SOPRAVVISSUTI

 
SOPRAVVISSUTI
Fermare lo sfacelo in cui versa il territorio e  fare presto
perché non si perda la speranza: quella dei sopravvissuti.

 

SOPRAVVISSUTI.

Siamo i sopravvissuti.

 Sopravvissuti a decenni di emissioni in atmosfera, di mixer dannosi alla salute di qualsiasi essere vivente: metalli pesanti, anidride solforosa, polveri sottili e ultrasottili che, per troppe persone, sono state fatali.

Sopravvissuti a decenni di mancate responsabilità, di scaricabarile, di alibi strumentali, sbandierati proprio da chi alibi non avrebbe dovuto cercarne.

Da chi, a Vado e non solo, aveva il dovere di denunciare una situazione insostenibile: un danno ambientale pari a quello dell’ Ilva, o a quello della più nota e vicina Acna.

Siamo i sopravvissuti a una guerra dolorosa che ha visto migliaia di morti, con una singolare aggravante.

In questa guerra non esiste un fronte e coloro che stanno al di qua e al di là hanno spesso connotazioni indefinite. Sembrano talvolta prendere posizioni di un tipo per poi far trarre vantaggi proprio a chi dovrebbe esserne indebolito.

Chi dovrebbe tutelare l’ambiente dal punto di vista politico, sul fronte, dovrebbe avere una posizione chiara e certa, invece di esprimere titubanze sulla veridicità dei dati riguardanti l’inquinamento, creando gravi indebolimenti alla causa di chi sta conducendo da anni una battaglia faticosa e costosa.

Chi dovrebbe tutelare la salute dei lavoratori accetta baratti moralmente mediocri con chi ha come unica finalità il profitto sopra di tutto e di tutti.

Non c’è spazio per le idee in questa guerra, dove il campionario di morti e malati si allunga ogni giorno, dove i rischi sono per tutti e i sopravvissuti vivono spesso inconsapevolmente la loro situazione di sopravvissuti.

E intanto, mentre si cerca un nesso che leghi le emissioni inquinanti e le morti, mentre si sprecano tempo e parole sulla dimostrabilità di chi provochi tanta morte e malattie, si allarga la schiera di famiglie bersagliate da almeno un parente colpito da un tumore, da un ictus o da un infarto prematuro.

Ognuno di noi sa di vivere sull’orlo di un precipizio, su una voragine: un vuoto creato dalle colpevoli collusioni e dalla criminale imperizia della politica passata. Un colpevole vuoto aggravato da quella attuale.

Difficile come sempre, trovare precise responsabilità, politiche, penali, ambientali ma oggi è più che mai necessario fermare questa inesorabile caduta e riparare il danno ambientale.


 

La direttiva europea istituisce un quadro di responsabilità ambientale basato sul principio “chi inquina paga” per riparare i danni ambientali e qui è urgente una riparazione che non si configura certo nell’ampliamento della centrale a carbone.

Non bisogna essere necessariamente un magistrato o uno scienziato per capire che ,  a Vado , si sono compiuti tutti i danni ambientali configurati nella stessa direttiva europea

– danni, diretti o indiretti, arrecati all’ambiente acquatico coperti dalla legislazione comunitaria in materia di gestione delle acque;

– i danni, diretti o indiretti, arrecati alle specie e agli habitat naturali protetti a livello comunitario

– la contaminazione, diretta o indiretta, dei terreni che crea un rischio significativo per la salute umana.

Tutti sanno, soprattutto i sopravvissuti e quindi risulta alquanto paradossale cercare ancora di stabilire un rapporto di causalità tra il danno ambientale e le emissioni della centrale. Mille morti sopra la media impongono di non perdere tempo.

Ognuno di noi, d’altronde, sa che dietro i proclami e le chiacchiere non c’è nulla. Non c’è nessun carbone pulito, non c’è nessun abbattimento di emissioni nocive in atmosfera, non c’è nessuna diminuzione d’inquinanti, non c’è nessun aumento di posti di lavoro e di “crescita” e sviluppo per il territorio: c’è solo la paura che tutto resti come prima se non peggio.

L’ultimo gioco al massacro, fatto di comunicati della Tirreno Power dove si continua con insistenza a sostenere che l’aria del savonese è pulita, di comunicati del Sindacato che dichiara la sua convinzione che dietro l’ampliamento ci sarà un miglioramento per l’aria e per il lavoro dei savonesi, di comunicati dei movimenti ambientalisti che con dati alla mano sostengono la pericolosità dell’impianto e la necessità di stoppare il carbone, di comunicati di Legambiente che farnetica ancora su un referendum, di comunicati di assessori “verdi” che mostrano pericolose e inspiegabili  incrinature, non ha visto vincitori.

Anche la lentezza con cui la Procura di Savona sta conducendo la sua azione di verifica sulle condizioni di questo ennesimo disastro ambientale italiano, aggiunge difficoltà a una seria e concreta conclusione di tutta questa vicenda.

Forse qualcuno spera e crede che non si concluda mai.

 La contaminazione delle coscienze ha prodotto ipocrisia e arrivismi indefinibili in una battaglia anomala e forse proprio per questo indefinita, dove non ci sono parti politiche avverse. Destra e sinistra giocano sullo stesso tavolo, la stessa partita, mentre dall’altra parte c’è la gente, quella che si batte solo per una migliore qualità della vita, che non abbia un colore politico ma solo il colore dell’aria e dell’acqua pulite.

Siamo i sopravvissuti a una battaglia infinita, quella che combattiamo ognuno a suo modo per la libertà di vivere dove i meno consapevoli cercano consolazione altrove, dando chiavi di lettura molteplici e fantasiose che spesso rasentano i discorsi da spiaggia.

Ma anche per loro una cosa è certa: nella provincia di Savona, e non solo dal punto di vista della produzione  energetica, si sono persi troppi appuntamenti col futuro.

Adesso non si possono curare più i “disturbi” del territorio ma fermare lo sfacelo in cui versa e bisogna fare presto perché non si perda la speranza: quella dei sopravvissuti.

 

    ANTONIA BRIUGLIA

       

Il servizio del TGR settimanale di RAI3 sulla centrale Tirreno Power di Vado…GUARDA
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