L’ ARTE DELLA BEFFA

L’ ARTE DELLA BEFFA

L’ ARTE DELLA BEFFA    

  Tra gli artisti viventi, di fama internazionale, spacializzatisi nella escogitazione, progettazione ed esecuzione di gesti, performance, happening clamorosi, beffardi e il più scandalosi possibile, la palma della gloria (o dell’infamia) spetta  meritatamente al padovano Maurizio Cattelan, balzato alla notorietà anche presso i non addetti ai lavori, nel 2001 grazie a La Nona Ora, scultura in lattice, cera, stoffa, scarpe di cuoio, raffigurante Giovanni Paolo II reclinato sul fianco sinistro con i suoi paramenti sacri e con il pastorale stretto tra le mani, sotto il peso del meteorite che l’ha abbattuto, presumibilmente dopo aver frantumato una vetrata, dati i pezzi di vetro sparsi vicino al Papa.  Nel 1999 aveva dato un saggio della sua debordante creatività appendendo il gallerista milanese Massimo De Carlo a una parete della galleria ononima, servendosi di un nastro adesivo grigio; quest’ “opera vivente” procurò a De Carlo un ricovero al pronto soccorso per un inizio di asfissia. Nel 2004 installa tre manichini di bambini impiccati a un albero di Porta Ticinese, a Milano, la strana installazione venne rimossa dopo poche ore a causa dello riprovazione dei passanti, uno dei quali si ferì nel tentativo di rimuovere i manichini.


Maurizio Cattelan

Altri scandali e denunce da parte di associazioni animaliste sono stati provocati dal suo utilizzo di animali imbalsamati, come il cavallo appeso al soffitto di una galleria o deposto sul pavimento con un cartello infisso nel ventre con la scritta I.N.R.I, o come i duemila colombi mummificati collocati sui solai o sopra gli impianti dell’aria condizionate del Padiglione Centrale alla  Biennale veneziana del 2011. Altra polemica  e indignazione da parte di alcuni israeliti ortodossi  innescò con Him (Lui), del 2012, cioè la scultura-ritratto di Hitler inginocchiato nel ghetto di Varsavia, che prega e (forse) chiede perdono, con occhi imploranti di bambino.  L’ultimo  beau geste  firmato dal suddetto “performer” a vocazione nichilistica  è lo sberleffo ai danni  (si fa per dire)  dell’Accademia di Belle Arti di Bologna e della  commissione di docenti presieduta da Renato Barilli, che hanno avuto la malaugurata e, con il senno di poi, incauta pensata di conferirgli il premio Alinovi-Daolio di quest’anno.


Barilli confidava, pur aspettandosi qualcuna delle sue trovate “destabilizzanti”,  nella riconoscenza dovuta dall’estroso neo o post dadaista  – non nuovo, come abbiamo visto, a colpacci studiati apposta per sbigottire i benpensanti e per l’eco mediatica in grado di assicurare, come quella volta che aveva mandato Elio delle Storie Tese al MAXXI di Roma, con il compito di ritirare un premio spacciandosi per Cattelan in persona, con tanto di conferenza di fronte all’inclito e disorientato pubblico – nei confronti del critico e studioso di storia dell’arte Roberto Daolio, recentemente scomparso, suo insegnante proprio in quelle aule e suo primo recensore e presentatore delle sue “opere”  esposte presso la Galleria d’Arte Moderna di Bologna; e  confidando anche nella pietas verso la sventurata Francesca Alinovi, una promettente stella della critica d’arte contemporanea, collega di Umberto Eco e dello stesso Barilli al DAMS, trovata riversa sul pavimento della sua abitazione-studio bolognese, il 15 giugno del 1983, con quarantasette ferite di arma da taglio, di cui una alla gola, probabilmente infertegli da un suo allievo artista, maledetto e psicopatico, con cui aveva intrecciato una relazione quanto mai pericolosa. Niente da fare: l’istinto (o il calcolo) del burlador di professione ha prevalso su ogni altra considerazione, su ogni scrupolo reverenziale e, persino, su ogni senso estetico, sia pure dell’estetica del brutto e del grottesco. Che cosa ha  dunque escogitato questo enfant terrible ormai arrivato ben oltre l’età della ragione? Non solo non si è presentato a ritirare il prestigioso premio, ma lo ha proprio voluto ridicolizzare mandando due comici non proprio di prim’ordine (“I soliti idioti” di Mtv,  Francesco Mandelli e Fabrizio Biggi) travestiti da preti, i quali  hanno  scimmiottato una lectio magistralis a due voci, intonando una laudatio in onore del  gran maestro don Maurizio, inventore della corrente artistica del bestemmismo.


Altro che “chissà quale scherzo ci prepara Cattelan”! Lo scherzo non è punto piaciuto al decano bolognese della critica d’arte,  nonché promotore del premio, Renato Barilli, il quale, in attesa del premiando che  tardava a comparire,  si era lanciato in una vera laudatio accademica di quell’artista estroso, attualmente il più quotato al mondo (?) tra gli italiani, con tanto di schermate video e letture di immagini, tra cui quella dove  Cattelan compare travestito da attempato e improbabile chierichetto, per concludere con la diapositiva del Cristo impiccato. “E dopo tutto questo – si  era chiesto retoricamnte Barilli, ancora fiducioso nel ‘buon’ gusto del quotatissimo artista padovano – cosa può rimanergli ancora da fare per continuare a stupirci?”. Beh, evidentemente gli rimaneva ancora qualcosa: “Pronti. Serviti. Da una porta laterale fanno irruzione i due comici in tonaca, ed è uno show travolgente di un quarto d’ora che spazia dalla vita del premiando all’analisi dell’opera artistica di Gesù di Nazareth, come la famosa installazione dei pani e dei pesci, o la celebre performance della camminata sull’acqua, e via di questo passo. Barilli prova inutilmente a interrompere lo show: ‘questa cosa non mi piace, è una pagliacciata offensiva per la memoria di Roberto Daolio!’. Lo sdegno per la beffa è soprattutto qui, nell’oltraggio agli eponimi. Il premio è intitolato a defunti, come tutti i premi, ma dopotutto è un premio e non un funerale. Da chissà dove , Cattelan non replica per ‘non offendere qualcun altro’, ma manda un sms: ‘Sono sicuro che Roberto sta ancora ridendo…’ “ (dalla cronaca di Michele Smargiassi, su La Repubblica del 26/10/13).


E con questo finale in stile Amici miei si potrebbe archiviare l’ultimo – per ora – sberleffo di Cattelan, che non ha avuto  riguardi nemmeno per  “sora nostra morte corporale” ( ma che, per quanto s’ingegni, non potrà mai superare le  invenzioni di Piero Manzoni, delle sue Sculture viventi o delle  famose e famigerate scatolette con le quali metteva in commercio la sua Merda d’artista, o  il suo geniale Socle du monde, per mezzo del quale l’intero mondo si trasforma concettualmente in un’opera d’arte). Senonchè, malgrado il fiero cipiglio di Renato Barilli che, al colmo dell’indignazione ha dichiarato: “Lo giuro, non nominerò mai più Maurizio Cattelan! Mi vergogno di tutto quello che ho detto finora su di lui!”, alla fine il premio è stato comunque consegnato ai due comici emissari; si tratta di un’opera di Davide Bertocchi, l’artista che ha vinto l’anno scorso;  una grossa chiave legata a uno skateboard a forma di boomerang. Non sembra uno scherzo?

FULVIO SGUERSO

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