VERSO LA CHIUSURA DEGLI OSPEDALI PSICHIATRICI GIUDIZIARI

RIFLESSIONI SUL PRESENTE E SUL FUTURO
 Cinquantesima puntata
VERSO LA CHIUSURA DEGLI OSPEDALI  PSICHIATRICI GIUDIZIARI

RIFLESSIONI SUL PRESENTE E SUL FUTURO
 Cinquantesima puntata

VERSO LA CHIUSURA DEGLI OSPEDALI PSICHIATRICI GIUDIZIARI

E’ iniziato il lungo percorso (che io mi auguro “in discesa”), rivolto a raggiungere il traguardo della chiusura definitiva dei SEI OSPEDALI PSICHIATRICI GIUDIZIARI, esistenti nel nostro PAESE.

Non v’è dubbio, in proposito, che il cammino intrapreso sarà lungo.

Infatti, l’iniziativa ufficiale è partita sotto la spinta di un’ accurata indagine conoscitiva, effettuata da una COMMISSIONE SANITARIA D’INCHIESTA, presieduta dal Senatore Ignazio Marino:   l’indagine ha evidenziato, accanto ad autentici orrori, l’arretratezza  e l’inadeguatezza dei trattamenti sanitari effettuati e, di conseguenza, l’assoluta impossibilità di un recupero (anche parziale) dei soggetti trattati.

Claudia Fusani, in un Suo pregevole servizio giornalistico, ha citato, su questo specifico argomento, due magistrali esempi, che, da soli, sono in condizione di evidenziare l’assoluta insufficienza dell’attuale Sistema di Controllo e di Cura dei soggetti rinchiusi in queste Strutture.

Leggiamo un breve tratto del Suo scritto:

“Il primo caso è quello di  Giovanni  (chiuso  da 22 anni nell’ospedale psichiatrico giudiziario di Barcellona Pozzo Li Gotto) che gli ispettori hanno trovato legato ad una rete metallica (senza materasso) e piena di ruggine e con un buco in mezzo a mo’ di latrina.”

“Il secondo è quello di Antonio, che, nel 1992, era entrato in un bar e, simulando di avere una pistola in tasca, si era fatto consegnare settemila lire; al processo, fu giudicato “incapace di intendere e di volere “ ed è stato inserito nell’O.P.G. e se lo sono dimenticato là dentro.”

E’ chiaro che i due Esempi citati si possono moltiplicare per un numero indefinito di casi, sino a raggiungere un risultato assurdo ed incomprensibile, che ha condotto, anni fa, Franco Basaglia a lanciarsi in questa sintetica, ma esaustiva, affermazione:

“Il problema della malattia mentale rimarrà insoluto finchè non verrà riconosciuta e affermata per tutti, malati e sani, la dignità che spetta, semplicemente, a un uomo.”   

Eppure, malgrado queste magistrali parole, ancora oggi, indipendentemente dalla considerazione di eventuali reati commessi da questi individui, la Società, nel suo complesso, continua a dimenticare che abbiamo di fronte PERSONE UMANE, le quali vengono rinchiuse, analizzate e curate, a prescindere dalle caratteristiche che provengono loro dall’AMBIENTE, dalla CERCHIA DEI LORO AFFETTI, dai loro PROBLEMI ESISTENZIALI (SOCIALI E LAVORATIVI);  OGNI INDIVIDUO VIENE VISTO ED ANALIZZATO IN UN SISTEMA  CHIUSO, PRIVO DI RELAZIONI CON L’ESTERNO.

Vittorino Andreoli

Non a caso e molto opportunamente lo Psichiatra Vittorino Andreoli, di fronte all’ipotesi del superamento degli OSPEDALI PSICHIATRICI GIUDIZIARI, ha parlato di SVOLTA EPOCALE, DI SCELTA DI CIVILTA’ SUPERIORE A QUELLA COMPIUTA NEL 1978 DALLA LEGGE BASAGLIA, che chiuse i Manicomi ed Istituì i Servizi Pubblici di Igiene Mentale.

 – Nasce da queste considerazioni il mio auspicio per un percorso in discesa di questa innovativa riforma.

A mio modo di vedere, esistono, tuttavia, numerosi OSTACOLI su questo cammino.

Cercherò, con questo mio scritto, di indicare sinteticamente il SIGNIFICATO E L’ENTITA’  DELLE DIFFICOLTA’ E DEI MURI OSTATIVI, che la Società, nel suo complesso, dovrà affrontare e, possibilmente abbattere:

1) IL DESTINO FUTURO DEGLI ATTUALI RICOVERATI 

Occorre premettere, in proposito, che sono rinchiusi negli attuali Ospedali Psichiatrici Giudiziari circa 1.300 – 1.400 individui; una minoritaria parte di essi (600 circa), ritenuti non più pericolosi, potranno essere affidati dal Magistrato di Sorveglianza ai Servizi  Territoriali di Salute Mentale; la maggioranza (800 persone circa) dovranno essere trasferite in altre NUOVE STRUTTURE, ritenute  idonee a questo tipo di detenzione.

Diventa spontaneo pensare e dire che all’apparenza e, quindi, in linea puramente teorica, la soluzione può considerarsi positiva ed accettabile; sorge, tuttavia, altrettanto spontanea una RIFLESSIONE, che possiamo racchiudere in questi termini:

Nella difficile  ed, addirittura, drammatica situazione in cui versano, attualmente, i servizi socio-sanitari territoriali, dove, tra l’altro, si continua a procedere attraverso  tagli alla spesa (e, quindi, alla diminuzione di nuove strutture ricettive e del personale ivi operante), come è possibile programmare e realizzare una riforma, come quella sopra ipotizzata?”

E’ pur vero che il Senatore Ignazio Marino, in una Intervista concessa a L’ UNITA’, in data 26 Gennaio 2012, di fronte a queste giustificate perplessità, ha risposto che:

  “Siamo in Italia, paese industrializzato, membro del G8; nessun altro paese sopporta una vergogna come la nostra.  Quindi: il territorio ce la deve fare.”

Mi permetto di consigliare al Senatore Marino di non volare troppo in alto e di rimanere con i piedi per terra; le sue parole sono assolutamente condivisibili sul piano dei principi, ma  occorre passare dalle parole ai fatti; in caso contrario, si rischia di fare della vuota ed inconsistente DEMAGOGIA, deleteria per l’avvenire della nostra fragile democrazia; occorre, a mio modo di vedere, INVERTIRE LA ROTTA E PENSARE DI TROVARE IL FINANZIAMENTO PER LE NUOVE STRUTTURE IPOTIZZATE (MA, ADDIRITTURA, PER UN INNOVATIVO SISTEMA SANITARIO, CONFORME AL PROGRESSO SCIENTIFICO E TECNOLOGICO) ATTRAVERSO UNA RIGOROSA LOTTA ALL A MASSICCIA EVASIONE FISCALE (CHE CI OPPRIME), NELLO SPIRITO E NELLA CONCRETA  ATTUAZIONE DELL’ARTICOLO 53 DELLA NOSTRA COSTITUZIONE.

2) I TEMPI DI REALIZZAZIONE DEL PROGETTO DI CHIUSURA DEGLI OSPEDALI PSICHIATRICI GIUDIZIARI

Uno dei problemi che lascia maggiormente perplessi molti cittadini è rappresentato dai tempi di realizzazione di questa Riforma; molti scorgono diffuse nebbie sul traguardo finale del “QUANDO”, il quale, a loro parere, appare assai lontano  ed incerto

 E’ pur vero che il provvedimento legislativo è stato varato, con voto unanime, dal Senato, ma esiste pur sempre, davanti a tutti noi, l’incognita del voto della Camera dei Deputati, che è decisivo affinchè  il testo approvato possa diventare  Legge dello Stato, a tutti gli effetti.

Inoltre, nel provvedimento varato dal Senato, viene fissata la data 31 Marzo 2013, entro la quale le Regioni e l’Amministrazione Penitenziaria sono tenute  ad indicare le NUOVE STRUTTURE (INTERAMENTE A CARATTERE OSPEDALIERO), DESTINATE A RICEVERE GLI OSPITI, LIBERATI DAGLI OSPEDALI PSICHIATRICI GIUDIZIARI.

In assoluta sincerità, dubito che questo traguardo temporale possa essere raggiunto, sia per la fisiologica lentezza del Lavori Parlamentari, sia per l’instabilità politica, che contraddistingue l’attuale periodo storico (con l’incubo incombente di una crisi del Governo Monti ed il conseguente ritorno alle urne e, quindi, dell’inizio dal Punto Zero della discussione e dell’approvazione del Provvedimento).

Voglio sperare che tutto questo non avvenga e la tempistica parlamentare possa essere rispettata, ma il dubbio…comunque rimane.

 

3) OSTACOLO DELL’ACCOGLIMENTO DELLA LEGGE DA PARTE DELLA PUBBLICA OPINIONE

Si sente sussurrare o mormorare a bassa voce che questo provvedimento sarebbe peggiore di un’amnistia, perché, mentre quest’ultima concederebbe la libertà ai ladri, il provvedimento che elimina gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari verrebbe a concedere la libertà anche ai  serial-Killer.

Per ovviare a false ed erronee interpretazioni di questo Provvedimento Legislativo, è indispensabile, a mio modo di vedere, procedere, già sin d’ora, ad una SERIA BATTAGLIA CULTURALE, rivolta ad evidenziare che questa Riforma non comporta pericoli per i cittadini e  per la vita collettiva, ma, al contrario, è apportatrice di un’autentica civiltà, perché conduce alla creazione ed al potenziamento dei Servizi Territoriali di Base e perché potrà consentire  il Recupero (totale o parziale) di individui Psico-labili e, quindi, in ultima istanza, potrà contribuire al benessere spirituale e materiale dell’intera collettività.

1 febbraio 2012     Aldo Pastore 

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