DEDICATO AD UN GIOVANE

DEDICATO AD UN GIOVANE
 CHE PIU’ NON E’

DEDICATO AD UN GIOVANE
 CHE PIU’ NON E’
 
Interloquire con un silenzioso alter, che più non è, assume le sembianze di un dialogo interiore. Nel quale specchiarsi, per scoprirsi maledettamente simili nelle nostre infinite diversità, inconcepibilmente diversi nella nostra unicità di esseri fragili. Allora mi chiedo, ti chiedo, Amico lontano, e già avverto una sensazione d’imbarazzo a chiamarti amico perché per me l’amicizia è sacra ed onore grande per me sarebbe stato conoscerti, perché lo hai fatto?

Forse credevi di essere forte, protetto dalla corazza invisibile del tuo coraggio, forse lo credevi. Dicono, gli esperti di comportamento umano, ecco, dicono che il coraggio e l’incoscienza siano gemelli siamesi. Chissà, forse è vero, però caro Amico, io credo, e non so perché lo credo, che tu incosciente non fossi, no, proprio no. Io credo che il tuo fosse coraggio, quello vero, quello che ti stordisce l’animo di terrore, terrore puro, per un istante, solo un per un interminabile istante. Ti sei denudato il petto, hai alzato le mani, sei andato loro incontro. Inerme, ma non inerte. Non nel corpo, non nell’animo. No, caro Amico, tu sapevi molto bene ciò che ti sarebbe successo, lo sapevi che tu da solo avresti scritto un pezzo di storia. Lo sapevi che non avresti visto un’altra volta il sole sorgere, lo sapevi e hai continuato ad avanzare, forte di te stesso, dei tuoi ideali, delle tue idee, di te stesso. Allora mi chiedo, ti chiedo, Amico mai conosciuto, hai avuto paura? Se potessi rispondermi, sono certa che la tua onestà ti impedirebbe di negare, al massimo distoglieresti lo sguardo, con un’alzata di spalle come a dirmi “sciocchezze”, ma io lo so che hai avuto paura. Tu hai dominato la paura, perché è questo che fanno i grandi, la paura la dominano, la guardano in faccia e la disarmano con lo sguardo, ma non si fermano. Infine ti chiedo, Amico perduto, a cosa hai pensato nell’attimo prima di cadere sotto i colpi dei soldati? A tutto, a nulla, questo non lo saprò mai. Qualcuno dice che prima di morire si vede una luce intensa, spero sia vero, spero sia vero perché così avresti lasciato un mondo buio e anche solo per un breve attimo quella luce ti avrebbe regalato l’illusione di abbandonare una vita improvvisamente migliore. Vorrei fosse vero che nella morte c’è un senso, vorrei non fosse quell’enorme bisogno di razionalizzare l’impossibile a farmi pensare che la tua morte abbia uno scopo. La morte non è saggia, non è stupida, non è utile, non è inutile, è e basta. Caro Amico sconosciuto, spero solo che la tua morte urli forte a chi è giovane, come lo eri tu, che se è vero che la morte non ha senso, altrettanto vero è che la vita ne ha tanto, e che è una colpa gravissima sprecarla. Caro Amico Egiziano, caduto insensatamente con le mani alzate sotto i colpi di giovani soldati, tu hai fatto tremare i potenti, tu che eri un solo un ragazzo. Tu, solo con te stesso, hai scritto la storia.

Giovanna Rezzoagli Ganci

 

http://www.foglidicounseling.org/

 

giovannarezzoagli@foglidicounseling.org

 

 

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