Uno sguardo oltre il Ponte

Il cosiddetto “modello Genova” adottato per la costruzione del Ponte San Giorgio è ormai diventato sinonimo di efficienza e lavoro ben svolto; un sistema che ha convinto molti soggetti e sempre più spesso si discute sul fatto per cui sarebbe possibile replicarlo.

“Per la città sono stati stanziati 4 miliardi dedicati alle infrastrutture con l’aggiunta di 2,5 provenienti dal PNRR”, dichiara il sindaco di Genova e Commissario per la Ricostruzione Marco Bucci, “e 1,4 miliardi derivano dall’accordo con Autostrade. Servono infrastrutture più adeguate alla qualità della vita per cui occorre spostare velocemente persone, merci, cultura e dati; bisogna lavorare velocemente e mi sento di dire che il modello Genova è già usato dalle aziende private. Vi è necessità di lavorare in parallelo ed il project managing è fondamentale ma nella pubblica amministrazione purtroppo non è richiesto. Per la ricostruzione del Ponte abbiamo usato tecniche moderne incrociando i dati delle persone presenti nel cantiere per il rispetto delle norme antimafia; il successo di una cosa è il successo di tutti così come l’insuccesso. Un modello positivo prevede che tutti devono lavorare per lo stesso obiettivo e voglio dire che abbiamo investito ben 69 milioni per la protezione idrogeologica”.
Parole simili da parte del presidente della regione Liguria Giovanni Toti :”L’effervescenza della città e della regione sono sotto gli occhi di tutti; sono tanti i cantieri in città e in autostrada. La tragedia del Ponte Morandi ha anticipato quella del Covid per la quale non abbiamo avuto risposte univoche che hanno cambiato l’approccio; bisogna darsi una struttura organizzata con i dirigenti e le leggi devono migliorare. Una grande democrazia si basa sugli obiettivi comuni e le giuste scelte dei dirigenti”.

“In pochi anni a Genova ci sono state tre grandi criticità : la tragedia del Ponte Morandi, la terribile situazione autostradale e la pandemia”, afferma il Presidente di Autorità di Sistema Portuale Paolo Emilio Signorini, “e voglio ricordare che il porto è cresciuto dal 2008 al 2018 mentre nel 2020 ha avuto drastici cali e quest’anno è ritornato a crescere. Il crollo del ponte è stato strategico ed abbiamo avuto un blocco totale per due mesi dovendo capire come aiutare la città ad affrontare questa sfida; non avevamo alternative pronte mentre ora le abbiamo ed il piano della viabilità elaborato dal presidente Toti e dal sindaco Bucci ha permesso la sopravvivenza. Le pubbliche amministrazioni hanno problemi diversi dalle aziende di gestione del rischio poichè per i privati è consolidato; il settore pubblico deve attrezzarsi e formare personale capace di individuare e gestire i rischi”.
“Il crollo del Ponte Morandi ha messo in luce le debolezze strutturali del nostro Paese ponendo in discussione il rapporto con il concessionario; purtroppo non c’è stato un cambio di strategia per i beni dati in concessione. I beni non sono di chi li gestisce e serve un controllo pubblico; il Modello Genova è positivo e particolare ed il decreto ha concesso al commissario ampi poteri, velocità di manovra e fondi per l’esproprio ma la norma per estendere questo modello a tutta l’Italia è bloccata. Le norme per la ricostruzione del ponte hanno aiutato durante la pandemia e per la creazione del PNRR attraverso la figura del commissario; tre livelli di progettazione sono troppi perchè si ha un iter autorizzativo frastagliato e le liti temerarie con i ricorsi bloccano il percorso”, conclude l’Onorevole Raffaella Paita.

SELENA BORGNA

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