La sostenibile pesantezza dell’Aurelia Bis

 La sostenibile pesantezza
dell’Aurelia Bis

 

 La sostenibile pesantezza dell’Aurelia Bis

 

Stiamo assistendo al proseguo dei lavori per la realizzazione dell’Aurelia Bis ma è tangibile un ampio scollamento tra ciò che serve ai cittadini e ciò che viene realizzato.

La viabilità ed i relativi flussi di traffico possono e devono essere studiati al fine di ridurne l’impatto sulle persone e sull’ambiente, cercando soluzioni efficenti ed efficaci che, laddove applicate, trovino riscontro con risultati misurabili a fronte di valutazioni preventive anch’esse basate su numeri oggettivi.

Un sistema di monitoraggio del traffico e dei flussi veicolari, per il quale ora la tecnologia può fornirci gli strumenti con soluzioni accessibili economicamente per rilevare correttamente lo stato attuale, raccogliere dati e proporre soluzioni che siano fondate su numeri ed analisi precise, evitando che nascano opere già parziali e poco utili, valutandone peraltro a priori il rapporto costi/benefici, sarebbe lo strumento corretto da usare a monte di ogni progetto.

E’ meglio un piccolo investimento in questo senso, per fare della vera progettazione fondata su dati, che lo sperpero di denaro pubblico su opere la cui utilità è assolutamente NON DIMOSTRABILE da alcuno studio serio in tal senso. 

Questo deve dare luogo a una pianificazione a tavolino di un sistema di piano del traffico che comprenda anche le zone limitrofe (PUMT) completo, organico e duraturo.

dal SecoloXIX

La ricerca di soluzioni per la mobilità “dell’oggi” e le basi per “il domani” sono e devono essere mirate a coniugare qualità della vita cittadina con le esigenze del vivere quotidiano, a Savona ad esempio, si potrebbe:

  rivalutare il tracciato ferrovia portuale Savona – Vado;

eliminare pedaggio autostradale Savona – Albisola tramite la sottoscrizione di un accordo con l’ente gestore dell’autostrada, individuando soluzioni adeguate di compensazione economica; 

potenziare i mezzi pubblici eventualmente uniti a parcheggi di cintura; 

realizzare un piano di mobilità ciclabile a valle del quale realizzare le piste ciclabili, non il contrario dove vediamo delle realizzazione avulse che non hanno alcun nesso fra loro, senza appunto una progettazione di base; 

avviare la predisposizione di un sistema distribuito di ricarica elettrica per incentivarne l’uso, valutando  contestualmente accordi con aziende di settore per inserire anche fra i sistemi di traporto pubblico autobus elettrici, basti guardare cosa sta succedendo a Ginevra con il progetto pilota TOSA; 

prevedere biglietti integrati parcheggi-bus-bike sharing, soluzione presente in molte città anche all’estero; 

creare zone del centro a traffico limitato, ad esempio estendendo la zona del cosiddetto quadrilatero ottocentesco; 

in generale ripristinare qualità e condizioni di sicurezza delle strade di periferia o fuori dal centro abito, quali ad esempio quelle del nostro entroterra, in condizioni disastrose con la messa in sicurezza delle zone a rischio frane/alluvioni, che impattano spesso sulla mobilità; 


 

 L’Amministrazione sostiene che non è facile confrontarsi con un soggetto come ANAS, che non conoscenza l’evolversi del progetto, non aveva visto e non aveva capito, sembra più un libro di di Dan Brown che l’azione di un amministrazione comunale.

Sostiene che non ci devono essere forze politiche a cavalcare la vicenda, sfruttando il malcontento ed il disagio della gente, come chiedere a una punta di non segnare a porta vuota: un’ammissione di colpa, nella forma e nella sostanza. 

Eppure le forze alla guida dell’Amministrazione sono le stesse da oltre 20 anni, addirittura nel documento programmatico dell’attuale Sindaco si parla di Aurelia Bis ma oggi, ma da quando si sono avviati i cantieri, poco o nulla è stato detto ai cittadini che si sono trovati inevitabilmente a fare i conti con dei lavori e dei progetti ai quali sono costretti “subire” l’avanzamento.

Stiamo parlando probabilmente del più grande investimento economico, in ambito di infrastrutture, dal dopoguerra ad oggi nel nostro territorio, tale sembra quasi piovere dal cielo senza che nessuno sapesse niente. 

 Alla luce dei possibili tentativi per fermare l’opera, per rivalutarne l’efficacia o alternative come poteva essere un parziale ripristino del collegamento ferroviario precedente al ribaltamento a monte, con una sorta di metropolitana leggera di cui già si parlò a suo tempo, è assolutamente comprensibile che ci siano richieste di riduzione dell’impatto acustico e di inquinamento atmosferico da parte dei cittadini maggiormente colpiti dai lavori, con ad esempio pannelli atti a questo; non è sostenibile però proporre una enorme copertura di cemento dello svincolo di Miramare, con piloni di oltre 30 metri, per forse qualche parcheggio in più, senza come già detto un più ampio piano progettuale di mobilità. Ed il costo? E l’impatto visivo per una zona che dovrebbe essere il nostro biglietto da visita ad Est?

Possiamo certo adoperarci per contenere l’impatto, ma c’è da domandarsi perché dobbiamo “ridurci a ridurre” un qualcosa che evidentemente non volevamo realizzato in questi termini, perché il cittadini deve subire quando dovrebbe essere lui parte attiva e interessata?

Idem per lo svincolo di Miramare, che se fosse a 2 sensi rappresenterebbe una sorta di “meno peggio” al peggio: TAPPULLI per migliorare una soluzione pensata male, realizzata peggio. 

Oggi vorremmo che l’Amministrazione fosse più trasparente, offrisse più informazioni sul progetto, rendendo le mappe scaricabili dal sito, indisse delle assemblee pubbliche con rappresentanti di ANAS, tecnici di settore, geologi per illustrare ai cittadini i lavori previsti, ci dicesse come intende smaltire le migliaia di metri cubi di terra, dove e come verranno trasportati, garantisse che non vi è nulla di pericoloso e tossico nei residui degli scavi, se è in grado di farlo. Queste sono le domande cui rispondere, non le dichiarazioni sui giornali con soluzioni di dubbia utilità.

ANDREA MELIS


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