I rifiuti e l’abbandono

Siamo in attesa delle prime mosse della nuova amministrazione: diciamo che il mancato passaggio di consegne “ufficiale”, se è avvenuto così come descritto, ha trascurato quel minimo di rispetto istituzionale e onore delle armi. Il nuovo Sindaco ha così paura di dover ammettere che i conti, lasciati disastrati dalle precedenti amministrazioni di centrosinistra, sono stati risanati? Ha così paura di essere ricollegato a quel passato a cui pure lo legano tanti personaggi e interessi?

La nuova giunta comunale di Savona

Sembra già un punto debole, un tallone d’Achille. Un peso che comunque si farà ancora sentire.
Perché i conti sono stati risanati, inutile negarlo. Come e a che prezzo, si può discutere. Che ci fossero altre vie, diverse da quella scelta, si può obiettare. Che a pagare siano stati e siano soprattutto i savonesi, come aumento di tariffe e diminuzione di servizi, è realtà di fatto.
Però il risanamento c’è stato.  Ora si dovrebbe quanto meno poter ricostruire, ed è quello che si auspica.
La partita del decoro urbano e dei rifiuti è una delle più importanti. Ripristinare una raccolta tempestiva, oltre che una pulizia efficace di cunette e marciapiedi, è il minimo che ci si aspetterebbe. Anche se incombono, a rallentare il percorso, alcune decisioni in sede di magistratura.
Una delle tragiche piaghe è quella dell’abbandono di rifiuti.
Non mi metto qui a scomodare la famosa teoria delle finestre rotte (scoperta di recente persino dalla Lega) per cui il degrado chiama degrado. Non mi metterò a disquisire, come si fa sui social, se sia colpa del servizio scadente o dei cittadini incivili. Un dibattito uovo-gallina dove però quanto meno i savonesi ligi e attenti, anziché prendersela coi loro concittadini poco educati, con un divide et impera che fa tanto comodo a chi non fornisce i servizi adeguati, dovrebbero ricominciare a guardare al portafoglio svuotato da una Tari alle stelle, e chiedersi perché a questo non corrisponda una città pulita.

L’abbandono ovviamente va contrastato con tutte le forze: telecamere, multe, denunce, sorveglianza attiva e quant’altro.
Esiste però, e io l’ho sempre sostenuto, una scala di gravità, fra chi lascia ingombranti accanto a un cassonetto, e dovrebbe cavarsela con una multa salata, e chi invece li abbandona in natura, accanto alle strade, lungo le scarpate, addirittura vicino ai corsi d’acqua,  e oltre alla sanzione dovrebbe avere conseguenze penali pesantissime, come inquinatore e direi persino sacrilego.
Chi deposita dal cassonetto quanto meno spera che gli oggetti vengano portati via da chi raccoglie. Ha ancora, diciamolo, un briciolo di coscienza. Gli altri no, sono scervellati. Cosa spinga qualcuno a caricarsi in auto il materiale e andare a gettarlo in un bosco impervio, anziché recarsi, con quello stesso materiale, presso un centro di raccolta, è mistero che andrebbe studiato dalla scienza.
Prima però, per scoraggiare i secondi e dare alternative ai primi, occorre fornire il più possibile un servizio adeguato di conferimento, far sì che la prospettiva lecita e legale sia molto più facile e comoda di quella incivile.

Un servizio che va costruito, promosso, pubblicizzato. Soprattutto pubblicizzato.
Venendo alle mie esperienze pratiche, parlo da persona che si è sempre curata di smaltire adeguatamente anche i più piccoli materiali, consegnandoli alle stazioni mobili di raccolta, recandosi in via Caravaggio o chiamando ditte specializzate per i grandi sgomberi. Lo avrei fatto anche a costo di qualsiasi problema o disagio, perché per natura ed educazione non lascio cadere neppure una cartina di caramella, né per strada né tanto meno nei boschi.
Ma non tutti sono così motivati, e i problemi e i disagi vanno eliminati o ridotti il più possibile, per togliere alibi.
Bene la consegna gratuita a piano strada ad Ata previo appuntamento.  Anni fa se si chiamava Ata per uno sgombero, oltre a essere un servizio a pagamento, facevano mille difficoltà.
Bene le stazioni mobili, anche se andrebbero incentivate, e rese forse un po’ più “elastiche”: so di persone che sono state rifiutate perché consegnavano troppi oggetti.
Nota dolente via Caravaggio: tempo fa la ricordavo disagevole, sporca, persino pericolosa per la necessità di aggirarsi fra i vari punti di accumulo e schivare camion in manovra.

Ora, semplicemente, gli orari sono molto, troppo ridotti, e spesso cittadini e imprese affrontano code, attese, disagi.
Non possiamo attendere che si decida in merito a nuove piattaforme o che si prenda tempo per non deludere promesse elettorali. Vanno individuate rapidamente soluzioni, per esempio rendere più funzionali e frequenti le stazioni mobili, creando più di un punto di raccolta, permettendo la consegna di maggiori quantità di materiali, aumentando le possibilità di smaltimento a domicilio, con appuntamenti più tempestivi, o simili.
Diversa è la piaga di dittarelle non in regola che abbandonano i rifiuti perché non possono smaltirli correttamente. In questi casi, oltre a multe e penale di cui sopra, andrebbero perseguiti anche rigorosi controlli fiscali, per evitare queste forme di concorrenza sleale e criminale.
Insomma, controlli e repressione devono andare di pari passo con le agevolazioni e i servizi efficienti.

Spesso il cittadino, magari mettendo mano a vecchi locali ereditati o spazi da ripulire, si trova in difficoltà con bombole esauste, non più ritirabili dal rivenditore, piccoli barattoli e avanzi di vernici o solventi, materiali potenzialmente tossici o inquinanti che finiscono il più delle volte occultati nei sacchi destinati alla discarica. Anche questo problema deve avere risposte efficienti, nulla può essere trascurato o “nascosto sotto il tappeto”.
Molto spesso il problema non è affrontato alla radice: vengono formati ausiliari della raccolta rifiuti, ma a quanto si legge sono più impegnati a multare ignari abitanti dei paesi vicini che mollano un sacchettino nei cassonetti, piuttosto che a perseguire i veri abusi.
Basta guardare quali materiali assurdi e impropri finiscano nei cassoni, non solo della indifferenziata, ma addirittura di plastica e carta. Quando si andrà di raccolta rigorosa con porta a porta, tutto ciò che eccede deve poter essere conferito a parte, con efficienza, anche materiali pericolosi in minime quantità. O quel che prima andava (male) a inquinare in discarica, finirà (peggio) nei boschi.

Ecco, appunto, cosa è nascondere la polvere sotto il tappeto? I paesi con raccolta differenziata scarsa fanno le spese dei vicini più ligi e organizzati, quando gli insofferenti del porta a porta depositano la rumenta oltre confine.
Multare, reprimere? No, la soluzione a lungo termine è adottare gli stessi efficienti sistemi al più presto, uniformare metodi e raccolta, promuovere la differenziata rendendola praticamente obbligatoria, anche per oli esausti, materiali elettronici, ecc., prevedendo dettagliatamente la sorte di ogni tipo di rifiuto, anche quelli che richiedono smaltimenti particolari, e al tempo stesso ridurre i disagi e aiutare i cittadini a svolgere correttamente la loro parte, informando dettagliatamente e agevolando.
A quel punto, sì, sorveglianza severa, telecamere, pattuglie, multe, denunce e tutto ciò che serve.
La civiltà va inculcata con pazienza, determinazione, convincimento profondo.
Ma anche e soprattutto dando il buon esempio, con servizi impeccabili, funzionali, completi.

Milena Debenedetti

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