Via Priocco a Savona: dove inquinare è lecito

Telenovela senza fine che chiama in causa “ignoti”
Via Priocco a Savona: dove inquinare è lecito
Ci sarà una segretaria influente nel palazzo?

Telenovela senza fine che chiama in causa “ignoti”
Via Priocco a Savona: dove inquinare è lecito
Ci sarà una segretaria influente nel palazzo?
 

Savona – Prima un processo, con condanna davanti al tribunale di Savona (25 novembre 2009), poi l’assoluzione in appello a Genova “perché il fatto non sussiste” (13 ottobre 2010). Oggi una grottesca situazione: da una parte il provvedimento dei giudici non viene rispettato sul fronte amministrativo (Comune); dall’altra gli stessi uffici dell’ente pubblico continuano ad interpretare in modo curioso, che merita di essere conosciuto, raccontato, una serie di norme sugli scarichi urbani.

Arrivando ad autorizzare o tollerare un inquinamento in atto, oltre alla mancata “sanificazione”. C’è un‘ordinanza alla quale non è mai stato dato seguito ed un’autorizzazione di scarico fognario di civile abitazione in un corso d’acqua.

 

Ed ancora, una palese disparità di trattamento tra cittadini. Mentre si sarebbe imposto ad un privato l’obbligo di allaccio alla fognatura comunale che dista 220 metri dall’abitazione, ad altri a 223 metri non pare sia stato riservato analogo trattamento. La legge regionale dice che scatta l’obbligo di allacciarsi alla rete fognaria pubblica quando l’edificio è a meno di 300 metri? In questa condizione, già dal 1998, si trovavano una dozzina di famiglie della zona di via Priocco e Borgata Giribone.

Tutti hanno dovuto adeguarsi, con l’eccezione di tre famiglie che tuttora scaricano nel torrente, pur in presenza di fossa “biologica”. Si pensi, ad esempio, che nella Regione Piemonte viene imposto alle stalle di dotarsi di sistemi di fitodepurazione.

La vicenda, al di là della presenza di contrasti di lunga data tra vicini (la peggiore cosa che possa accadere in comunità, a star bene sono gli studi legali, si fa per dire), lascia assai perplessi su più fronti. Arriva da lontano, primi anni ’90 con espropri da parte delle Ferrovie per eliminare due passaggi a livello e di conseguenza ampliare la strada da 2 a 3 metri. Si raggiungeva le case solo a piedi. Nel 1998 c’è stata pure una frana. Sono gli anni in cui un fienile si trasforma in abitazione. A regolarizzare provvedono i condoni edilizi. Poi storie di sottotetti baciati dalla fortuna.

Può accadere proprio a Savona che per costruire una fogna viene richiesto, in via Priocco, la concessione edilizia. Sarebbe interessante, ai fini statistici, conoscere in quanti altri casi si è seguito lo stesso metodo. Tra l’altro, il regolamento comunale recita che in presenza di una fognatura privata, il Comune obbliga all’allaccio chi non si adegua. Per due case, inoltre, nella concessione di ampliamento è stato previsto la presentazioni dei relativi progetti per smaltire le acque reflue.

 

La fogna a cielo aperto di via Priocco Borgata Giribone

Si racconta pure di una storiella nell’ambito delle distanze. Per alcuni si applica l’asse dritto, per altri si conteggiano i metri della strada. C’è più attenzione per certuni rispetto ad altri? Da cosa nasce questa palese disparità di trattamento? Interpretazioni diverse degli uffici comunali, dei funzionari addetti dello stesso Comune di Savona?

Non sappiamo quali siano gli atti in possesso dell’autorità giudiziaria, come siano stati “iscritti” alcuni esposti e a che punto sia l’iter.

Non è pensabile che una fogna possa sfociare in un corso d’acqua. Anche di fronte ad un’autorizzazione comunale, la cui genesi sarebbe tutta da approfondire. E i terreni da disinquinare esistono o è frutto di allucinazioni? E che dire delle acque nere a cielo aperto di via Priocco? Tutto secondo legge? Quale magistrato l’ha stabilito? 

 

 La vicenda ha visto, nel corso degli anni, chiamati in causa, per competenze, l’assessore Livio Di Tullio, il superdirigente del Comune ing. Pesce, e più marginalmente l’architetto Maccario che ha sostituito Campagnolo. In pratica si autorizzava le fosse “imof” fino a quando il Comune non avesse realizzato la fognatura. Ora l’impianto è funzionante, ma c’è chi scarica ancora nel torrente.

Mentre per qualcuno sono stati dolori e processi, cause, grane; per altri la dea bendata è stata magnanime. Le vasche dovrebbero essere pulite almeno ogni 3 mesi. Chi controlla? Chi accerta?

Non solo, nel marzo del 2010, un dirigente trova acque nere di fogna lungo la strada. Non si è più avuto notizie del seguito. Come è andata a finire?

A questo si aggiunga la diligenza del Comune (Pesce) nel proseguire l’iter di esproprio di una piccola area (pare una trentina di metri) e questo accade mentre era in corso il processo penale, con imputati, poi assolti.

Non è semplice dipanare tutta la matassa, i retroscena anche perché è caratterizzata da parecchi risvolti oscuri. Apparentemente inspiegabili.

Non si riesce a stare dietro a tante voci, indiscrezioni che parlano della presenza-ombra di una segretaria (di un sindaco? di un assessore?), ma anche di un agente di polizia in servizio a Savona, di un vigile urbano. Non sappiamo in quali ruoli. Ognuno avrà pure i suoi diritti, le sue buone ragioni da far valere, ma nel 2011 non può essere certo portato di esempio una “simile giungla”. Diciamo pure mortificante spettacolo. Qualcuno sostiene che se ne sia già parlato sui giornali, in un’unica direzione, magari per colpire persone scomode (?).

Per concludere: non si capisce dove iniziano i diritti, i doveri, il rispetto della legge, con la discrezionalità, a doppio peso e su questo, gli atti e lo stato dei luoghi dovrebbero documentare. Carta canta, si suole dire.

Non si tratta di parteggiare, simpatizzare per gli uni o per gli altri. Semmai far sapere all’opinione pubblica cosa può accadere a Savona, tra le mura di uffici pubblici, tra presunto disinteresse o quantomeno acquiescenza.

Speriamo che il “sistema legalità berlusconiana” non faccia né troppa strada, né scuola. È una questione di civiltà europea, prima di tutto. Contro lo strapotere o la “legge non scritta dei più furbi”.

R.T.  

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