ILLIQUIDITÁ!?

ILLIQUIDITÁ!?
Il giorno in cui finiranno i nostri risparmi, quando noi genitori europei non ci saremo più e scompariranno stipendi e pensioni, che differenza ci sarà tra gli emigrati africani e i nostri figli?

ILLIQUIDITÁ!?

  Il giorno in cui finiranno i nostri risparmi, quando noi genitori europei non ci saremo più e scompariranno stipendi e pensioni, che differenza ci sarà tra gli emigrati africani e i nostri figli?

Così recita il retro di copertina del recente libro di Loretta Napoleoni “Contagio”.

 

Il libro fa uno spaccato impietoso della situazione attuale, in cui sembra che gli unici ad aver capito e reagito al ricatto occupazionale di cui sono oggetto le nuove generazioni siano gli indignados sulle opposte sponde del Mediterraneo, nonché oltreatlantico.

 

 Forse però anche a loro è sfuggito un trucco contabile che permette alle banche di dichiararsi illiquide e quindi di negare mutui e finanziamenti. Ce lo spiega Marco Della Luna, che ritengo essere la persona che ha scavato più a fondo, e al di fuori di qualunque schieramento ideologico, nei penetrali della finanza. *

Come spiegava già nel 2006 nel suo libro “€uroschiavi”, le banche dichiarano come una passività i fondi che prestano, quasi che si trattasse di un ammanco da un loro esistente patrimonio. Ciò sarebbe lecito qualora tale patrimonio venisse effettivamente intaccato ogniqualvolta concedono un prestito. Ma così non è. Chiariamo meglio.

Supponiamo che la banca abbia in cassa € 1 miliardo in banconote (dettaglio basilare, che spiega perché le banche odîno il contante). Arriva un imprenditore che chiede e ottiene un prestito di 5 milioni. La banca li preleva fisicamente dalla cassa in altrettante banconote e li consegna al cliente. In questo caso è giusto che la banca annoti questa uscita tra le passività, perché è una parte del suo capitale che viene realmente a mancare. Quando il capitale rientra va quindi ad azzerare l’uscita. La banca pagherà quindi le tasse solo sull’interesse percepito.

La banca potrà onestamente dichiarare di essere illiquida solo quando avrà esaurito o sarà prossima ad esaurire il suo capitale di 1 miliardo, avendolo dato in prestito ai clienti ad un ritmo superiore a quello dei rimborsi o a causa di dilaganti sofferenze. Nel caso estremo di un’ondata di insolvenze la banca dovrà onestamente chiedere il fallimento.

Vediamo invece quanto la situazione reale sia lontana da quella sopra prospettata.

Le banche sono autorizzate a fare prestiti in ragione di ca. 100 avendo in cassa 9. Il criterio sopra descritto vale allora solo per quei 9, ma non per i restanti 91. Questi ultimi NON vanno iscritti a bilancio come passivo, in quanto dal capitale reale la banca ha sottratto solo 9. Gli altri 91 sono fiat money, denaro creato dal nulla, ma validato dall’ accettazione sia da parte dei cittadini che, soprattutto, delle altre banche. Quei 91, usciti come denaro fittizio, rientrano in cassa come denaro vero, sudato dai clienti col proprio lavoro, e va iscritto come attivo, senza però azzerarlo –come avviene ora- con l’uscita dei 91 fiat: quindi è utile, che va ad aggiungersi all’interesse, ad es. 5.

L’utile imponibile della banca non sarà quindi 5, bensì 91+5 = 96. Su questo valore, e non già solo su 5, vanno pagate le tasse. Se non le si paga siamo di fronte ad una colossale evasione, ben maggiore di quella tanto conclamata dei cittadini normali (esclusi ovviamente i grandi evasori, anche legali –come i parlamentari- e il crimine organizzato).

Della Luna propone che una gran parte di questo utile occulto vada versato all’erario, pagando le tasse su quanto la banca trattiene. Con la contabilità oggi vigente, l’utile sparisce dai registri e prende strade centrifughe, lungo canali che Della Luna indica come Euroclear e Clearstream, dei quali nessuno osa mai parlare, in quanto sono riservati a utenti “speciali” e giustificano l’esistenza di vari paradisi fiscali in staterelli sparsi per il mondo, che prosperano proprio su questi opachi transiti finanziari, accomunanti depositi della finanza e della criminalità organizzata (ma ha ancora un senso questa distinzione?).

Marco Della Luna

 Il ragionamento successivo di Della Luna è quanto mai illuminante e risolverebbe alla radice l’attuale disastro finanziario, alla base della generale rovina economica.

Se, dunque, la contabilità bancaria mutasse secondo quanto sopra esposto, lo Stato introiterebbe buona parte dell’utile reale delle banche, sia come fruitore di parte del capitale rientrato nei caveau bancari (da definire per legge), sia come destinatario delle tasse sulla parte che rimarrebbe alle banche.  

Con questa emersione si raggiungerebbe un duplice traguardo:

 

 

 1) aumentare drammaticamente le entrate dell’erario, con le ovvie ricadute sul benessere generale, in quanto non avremmo più uno Stato in perenne affanno per “mancanza di fondi”;

2) le banche non potrebbero più lamentare di “essere a corto di liquidità”, poiché questa non emigrerebbe più, ma resterebbe a disposizione per finanziare famiglie e imprese.

Ma i vantaggi non terminano qui, aggiunge Della Luna. Infatti, la credibilità dello Stato crescerebbe enormemente e i suoi titoli verrebbero piazzati sui mercati a tassi bassissimi. Aggiungo io che non ci sarebbe neppure più bisogno per lo Stato di indebitarsi con l’emissione di titoli, in quanto sarebbe autosufficiente e quindi potrebbe avere una propria valuta, garantita da una finanza sana e da un altrettanto sano bilancio export-import; che è tra l’altro la prima eccellenza nazionale, essendo l’Italia una grande nazione esportatrice, perchè abile trasformatrice di materie prime. Al tempo stesso le banche non sarebbero più così prossime “alla canna del gas” come oggi possono dichiarare di essere, in quanto non potrebbero più far passare per uscite quelle che in realtà sono entrate.

Sarebbe insomma un capovolgimento degli attuali metodi contabili, con la semplice sostituzione di un segno + laddove le banche scrivono un segno -.

L’ostacolo alla realizzazione di questo bel sogno sono i vincoli che i passati “salvatori della patria” che ci hanno apposto a mani e piedi, consegnandoci incaprettati alle regole di Maastricht e usurpandoci ogni autonomia finanziaria e monetaria.

Solo un moto di popolo, informato degli attuali criteri contabili, potrà salvarci da decenni di menzogne e di rapine. Certo non un regime di tagli & tagli, quale si sta profilando quello voluto dall’attuale governo tecnico, che servirà a un Parlamento corrotto e pavido a far varare quelle misure dannose, ma etichettate come panacee, che non ha mai avuto il coraggio di attuare in prima persona. Figurarsi se il parlamento o l’attuale governo sarebbero disponibili ad attuare le misure sopra indicate: sarebbero a vantaggio della popolazione, non delle élites.

 

* http://marcodellaluna.info/sito/ “Ricapitalizzare le banche e pagare il debito pubblico”

 

Marco Giacinto Pellifroni                                                   4 dicembre 2011 

 

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