Voto utile, ma per chi?
Voto utile, ma per chi? |
Voto utile, ma per chi? |
La questione del “voto utile” è molto più ampia, complessa e controversa rispetto a come viene impostata normalmente. Cosa significa “voto utile” e “utile” per chi o per cosa? Per un comunista è davvero utile votare con questo sistema elettorale, e per chi?
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Chi ci rappresenta e come ci rappresenta? Come e da chi siamo stati rappresentati noi lavoratori negli ultimi anni? E’ davvero utile recarsi alle urne? E per votare chi? Per una lista che non ha nemmeno il coraggio di usare un simbolo comunista? A me la richiesta del “voto utile” pare una soluzione comoda per chiunque si candidi ad essere eletto. Ma può essere utile anche non recarsi alle urne e scegliere consapevolmente di non votare per nessuno. Scegliere di non sprecare il proprio voto e non rendersi più complice di questo sistema politico-elettorale che non rappresenta le classi lavoratrici, gli operai, i pensionati, i proletari. Al contrario, li massacra, li deprime e li mortifica sempre di più. Qualcuno, in buona fede, sinceramente appassionato alla Politica, potrebbe ritenere giusto esprimere il proprio impegno o la propria “fede” politica attraverso un“voto utile” per delegare chi lo rappresenti. Ma il punto è esattamente questo e lo ribadisco. Chi ci rappresenta? Chi è in grado di farlo ed ha le credenziali per farlo? Chi ha dimostrato in passato di poterlo fare e non l’ha fatto? Perché forse non ha voluto o potuto. Ma al di là del passato, che non è mai sepolto del tutto, chi, nell’odierno panorama politico ufficiale, ha davvero la forza, la volontà, la possibilità di rappresentare in modo “utile” il nostro voto, cioè il nostro impegno tradotto e declinato in un voto di procura, ossia di delega? Io credo che non ci sia nessuno in grado di farlo, specie in un momento storico in cui la sovranità della politica è sempre più esautorata e limitata dallo strapotere dell’alta finanza e del grande capitale anonimo e cosmopolita.
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Oggi, a che serve e a chi serve (a maggior ragione ad una sinistra che si professa comunista) un ruolo di testimonianza, o di sponda, quando stiamo vivendo una fase storica attraversata da una feroce offensiva neocapitalistica, di cui l’agenda Monti è solo l’espressione dell’ultimo anno? Insomma, limitarci a testimoniare la nostra esistenza attraverso il voto, in quanto comunisti, può servire davvero ad incidere e ad essere protagonisti rispetto ai processi storici che stiamo vivendo, rispetto alle lotte e alle conflittualità sociali radicali come quelle che sono esplose in Grecia oppure in Spagna?
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In Grecia e in Spagna contano molto di più gli anarchici, che non a caso rifiutano il voto, anche solo per esprimere o testimoniare la propria presenza, preferiscono astenersi, ma sono molto più presenti ed incisivi nelle lotte reali. Che ci sia qualcuno che in Parlamento, o nelle istituzioni borghesi in generale, possa testimoniare, denunciare, sollevare determinate questioni e rivendicare un ruolo critico rispetto alla crisi del capitale, ma soprattutto rispetto alla crisi del lavoro, è un bene, non c’è alcun dubbio. Ma a me non basta più. Tutto qua. Resta, dunque, irrisolto, il nodo cruciale. Insisto su questo punto per sottolineare il mio dissenso e la mia distanza rispetto ad una politica ufficiale che non mi rappresenta e non esprime quelli che sono i miei ideali, le mie ragioni e le mie posizioni politiche, oltre che i miei interessi e le mie rivendicazioni concrete, in quanto lavoratore. Non è colpa mia se non riesco a riconoscermi in nessuno degli schieramenti politici presenti in questa competizione elettorale. Poi, sul fare qualcosa, sono d’accordo. Io ho sempre cercato di fare qualcosa di concreto e di utile per la “causa”, come si dice. Magari anche solo scrivendo, oppure impegnandomi nel mio settore professionale, visto che sono un insegnante. Oppure spendendomi in altri ambiti, per provare ad incidere sul reale e a cambiare l’esistente attraverso iniziative di tipo politico. In passato ho militato persino dentro Rifondazione comunista, ma sono stato deluso troppe volte dalle scelte compiute dal partito a livello nazionale e locale. In sostanza, quando una persona è ripetutamente tradita, ingannata e disillusa, alla fine ci pensa non una, ma cento, mille volte, prima di commettere ancora lo stesso errore. Lucio Garofalo |