25 APRILE 1945 ore 5:15 SCOPPIO E CROLLO DELLA CROCETTA Il masso che ha salvato mezzo promontorio.
È ben visibile al centro dell’istantanea e la sua dimensione si evidenzia al confronto con le persone cerchiate in basso. È forse proprio quell’enorme masso di roccia granitica che ha trattenuto l’azione dirompente dello scoppio verso l’interno, spazzando via solo la prima zona sovrastante, meno compatta, con tutte i manufatti ivi insediati: i caseggiati più avanzati, tutti o in parte (il Castello), l’intera Strada Romana, la galleria del treno, la Via Aurelia sopraelevata con le arcate di sostegno poggianti in mare e la straordinaria passeggiata, quella sì a mare, che congiungeva le due spiagge, del paese e dei Piani: forse la più originale e attraente dell’intero ponente ligure…
Pura fortuna, nella disgrazia, che gli artificieri tedeschi, avvertiti verso le quattro con i razzi a bengala lanciati in alto sopra la torre del Casello, di attività d’offesa, c’è l’uccisione di uno dei due militari rimasti a guardia della galleria, e giunti velocemente con un carrello ferroviario, nella fretta e concitazione del momento forse non sono riusciti a collegare i detonatori di tutte le nicchie stipate di tritolo e dinamite. Talune non sono esplose ed infatti negli scavi per la ricostruzione ne sono state trovate di intatte e con esplosivo integro. Lo scoppio ha perciò fatto ‘cannone’ buttando a mare tutto quanto ha ceduto, di sopra e davanti, e prova ne è la campanella della chiesetta – che batte i rintocchi dal campanile della Parrocchia dell’Assunta dei Piani – ‘pescata’ integra nel fondale a mezzo miglio nello specchio di mare prospiciente.
Immediatamente nei giorni successivi il masso è stato velocemente disintegrato dai militari americani, numerosi di colore, i primi a nostra vista, addetti ai grossi semoventi, al seguito delle truppe provenienti da ponente. Senza tanti complimenti, a suon di cassette di tritolo o dinamite e di tromba, per avvertire dell’imminente scoppio ad un quarto d’ora. Indi: sgombero dei detriti, altro esplosivo, tromba, scoppio, sgombero e così via, per spianare la montagna precipitata fino a lambire il mate e far passare le colonne di automezzi militari, con gli autocarri Dodge e le divenute famose Jeep, blindati con cannoni al traino e semoventi, scavatrici e bulldozer mai visti prima. Contingente a comando inglese da ovest a riunirsi con quello americano risalente la penisola dalla Sicilia ed in quei giorni giunto a Genova.
Scopo importante ad effetti militari e pure civili ripristinare il collegamento internazionale con la Francia e locale con Varazze-Genova e Albisola-Savona. Di pochi giorni, su sterrato, quello automobilistico. Per la posa dei binari, a fianco verso mare, poco più di un mese.
E dunque è forse grazie a questo masso che metà del castello dei Testa è rimasta, seppur pencolante, e pure i caseggiati appena arretrati, Villa Buzzi, Villa Hahn, la Bomboniera,… salvo ingenti danni… e pure quella dove abitava chi scrive con la famiglia, rimasta pressoché indenne con i suoi abitanti… È per questo che è qui a scrivere…
Il fatto della Crocetta è stato definito ‘Il crollo del mistero’ da più d’uno. Argomento tabù! Nessuno ne ha mai apertamente parlato, poco scritto, alquanto disinformato, o totalmente silenziato… Salvo ‘a Civetta’ in alcuni numeri pubblicando un inedito, tale rimasto per oltre sessant’anni… Ne scriverà! E ne farà parlare
Pierino Ratto
da A Civetta