Città a misura d’uomo

A misura d’uomo
La buona amministrazione, io credo, paga. E se non paga, pazienza.
Meglio diventare impopolari facendo il bene pubblico, che cercare consensi fasulli

A misura d’uomo
La buona amministrazione, io credo, paga. E se non paga, pazienza.
Meglio diventare impopolari facendo il bene pubblico, che cercare consensi fasulli
 

Non ha alcun senso che una cittadina di media grandezza e senza particolare sviluppo lavorativo in atto o previsto, a incremento demografico zero, immigrazione compresa, abbia case per più del doppio dei suoi abitanti, e continui a costruirne, senza alcuna giustificazione plausibile.

Non ha alcun senso che si calino opere incongrue in un contesto che non è affatto adatto a riceverle, provocando immediatamente un disagio ambientale evidente, un danno visivo, una ferita di vivibilità, checché ne dicano gli architetti di punta.

Non ha alcun senso che alla speculazione basti chiedere, per ottenere il massimo e anche di più, sempre, in una resa praticamente senza condizioni.

Non ha alcun senso che un centro storico e un nucleo ottocentesco grandi come un fazzoletto non possano essere liberati dal traffico e gestiti in modo vivibile e persino d’esempio per altre realtà.

Non ha alcun senso ritrovarsi con arterie intasate e progettare nuove strade e parcheggi centrali, quando, fatto il rapporto auto-esigenze di spostamento-flussi di traffico-abitanti i conti non tornano affatto, esistono forzature e irrazionalità e cattive abitudini.

Non ha alcun senso che il verde pubblico sia sacrificato, che i beni comuni siano svenduti per le spese correnti, che i quartieri siano snaturati sempre più, in una spirale che si autoavvita.

Non ha alcun senso cavalcare pericolosamente il discorso sicurezza, invocando misure speciali o soluzioni demagogiche, quando per fortuna Savona è ancora una città tranquilla, e basterebbe mettere in condizione di funzionare dignitosamente leggi, controlli, polizia e giustizia che già ci sono, invece di rimpiazzare la carta dei tribunali e la benzina delle volanti con qualche telecamera in più.

Non ha alcun senso che non si trovino mai i soldi per potenziare seriamente la raccolta differenziata, quando per altre spese discutibili i fondi saltano sempre fuori come per miracolo.

Insomma, fra come è stata gestita Savona nel tempo, e quello che Savona è nella realtà, nella vivibilità, nelle potenzialità, esistono enormi incongruenze.

Chi abbia nella mente un’altra idea di città sostenibile, chi intuisce queste potenzialità e le vede costantemente sprecate o distrutte, chi ha sotto mano esempi, progetti, idee da confrontare, non può che soffrirne.

Per questo a noi del MoVimento 5 Stelle piacerebbe poter portare queste idee in politica, quanto meno far sì che se ne discuta seriamente valutando costi e benefici, in un confronto anche con la stessa cittadinanza.

Certo, non deve trattarsi di idealismo velleitario: in uno dei miei primi commenti su Trucioli dicevo che dopotutto gli eletti sono espressione degli elettori. I “vizi” di noi savonesi li conosciamo bene: il mugugno, lo scetticismo, la rassegnazione, le comodità incongrue scambiate per diritti inalienabili, l’adagiarsi nelle abitudini…Il tutto peggiorato dal crescere dell’età media.

Non a caso molto spesso le considerazioni che ho sopra esposto le sento fare da esterni, persone che solo da poco si sono trasferite in questa città, e che si meravigliano nel riscontrare tanti problemi evitabili, e un andazzo strisciante che va nel senso della distruzione, dello stravolgimento, dell’inaridimento.

Domenico Finiguerra

Il discorso è sempre lo stesso: una prima impressione di apprezzamento per quel che la città potrebbe offrire, sconcerto invece per la direzione in cui sta andando, incomprensione per la passività dei savonesi.

In fondo, coloro che vengono da fuori sono il termometro ideale per valutare: un po’ come quando incontri una persona dopo tanto tempo, e ti accorgi di come sia cambiata, cresciuta o invecchiata, mentre se l’hai sotto gli occhi tutti i giorni la percezione è diversa, è inferiore.

Proprio per i “vizi” di noi savonesi, la sfida, avendo nuovi progetti, è farli capire e accettare, spiegare i benefici a lungo termine, superando le resistenze e lo scetticismo.

E non mi riferisco certo ai progetti faraonici tanto cari al potere politico finanziario, ma a un’idea più razionale della mobilità, per esempio. A una gestione dei rifiuti che comporti maggiore impegno, ma anche riduzione costi e nuovi posti di lavoro, a lungo termine.

Eppure, sono convinta che, nonostante i difetti storici di un popolo, nonostante l’informazione spesso mancante o distorta, la consapevolezza stia crescendo. Credo che se ci si mette buona volontà e buona fede, trasparenza, propositi chiari e condivisibili, un dialogo corretto, se si riesce a dare e ricevere fiducia, anche i “mugugnoni” savonesi possano e debbano cambiare rotta.

Come quando vai dal medico e ti dà una medicina amara, cure sgradevoli. Però poi, se il medico sa il fatto suo, stai meglio.

Tra l’altro qui non è che ci diano zuccherini illusori: il bello è che continuano a propinarci medicine sempre più amare e che per di più ci fanno stare sempre peggio. Allora, cosa ci costa cambiare rotta? Noi, i cittadini normali, al contrario di altri non abbiamo proprio niente da perdere e da rimpiangere.

Sabato scorso, invitato da noi del MoVimento, è venuto a trovarci per una chiacchierata alla Ubik il sindaco di Cassinetta di Lugagnano, Domenico Finiguerra.

Ne ha già parlato Antonia nello scorso Trucioli. I video dell’incontro sono disponibili, oltre che su Vimeo e Youtube, anche nella sezione apposita del nostro sito www.savona5stelle.it

Io volevo solo aggiungere quanto mi abbia colpito il suo essere alla mano, disponibile, concreto. Un abisso rispetto alla sussiegosa e inspiegabile arroganza a cui ci hanno abituato i nostri politici locali.

Mi hanno colpito le interviste dei cittadini di Cassinetta, in un servizio di Report.

Avevano accettato tranquillamente l’aumento delle tasse, pur di mantenere il livello di servizi senza cedere alla speculazione.

Per chi, e fra i politici sono la stragrande maggioranza, ha così tanta paura di perdere il consenso da evitare qualsiasi progetto e decisione utile a rischio impopolarità, basti dire che quel Sindaco, proveniente dal PD ed eletto in lista civica in una cittadina storicamente del centro destra, con oltre il 50% dei consensi, nonostante le tasse e i tagli a spese superflue è stato poi rieletto con più del 62%.

La buona amministrazione, io credo, paga. E se non paga, pazienza. Meglio diventare impopolari facendo il bene pubblico, che cercare consensi fasulli. Questa dovrebbe essere la vera politica dal basso, dove contano i progetti, i cittadini eletti sono solo veicoli per realizzarli, senza ambizioni di carriera.

Quel Sindaco, come ci ha raccontato, ha scelto di rinunciare alle luminarie natalizie pur di mantenere un assegno per i cassintegrati.

Ha lottato contro gli imprenditori che, per ristrutturare un palazzo storico, pretendevano di realizzare palazzine al posto del parco. E ha vinto: è stato ristrutturato com’era, con minori oneri di urbanizzazione ma con maggior beneficio per l’equilibrio e la vivibilità della cittadina.

Possibile, mi chiedo, che qui da noi non si possa fare altrettanto, finirla di cedere all’indegno ricatto dei palazzinari? O almeno provarci.

Per una città che smetta di essere a misura di speculatore, a misura di affari, di egoismo e lucro privato, e torni ad essere calibrata su una dimensione più a misura di cittadino.

La prima sfida, adesso, è far capire alle persone che, contrariamente a quanto gli viene ripetuto a pappagallo, le alternative esistono eccome, e si possono praticare. Tutti insieme, guardando oltre.

Non ci sono scuse o alibi che tengano, qualcuno ha già dimostrato e sta dimostrando nei fatti che si può fare diversamente e meglio. E noi, cosa aspettiamo?

 

 

Milena Debenedetti   candidata Sindaco per il… movimento 5 stelle 

La Stampa censura l’Unione Cittadini e Comitati di Savona!

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