CINEMA: Gravity

 
RUBRICA SETTIMANALE DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
Al cinema nell’ottobre 2013
Gravity

RUBRICA SETTIMANALE DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
Al cinema nell’ottobre 2013
Gravity

Titolo Originale: GRAVITY

Regia: Alfonso Cuaron

Interpreti: Sandra Bullock, George Clooney, Ed Harris, Orto Ignatiussen, Phaldut Sharma

Durata: h 1.32

Nazionalità: USA, Gran Bretagna 2013

Genere: fantascienza

Al cinema nell’Ottobre 2013

Recensione di Biagio Giordano

Gli astronauti, dottoressa Ryan Stone (Sandra Bullock) e il responsabile della missione Matt Kowalsky (George Clooney), portati in orbita intorno alla terra dallo Shuttle  lavorano ad alcune riparazioni esterne del gigantesco telescopio Hubble, quando all’improvviso viene loro comunicato dalla base terrestre di Huston che la collisione tra due veicoli in orbita, poco distanti,  farà transitare nella loro zona  una miriadi di rottami ad alta velocità.

La collisione tra i resti dei veicoli in orbita e gli astronauti sarà devastante? Si riuscirà a portare a termine la missione?


Film in 3d molto originale, per forma e contenuti. Molto curata, all’interno della bellissima scenografia, la parte più dettagliata della vita nello spazio nelle condizioni di normale attività degli astronauti e di emergenza, come le inedite meravigliose prospettive visive, la profondità di campo così suggestiva e idonea al 3D,  i particolari sonori e meccanici delle lavorazioni previste dalla missione, la respirazione degli astronauti che diventa negli scafandri un vero e proprio linguaggio del corpo, le varie funzionalità tecniche delle astronavi padroneggiate dagli interventi logici degli astronauti in relazione con l’emergenza in cui precipita a un certo punto la missione.

Il regista Alfonso Cuaron riesce a trasmettere in modo geniale la ricchezza di un mondo sempre più vivo, dove il contrasto silenzio-attività umana non può che farci percepire un altrove che non si è mai riusciti ad immaginare in un modo così intenso e stupefacente.

Nove decimi del film si svolgono nello spazio, intorno alla Terra,  ciò ad una attenzione superficiale può sembrare troppo, invece  la storia regge benissimo, scorre molto bene, ricca com’è di suspense e tensioni in crescendo, senza pause, che introducono a un finale attesissimo  assolutamente non  prevedibile nella forma. Lo scioglimento dei nodi narrativi nella fase conclusiva del film  lascia stupefatti per le emozioni che riesce ancora a procurare dopo il lungo svolgersi di eventi negativi funzionali all’annichilimento nello spettatore di ogni speranza per la sorta dei protagonisti.


 

Dopo aver quasi dimostrato tecnicamente e scientificamente l’impossibilità di lasciare in piedi nei personaggi e negli spettatori un’emozione di ottimismo intorno all’esito della missione, il regista Alfonso Cuaron fa scaturire dal suo cappello di prestigiatore un’idea tecnica sorprendente, che rilancia la speranza stessa dei personaggi e dello spettatore nel poter assistere o essere protagonisti di un finale catartico, liberatore del lutto vissuto, in cui sono stati entrambi coinvolti nel racconto fin lì svoltosi.

Gravity non è un film che può piacere a molti, perché si avvale di una costruzione letteraria molto elaborata, sia nell’immagine che nei dialoghi verbali, che valorizza solo quei sensi nello spettatore in qualche modo reattivi per empatia a quello che di dettagliatamente emotivo si svolge nei personaggi del film. E’ una lentezza quella del film certamente utile, quasi indispensabile per trasmettere le varie sfumature della tragedia umana che sta per compiersi nelle scene chiave del film.

 Questo film, di cui occorre ribadire l’estrema originalità,  è un esempio di film d’azione apparentemente lento, in cui lo spessore dettagliato delle emozioni umane in gioco è talmente ben elaborato da far scaturire parole sintesi e immagini sunto di estrema precisione che fan si che lo svolgersi della narrazione sia spedito: soddisfacendo il palato più sensibile: quello legato all’ empatia.

Lo spettatore animato da empatia è preso in un tempo altro, non più quello dell’orologio ma quello dell’inconscio. Non  si accorge ad esempio del tempo che passa, i 92 minuti del film vengono annullati dall’atemporalità dell’inconscio che è preso in altrove mai visto nella storia del cinema.

BIAGIO GIORDANO

E’ USCITO IL NUOVO LIBRO

DI BIAGIO GIORDANO

PERCORSI ON-LINE DI SCRITTURA FILMICA

Recensione di 20 film tra i migliori del 2012 e del 2013 tratti dalla rivista settimanale on-line Trucioli savonesi, film recensiti con una particolare attenzione alla fotografia e agli aspetti letterari e psicanalitici della pellicola.

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