POLO ANTAGONISTA: L’ORA DELLE DECISIONI

POLO ANTAGONISTA:
L’ORA DELLE DECISIONI

POLO ANTAGONISTA: L’ORA DELLE DECISIONI

Nutro un grande rispetto per il professionista Ingroia, la sua onestà, morale ed intellettuale ha permesso che venisse alla luce una contraddizione che è andata consolidandosi nel tempo: l’uso distorto delle garanzie dei parlamentari e del Presidente della Repubblica.

 Queste misure, stabilite fondamentalmente per mettere al riparo queste due istituzioni da sempre possibili tentativi autoritari, in molti casi sono usate per rendere insindacabile l’operato dei suddetti anche in contrasto del Codice penale che la Repubblica stessa si è data. Non intendo parlare dei successi professionali di questo magistrato, solo perché un magistrato bravo, che svolge con convinzione il suo lavoro non dovrebbe fare notizia.

I riflessi di questa realtà sono ben delineati in alcuni dei dieci punti del Movimento arancione. Da uomo che si è sempre posto in antagonismo di fronte allo Stato come espressione degli interessi forti, con la pacatezza dell’esperienza, ma non posso esimermi dal fare alcune valutazioni, pur essendo consapevole che da molti possano essere considerate fastidiose. Non per indorare la cosa, ma semplicemente perché è vero, dirò anche che molte di queste considerazioni le rivolgo da tempo, in modo critico, a me stesso.

Non voglio qui indagare sulle molte cause  del vero e proprio annientamento vissuto dalla sinistra in questi anni. Serve però ricordarlo, se non altro per capire gli sviluppi attuali. Migliaia di uomini hanno perso ogni fiducia sulla reale possibilità di cambiare la società, in senso progressista se non in senso rivoluzionario. Molti altri hanno profuso le loro energie in mille lotte parziali, per il lavoro, per la scuola pubblica, per l’ambiente, ecc. Altri ancora si sono o sono rimasti legati a organizzazioni politiche di sinistra o, in qualche caso, anche semplicemente legalitarie. Per capirci c’è “un’altra Italia” che tutt’assieme è obiettivamente rappresentativa degli interessi economici e morali della maggioranza della popolazione. Se c’è consapevolezza di ciò, mi pare che manchi ancora la coscienza che il programma politico attorno al quale raccoglierla organizzativamente  non possa essere puramente e semplicemente l’espressione di un pezzo di quella che viene definita società civile.

Antonio Ingroia
Ognuno fa le sue proposte sulla base delle proprie sensibilità, ed è normale, ma ognuno deve fare uno sforzo perché il programma, seppur di minima sia comune. Mentre scrivo non so ancora quale sarà il risultato delle prossime riunioni annunciate, ma spero fortemente che questa consapevolezza si faccia strada in tutti gli attori.
 A questo proposito ricordo che il Movimento 5 stelle non sbaglia per le cose che dice, bensì in massima parte per quelle che non dice, lasciando stare per comodità ogni riferimento alla democrazia interna che liquido dicendo: se va bene a loro…Purchè non la usino come modello dello Stato che vogliono.

In un paese dove non si capisce dove finiscono i banditi di Stato e dove comincino quelli privati un riferimento come Ingroia è certamente importante e qualificante, nella misura in cui egli è consapevole dell’intera rappresentatività che si assume.

L’altra questione strettamente connessa al programma risponde alla domanda; per far cosa? Non sono sicuro di aver capito bene, ma ho l’impressione che qualcuno, rispolverando una versione più moderna del “bisogna sporcarsi le mani” che ha portato il vecchio PCI alle “vette” del PD, intenda usare l’eventuale patrimonio elettorale accumulato per “imporre” qualche correzione di rotta al PD. Ricordo, in qualità di fossile politico qual sono, che questa è stata la porta che ha coperto tutti gli opportunismi di “sinistra”. Vale solo la pena ricordare un Governo “di sinistra” con a capo D’alema, opportunamente “corretto” dai “comunisti italiani”, che inviava i suoi caccia bombardieri sulla Iugoslavia calpestando la costituzione.

Il PD, se ce ne fosse stato bisogno (e forse per qualcuno non è nemmeno bastato), con l’operazione Monti non ha effettuato una scelta di campo, l’ha semplicemente rafforzata condividendo tutt’intera la responsabilità della macelleria sociale effettuata in nome e per conto dei cosiddetti “poteri forti”. Questo partito non è mai stato “corretto” dagli accordi con la sinistra, neppure quando si chiamava ancora DS. Al contrario, una delle cause dello sfacelo attuale della sinistra è proprio da ricercare nel suo “sporcarsi le mani” con siffatto partito.

Credo che il movimento che dovrebbe scaturire dall’alleanza delle molte anime della sinistra, sulla base di un programma comune, non possa e non debba annullarsi in una scelta tattica,  la quale finirebbe per portare acqua al mulino del PD e delle sue scelte strategiche. Il movimento degli arancioni e dei loro potenziali alleati ha una concreta possibilità di affermazione, anche elettorale, a condizione che rappresenti gli interessi della maggior parte della gente. Per farlo non può che porsi l’obiettivo minimo di far rimangiare ai poteri forti le misure che sono state prese in questo ultimo anno. Non una, tutte le misure. Mi ha confortato in questa convinzione il discorso tenuto oggi, venerdi 21, da Ingroia. Egli ha affermato senza se e senza ma che l’obiettivo del movimento è radicalmente antagonista alle scelte di Monti e di Berlusconi. In questo concetto, forse poco soddisfacente per chi ha una visione “pura” dello scontro in atto, visione secondo la quale l’unica soluzione percorribile è il proletariato al potere, si trova invece, a mio giudizio, l’elemento capace di scardinare la dipendenza della sinistra dal PD. C’è indubbiamente ancora da percorrere molta strada perché questa enunciazione prenda forma in un progetto operativo e il tempo è poco. Ci sono sicuramente delle contraddizioni come quella della presenza di Di Pietro, il quale  ha dato la peggior prova di sé quand’era Ministro. Ma il tempo passa, non tanto velocemente da consentire un’alleanza con elementi della destra più becera, ma per consentire un ripensamento ad un politico che comunque si è opposto al montismo, forse si.

In conclusione mi sento di affermare che nella situazione attuale, questa è un’occasione per dare agli elettori la possibilità di riconoscersi in un progetto antagonista al potere rappresentato fino ad oggi da Monti, Berlusconi, Bersani, con relativi padroni: Confindustria, Fiat, banche e Vaticano. Non so se si concretizzerà, certamente, se non sarà così, comunque sarà una scelta della sinistra.

Savona, 22 dicembre 2012.

G. Angelo Billia

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