SCUOLA MULTIETNICA

RIFLESSIONI SUL PRESENTE E SUL FUTURO
Quarantaseiesima puntata
UNA NUOVA CONCEZIONE DELLA SCUOLA MULTIETNICA

RIFLESSIONI SUL PRESENTE E SUL FUTURO
Quarantaseiesima puntata
UNA NUOVA CONCEZIONE DELLA SCUOLA MULTIETNICA  

  Carissimi amici di “Trucioli savonesi”,

ho concluso l’articolo della scorsa settimana con queste parole: 

“occorre agire, in ogni ambito sociale, per la creazione di una nuova società civile aperta al futuro, a cominciare dalla scuola (nelle sue diverse articolazioni) per giungere ad un’innovativa politica del lavoro (nello spirito del “cosa produrre” e del “come produrre” di Berlingueriana memoria).

 Mi riallaccio, dunque, a questa sintetica affermazione e riprendo il mio “dire”, iniziando a riflettere sul TEMA DELLA SCUOLA.

Mi riferisco, ovviamente, alla SCUOLA MULTIETNICA, quale è, appunto, quella  che si presenta davanti a noi, in questo difficile momento storico.

Ed, allora, domandiamoci: Se desideriamo veramente giungere ad una EFFETTIVA INTEGRAZIONE TRA BAMBINI ITALIANI E BAMBINI PROVENIENTI DA ALTRE NAZIONI O DA ALTRI CONTINENTI, QUALE TIPO DI SCUOLA DOBBIAMO IMMAGINARE E PROGRAMMARE?

E’ necessario premettere, in proposito, che, nell’anno 1989, è stta approvata, a New York, la convenzione sui diritti del fanciullo, fondata su ben determinati e precisi presupposti; infatti, venne stabilito che, in tutte le decisioni relative ai fanciulli, di competenza delle Istituzioni Pubbliche e delle Autorità Amministrative, doveva essere tenuto, in considerazione preminente, l’interesse superiore del fanciullo.

Venne stabilito, altresì, che i diritti dei minori vanno garantiti senza distinzioni di sorta a prescindere da ogni considerazione di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, dalla loro origine nazionale, etnica o sociale,  dalla loro situazione finanziaria e dalle loro capacità psico-fisiche.  

Il Governo italiano ha ratificato questa Convenzione nell’Anno 1991, ma, nel prosiego del tempo, non sempre è stato coerente con i principi ed i valori fondanti di questo provvedimento normativo internazionale.

Abbiamo assistito al varo della Legge n° 91 del 1992, che dà diritto alla cittadinanza Italiana soltanto allo scoccare dei 18 anni  e sempre che l’aspirante italiano (nato e cresciuto nel nostro Paese) non lo abbia mai abbandonato, nemmeno per un periodo di tempo limitato.

Abbiamo poi preso atto della Riduttiva Nota, datata 2010, del Ministro Gelmini, attraverso la quale è stato tentato un artificiale taglio degli studenti stranieri, prendendo per parametro le classi scolastiche singole e non già la complessità strutturale e funzionale dell’intero sistema scolastico.

Questi provvedimenti normativi ed il sorgere, in tutta la nostra Italia, di anomalie adottive di queste norme hanno condotto molti autorevoli esponenti politici e non-politici a polemizzare non soltanto contro il Governo, ma, soprattutto, contro il comportamento anomalo del nostro Paese sul complessivo tema del fenomeno migratorio, ritenendolo offensivo  della Convenzione Internazionale del 1989, sopra citata.

Riporto, a titolo di esempio, le dichiarazioni rilasciate, in data 5 Aprile 2011, dal Magistrato e Scrittore  Giancarlo  De Cataldo:

“Un preciso impegno internazionale vin­cola l’Italia, e gli altri Paesi firmatari, al ri­spetto di questa convenzione.

Fra le conse­guenze pratiche del dovere normativo rientrerebbe, dunque, l’obbligo di presta­re assistenza degna di questo nome ai mi­nori migranti che sbarcano, in queste ore, sulle coste europee.

E l’Italia dovrebbe es­sere in prima fila: siamo, dopo tutto, il Pae­se che vanta strenui difensori della fami­glia da pericoli come le unioni gay e il rela­tivismo culturale.

Invece, per un singolare sussulto cultu­rale, sembra che il tema stia a cuore solo a qualche lacrimosa anima bella della sini­stra radical-chic (ovviamente, dal caldo ri­fugio di eleganti loft nei centri storici).

Mentre i nostri governanti, in sintonia con il popolo che chiede sicurezza, si danno da fare per difenderci dall’orda di potenziali stupratori in fasce e terroristi in erba.”

 Ora, io, pur condividendole, non voglio sbizzarrirmi in polemiche di questo genere; desidero limitarmi al tema della SCUOLA MULTIETNICA ed, allora, rivolgo a voi tutti questa precisa domanda:

PUO’ CONSIDERARSI SODDISFACENTE LA SITUAZIONE DELL’INTEGRAZIONE MULTIETNICA NELLA SCUOLA ITALIANA?

 Lascio parlare, in proposito, i DATI STATISTICI, così come essi emergono dal RAPPORTO MIUR (presentato il 24 ottobre 2011 a Milano dal Ministero dell’Istruzione e dalla Fondazione ISMU):

STUDENTI STRANIERI NELLE SCUOLE ITALIANE:  711.O64 

PERCENTUALE DEGLI STRANIERI RISPETTO ALLA POPOLAZIONE SCOLASTICA NAZIONALE COMPLESSIVA: 7,9 per cento  

– PERCENTUALE DEGLI STUDENTI STRANIERI NELLE REGIONI ITALIANE:

LOMBARDIA             24,3 PER CENTO

VENETO                    11,9 PER CENTO

EMILIA ROMAGNA   11,6 PER CENTO

LIGURIA                    10,7 PER CENTO

 

PERCENTUALE DI NON PROMOSSI TRA GLI STUDENTI STRANIERI  NELLE SCUOLE ITALIANE:

  30 PER CENTO vale a dire il DOPPIO: (15 PER CENTO) – TASSO PERCENTUALE REGISTRATO TRA GLI STUDENTI ITALIANI 

Come dobbiamo commentare questi dati?

Affermando che gli Studenti Stranieri sono meno bravi dei nostri o, più realisticamente, ritenendo che la Scuola Multietnica della nostra Italia non si è ancora armonizzata con la CONVENZIONE DEI DIRITTI DEL FANCIULLO DEL 1989 ed è, di conseguenza, venuta a creare, attualmente, molti Studenti Stranieri Sotto-Culturati e, di fatto, Non Integrati? 

Personalmente propendo per questa Seconda Ipotesi e mi sento confortato in questa mia convinzione dalle recenti Dichiarazioni di Maurizio Ambrosini, Docente dei Processi Migratori dell’Università di Milano e Direttore della Rivista “MONDI MIGRANTI”: 

“ Sta crescendo una generazione di immigrati frustrati, un errore che l’Italia corre il rischio di pagare caro in futuro, è un elemento molto importante!

Questi ragazzi, infatti, desiderano integrarsi, vogliono inserirsi in Italia e, quindi, ne apprezzano le scuole e i Professori.

E’ un peccato non capire questo desiderio di integrazione; stiamo crescendo una generazione di frustrati, senza renderci conto che non si tratta di un loro problema, ma di un nostro problema: integrarli significa occuparsi del nostro futuro.” 

Ecco, quindi, tornare di estrema attualità il Titolo Iniziale di questo mio Articolo:

“OCCORRE UNA NUOVA CONCEZIONE DELLA SCUOLA MULTIETNICA”

Di conseguenza, ritorno, ancora una volta, a ripetere i PRESUPPOSTI SUI QUALI DOVREBBE FONDARSI LA SCUOLA DEL FUTURO:

 1) IL PROCESSO DI INTEGRAZIONE VA, POSSIBILMENTE, ATTUATO INIZIANDO DALLA SCUOLA MATERNA, per la semplice ragione che, a questi livelli didattici, le DIFFERENZE LIGUISTICHE SONO MENO ACCENTUATE rispetto a quelle che possono verificarsi nelle età successive; inoltre , è estremamente importante evidenziare che, nei loro primi anni di vita, i minori non conoscono i negativi preconcetti  della Differenza  o peggio della Discriminazione; i Pregiudizi, le Opinioni e gli Atteggiamenti tipici della diversità e della Divisione Etica  sono insiti, soltanto, negli Adulti e vanno superati, sin dalla prima infanzia, con la logica  dell’ EDUCAZIONE INTERCULTURALE, che deve comprendere, al suo interno, anche la Dimensione dell’ ANTIRAZZISMO.

 2) Per quanto concerne l ‘EDUCAZIONE LINGUISTICA, va ribadito il concetto che l’ INTEGRAZIONE  non significa soltanto far conoscere agli alunni stranieri la nostra Lingua, la nostra Storia, le nostre Tradizioni, il nostro Modo di Vivere, ma , anche, conoscere e comprendere la loro Civiltà e la loro Lingua ; per questa ragione, è fondamentale affiancare ai nostri Insegnanti i cosiddetti MEDIATORI LINGUISTICI, vale a dire ESPERTI IN BILINGUISMO  e, come tali, in condizione di poter dialogare, con grande naturalezza e spontaneità, con tutti gli Alunni, indipendentemente dalla loro origine territoriale. 

3) Infine, in ambito scolastico, occorre aprire, sempre di più, la nostra attenzione verso tutti i Campi del Sapere (dalla Aritmetica-Geometria alla Geografia, dalle Arti Figurative alla Musica), ove il Linguaggio è, per intrinseca natura di queste discipline, essenzialmente Universale e, come tale, può essere portato alla conoscenza di tutti gli Alunni con spontaneità  e, quindi, con relativa facilità e, soprattutto, può diventare uno Strumento Intercomunicativo di straordinaria importanza ed interesse per tutti.

Nascono da queste ultime considerazioni, le riflessioni sulla necessità di coinvolgere nel processo di Integrazione, assieme alla Scuola, anche ALTRE COMPONENTI DELLA SOCIETA’, ove noi viviamo ed operiamo (dai circoli creativi e culturali alle parrocchie, alle associazioni inter-familiari).

E’ molto importante, ad esempio, far assistere tutti gli Alunni (indipendentemente dalla loro origine nazionale e linguistica) a spettacoli teatrali rivolti ai bambini, a trasmissioni TV (specie, con cartoni animati) a gag con attori comici, imitatori e saltimbanchi: ” tutte queste rappresentazioni servono, in modo diverso, ma pur sempre importante, per non far dimenticare a casa, quanto appreso, con fatica, all’ interno della Scuola. “

Infine, deve riprendere, anche nella nostra Italia, il coinvolgimento dei  bambini, sin dalla loro più tenera età, nel  MONDO DELLA MUSICA E DEL CANTO, in particolare.

Già Darwin sosteneva che, a livello evolutivo, l’ apprendimento musicale avrebbe potuto precedere la nascita del linguaggio.

Ricerche più recenti effettuate da Wilfried  Gruhn dell’ Università  di Friburgo hanno dimostrato che i bambini, con cognizioni musicali, mostrano un vantaggio intellettivo da sei mesi a  due anni rispetto ai loro coetanei e forniscono un punteggio sopra la media nei test d’ intelligenza: “talento musicale ed abilità cognitive sembrano andare di pari passo”, spiega lo studioso.

Ancora più recentemente, una Ricercatrice Canadese Jenny Saffran dell’ Università di  Toronto ha individuato i meccanismi che permettono di separare singole parole all’ interno di una frase pronunciata o cantata ad alta voce, anche prima di conoscerne il reale significato: sembra trattarsi di una capacità di analizzare statisticamente il linguaggio ed il suo ritmo, arrivando a prevedere, più precocemente della norma, le combinazioni delle lettere, costituenti il nostro alfabeto.

Si  tratta, quindi, di un meccanismo didattico veramente straordinario, che consente, attraverso l’ apprendimento del linguaggio musicale, di poter imparare, con maggiori  velocità e facilità, una lingua sconosciuta e, di conseguenza, anche la nostra singolare parlata italiana. 

Carissimi Amici di “Trucioli Savonesi”, mi accorgo solo ora di essere andato oltre gli spazi ed i tempi, generosamente concessimi; quindi…termino.

Lasciatemi, però, concludere con questa magistrale riflessione di Amitav Ghosh

“Non bisogna mai pensare a due culture diverse come a due cose separate, due isole attraversate da un mare, ma piuttosto a due pareti della stessa stanza, che sono necessarie perché la stanza esista.”

 

1 Dicembre 2011                   Aldo Pastore

 

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