha votato M5*, per protesta. O più probabilmente, ha pensato di farlo, mettendo sempre la crocetta sul suo simbolino rossoverde. Però solo per averlo pensato un attimo, è passato di diritto allo status di grillino deluso.

Ha molto, moltissimo da recriminare, frustrato e furibondo. Col PD? Macchè! Col M5*.

Nella sua idea, doveva diventare una sorta di vice PD, salvare il partito amato-odiato dall’abisso.

Essere psicanalista, badante, confessore del PD. Trasformarlo in quello che per gli elettori  doveva essere, ma non è e non è mai stato.


Non vogliono sentire ragioni. Il PD è sempre più allo sbando? Ha tradito completamente ogni punto del suo programma? Governa d’amore e d’accordo col centro (che peraltro voleva anche prima delle elezioni) e con la destra berlusconiana, in nome dell’Europa, del liberismo selvaggio, delle banche e della finanza, spremendo e salassando i cittadini e non tagliando né le grandi opere, né le spese militari, né i privilegi, né i mostruosi finanziamenti ai partiti?

Colpa dei grillini cattivoni, che non li hanno salvati da loro stessi. 

I grillini hanno offerto loro Rodotà, e han preferito un Napolitano bis d’intesa col B e il centro? Niente, non è una prova. Era un bluff, una trappola grillina. Loro sapevano che offrire un candidato decente li avrebbe portati allo scoperto, e quindi l’hanno fatto apposta, ecco. Ma noi li abbiamo sgamati, i veri colpevoli.

E giù odio feroce per i cattivi, i diabolici grillini. Responsabili persino in modo retroattivo, di tutte le nefandezze accumulate in un ventennio, ben prima che loro si affacciassero sulla scena politica.

Voltando pagina imperterrite, le anime belle continuano ad aggrapparsi,   per sperare, a un impalpabile  Civati, dalla sobria indignazione che lo porta a dissentire a parole ma non nel voto,  o persino a un nulla totale e pericoloso vuoto che inghiotte, come Renzi.

Non dimenticandosi, ogni tanto, di stigmatizzare, al meglio di sorridere con indulgente superiorità (quella del più totale pluriennale  recidivo fallimento di una sinistra che si riscontri nell’orbe terraqueo?), di sentenziare uno sprezzante “io l’avevo detto”, per ogni minimo singolo errore dei pentastellati, comprensibile essendo essi umani inesperti caricati di pesi insostenibili sotto indicibile stress.

Alla bisogna, sono pronti a raccogliersi sotto lo stendardo impolverato di ideali nobilissimi, la resistenza, gli immigrati, la Costituzione, l’anti razzismo, l’anti omofobia, l’uguaglianza dei generi…

A mettersi al servizio di chi li agita in modo interessato, dopo averli distrutti e calpestati, ma pretendendo di esserne sempre e comunque  il custode e il sacro depositario, per diritto divino.

A marciare contro gli infedeli, i sacrileghi. Contro quelli che possono anche difendere certi principi nei fatti, con gesti concreti,  con molta più iniziativa e coraggio dei politici invischiati in  mille compromessi, ma che comunque rimarranno a prescindere gli altri, gli esterni, a cui niente è riconosciuto e tutto è negato e da dimostrare.

Sapete cosa vi dico, anime belle mie care? Che sono stufa di discutere con voi.


Stufa di essere nel novero dei paria, dei parvenu, dei trovatelli, dei caninchiesa appena tollerati, che devono sempre giustificarsi, sempre essere messi alla prova, sempre meritarsi non si sa bene che, sempre farsi perdonare non si sa bene cosa.  Degli eterni adolescenti del pensiero che devono affidarsi agli adulti, essere umili e rispettosi,  scherniti se pretendono di fare i  maggiorenni.

Per la nostra passione democratica, la nostra buona fede ed educazione, ci siamo affannati a spiegare, a raccontare, a illustrare con prove, fatti, teorie, a farci accettare, a metterci in discussione, a dialogare con tutti.  Perdendoci tempo, energie, fiato. Rincorrendo obiezioni e accuse, in posizione di continua inferiorità e spreco di risorse. Spesso, per niente.

Ma adesso basta. Basta con la “presunzione di colpevolezza” , con il peccato originale, con la macchia di non essere come voi, incasellati, ostinatamente, etichettati, inquadrati.

Siamo cittadini che si impegnano, seriamente. Abbiamo una dignità, e chiediamo ci sia riconosciuta.

Vogliamo essere accettati per quel che siamo, essere trattati da pari a pari, e rispettare chi ci rispetta, non chi pretende rispetto a prescindere, in nome di autorità e simboli che da tempo sono stati sviliti nei fatti. Vogliamo essere giudicati per il nostro operato, e basta.

E se inorridirete, se lancerete anatemi, se ci attaccherete, pazienza. Tanto, l’avreste fatto comunque.

E sapete una cosa?

Come diceva De André: anche se vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti. Lo siete da un bel po’, e non lo sapete. Ma ancor più ora,   chi in qualche modo e misura difende questi indifendibili, è responsabile di quel che gli succede e che ci succede.  Molto, ma molto più di noi, che almeno ci proviamo, con tutte le nostre misere risorse, a cambiare nel profondo questo Paese sempre più alla deriva.

Sappiatelo. E provate almeno a  pensarci.

Milena Debenedetti

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