Il potere della parola

IL POTERE DELLA PAROLA

Il potere della parola.

Erroneamente si può pensare che, nell’ambito di una comunicazione vocale, siano le parole utilizzate in composizioni di proposizioni e periodi ad avere maggiore trasmissibilità di significati. In realtà il linguaggio verbale, nell’interazione frontale, trasmette solo il 7% circa del messaggio. E’ il linguaggio non verbale ad esprimere la parte più espressiva di una comunicazione: circa il 55%. Il restante 38% viene espresso attraverso il canale paraverbale della comunicazione (tono della voce, sfumature ironiche, severe, di accondiscendenza, ecc.). Il linguaggio del corpo è spesso inconsapevole ed istintivo, prevalentemente modulato dalla necessità atavica di proteggere le zone più vulnerabili del corpo umano, quali occhi, gola, ventre e genitali. Pertanto, istintivamente comprendiamo i reali messaggi che un nostro interlocutore invia, indipendentemente dalle parole che egli utilizza.


Ma oggi la comunicazione viaggia su canali molto diversi da quello primario del classico “vis à vis”. Viaggia su Internet, viaggia sull’onda delle immagini mediatiche, sui cellulari che riproducono voce ed immagine, ma depauperate della valenza interattiva diretta. La parola assume un potere molto più deterministico proprio perché condizionata da un diverso canale comunicativo stabilito da questo vettore comunicativo stabilito da questi moderni contesti. Il potere insito nell’utilizzo della parola è pertanto un potente strumento di manipolazione. Per chi scrive per soddisfare il proprio narcisismo edonistico, il potere suggestivo della parola può essere paragonato ad una pietra scagliata da un ponte: una volta che la hai lanciata non puoi più controllarla e non sai se potrà colpire qualcuno. Sorge subitanea la questione morale: se è vero che ciascuno ha il diritto di esprimere in libertà le proprie opinioni, ciò vale anche quando ad essere espressi sono i giudizi? Internet ospita spazi di grande libertà ma anche di grande pericolosità.


Un esempio per tutti è rappresentato dai siti che contengono velate apologie della supremazia razziale o della pedofilia e più in generale del pensiero acritico. Non tutti questi siti sono censurabili e/o perseguibili dalla Legge perché non contengono affermazioni precise ed inequivocabili, ma giocano proprio sul potere suggestivo, sull’ambiguità e sul fraintendimento. Per non parlare dei siti che diffondono informazioni errate od ammantate di pseudoprestigio, pericolosi per chi si rivolge alla rete come all’oracolo di Delfi. Ma Internet è fatta di persone, con tutti i limiti di una conoscenza non corretta e, in alcuni casi, volutamente capziosa. I lucidi schermi bright  dei computer moderni “specchiano”, in parte, il volto di chi  scrive come l’acqua specchiava il volto di Narciso. Altrettanto fallace l’immagine che restituiscono. Eternamente incontestabile e cristallizzata nei pixel, è l’autopresentazione di chi internet usa e abusa, privando la parola delle incrinature che la comunicazione “vis à vis” lascerebbe trasparire anche agli occhi di chi è più portato al conformismo  ed alla suggestione. Il potere della parola, un parametro da non sottovalutare mai.

Giovanna Rezzoagli Ganci

http://www.foglidicounseling.ssep.it 

 

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