EUROVOTO ERGO SUM PER STRASBURGO

 

EUROVOTO  ERGO SUM PER STRASBURGO, 
DOVE VOLANO LE CICOGNE
PRONTO A VOLARE L’AIGLON DI SILVIO BONAPARTE

EUROVOTO ERGO SUM PER STRASBURGO,
DOVE VOLANO LE CICOGNE
PRONTO A VOLARE L’AIGLON DI SILVIO BONAPARTE
TERMINATA LA CAMPAGNA DI RUSSIA, PASSATA LA BERESINA, DOPO AVER SALUTATO L’AMICO ZAR PUTIN  AI GIOCHI OLIMPICI INVERNALI, VISITATA L’ISOLA D’ELBA, L’EMPEREUR SILVIO BONAPARTE, FONDATORE DI DYNASTY, COL FIGLIO PIERSILVIO, LA FIGLIA MARINA, E TUTTA LA FIGLIOLANZA (PRESIDENZA DEL MILAN COMPRESA)  l’Empereur, dicevamo, aveva deciso che era ora di marciare verso Strasburgo, il paese dove volano le cicogne e dove, il 25 maggio prossimo, sperano di volare tutti gli eurodeputati di fresca nomina nell’emiciclo dell’europarlamento.

 
Valutati i pro ed i contro dei CENTO GIORNI, l’Empereur aveva deciso.
Facciamo volare l’Aiglon, Matteo Renzi, del Granducato di Toscana. I granduchi di Toscana, per la verità non mancavano. Il fiorentino Matteo Renzi, per l’appunto, il pisano Enrico Letta (nella foto) un pò pallido ed accigliato in confronto all’Aiglon fiorentino , abbronzato ed in piena forma. C’era in campo anche il versiliano, Giovanni Toti (nella foto), niente parentela con quello della stampella, ma “poulin” dell’Empereur nella futura sfida di Bruxelles, Granducato di Lussemburgo ed, appunto, Strasburgo.
Le potenze centrali franco-tedesche , egregiamente rappresentate dalla cancelliera prussiana ,Angela Merkel, e dall’inconsapevole François Hollande, albero di brutte figure, che aveva cercato di coinvolgere Barack Obama, alfiere dell’indipendenza degli Stati dell’Unione (Nord -Sud da tempo riconciliati), nelle sue avventure galanti, aspettavano a piè fermo il Cavaliere a Waterloo, suonando la musica degli Abba.
Sulla colinetta di Waterloo, si ergeva fiero il Leone britannico (nella foto). Il buon Wellington Cameron era sicuro di farcela a dare una bella lezione a Silvio Bonaparte, il quale, forte dell’esperienza karmica del suo Antenato, Renato Rascel, magistrale interprete di Bonaparte Napoleon (nella foto Rascel nel film in cui interpreta Napoleone),aveva preparato tutto come si deve.
Intanto aveva risolto la questione meridionale, affidando a re Giorgio, reduce dalla reggia di Cascais, dove aveva rifiutato di diventare re del Portogallo, il Regno delle Due Sicilie, con capitale Napoli. Si approntava e restaurava alla bisogna la reggia di Caserta. Per Beppe Grillo che se l’era fatta a nuoto attraverso lo Stretto di Messina, era pronta la Sicilia indipendentista. Che se la vedesse lui con re Giorgio, una volta per tutte sul possesso della Magna Grecia.
Quanto a Magnà, l’expo di Mediolanum del 2015 era più che sufficiente.
I granduchi di Toscana, in sede UE, erano pronti a dare la colpa di tutto al livornese, Carlo Azeglio Ciampi, ex presidente della Repubblica ed uno  dei padri dell’euro.

Anche il destino dell’euro era nelle mani di Silvio Bonaparte. I cento giorni cruciali dell’Aiglon dovevano essere la risposta dell’Italia Unita all’Europa disunita (fiamminghi contro valloni, separatisti scozzesi e gallesi, storici contrasti tra catalani e madrileni.
Il Quirinale? Ai Savoia, naturalmente perché da Torino era partito un aut-aut. O ci ridate il Regno di Sardegna o sono guai per tutti. Firmato: sardi, sardi.
La Repubblica di Genova, saldamente nelle mani del principe Marco Doria, appariva sempre meno repubblicana e mazziniana. La Repubblica di Venezia, ormani saldamente sotto il controllo del doge Brunetta, doveva soltanto stare attenta alle crociere delle Grandi Navi ed all’impero del Sol Levante perché lo yen giapponese era un terribile rischio per l’euro.
 

 
Il maresciallo ligure, Chabrol-Scajola fedelissimo dell’Empereur, si era assicurato una postazione di ripiego da gladiatore per resistere almeno nella Repubblica romana, con barricate nel Colosseo. Una volta cacciato dal Campidoglio, l’usurpatore Ignazio Marino, un genovese che ignorava che la Rupe Tarpea era vicina al Campidoglio.
Ma per lui, Silvio Bonaparte aveva almeno in serbo un premio di consolazione: la Repubblica di San Marino.
E per Papa Francesco ? O bella ! La restituzione degli Stati della Chiesa, governata dal cardinale bolognese, Romano Prodi.
E adesso, tutti al voto, anzi all’Eurovoto.
E che vinca il migliore, che non può assolutamente essere un erede di colui che nel Pci veniva definito il Migliore, Palmiro Togliatti.
Al massimo, diciamo proprio al massimo, ma sì avete capito il governatore della Puglia, Massimo D’Alema, eterno candidato ad un posto importante in Europa.
Ma sia lui che Rocco Buttiglione, con l’europarlamento e con palais Berlaymont, a Bruxelles , non hanno proprio fortuna.
Vi dirà che Palazzo Berlaymont, sede della Commissione UE a Bruxelles, porta proprio sfiga. Quando l’hanno costruito, alla fine degli anni Sessanta, avevano scoperto che conteneva pericolose fibre di amianto. Avevano pensato di demolirlo per un intero decennio, perché alcuni  funzionari europei lamentavano gravi malattie provocate dall’amianto. Dopo oltre un decennio di chiusura, per togliere il pericoloso elemento, Palais Berlaymont era stato restituito alle istituzioni europee. Ma l’area è inquinata da matti. Alla fine degli anni Sessanta, era stata inaugurata a Bruxelles, anche la prima linea della metropolitana che partiva proprio da dove sorge le Rondpoint Shumann e va fino alla centralissima Place de Brouckère.
Adesso, soltanto il presidente del Consiglio dell’Unione Europea, il fiammingo Hermann Van Rompuy, percorre a volte rue de la Loi. Al 16 di rue de la Loi c’è la sede del governo belga, presieduto da Elio di Rupo, un vallone di origine abruzzese, nato in Belgio e , quindi, belga di nome e di fatto.
Ed il presidente della Commissione,  Barroso ? E’ portoghese. E i portoghesi, si sà, non pagano. Insomma, Palazzo Berlaymont porta sfiga!
FRANCO IVALDO 

 

 

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