Una volta, Sivio Berlusconi. Un vero liberale.
“Se mi capita di incontrare
un fascista e un antifascista li schiaffeggio entrambi.
Francamente non se ne può più di udire queste sc sc”.
Questa mia proposizione, chiaramente ironica, da un paio di amici feisbukiani è stata considerata offensiva, dimostrando l’astio e il rancore che ancora alberga in qualcuno.
Ecco, dopo quasi 80 anni di questa diatriba ormai insostenibile, anche l’ironia dovrebbe essere ammessa. E compresa.
“Io infatti detesto chiamarmi antifascista. Preferisco chiamarmi liberale”. Ecco il commento di un altro amico. Che condivido.
“Viva il 25 aprile, la festa di tutti gli italiani che amano la libertà” Le parole di Berlusconi provengono dal San Raffaele:
“Siamo un grande popolo, capace di superare ogni divisione e ogni contrasto per conseguire il bene dell’Italia e degli italiani”.
Lui ci crede ancora, ma alcuni Italiani non ne vogliono sapere e continuano con la solfa e il mantra dell’antifascismo, mentre accusano altri di essere fascisti per non dire quel termine , sicuramente ricco di significato e di contenuti. Ma ormai superfluo, sterile e anche obsoleto.
“Sarà credibile quando riuscirà a pronunciare ANTIFASCISTA” ripete senza sosta qualcuno.
In coro con quella che batte a macchina, che altro non sa fare con i suoi discorsi sul nulla.
Come se dirlo operasse il miracolo e aprisse l’inizio di una nuova era. Come se una parola potesse essere l’espressione provata di uno stato d’animo, di una posizione politica. Non occorre ripetere fino all’ossessione di essere quello che si è, che siamo certi di essere. Sembra invece che la ripetizione esasperante tanto da diventare molesta e opprimente, possa essere il modo per autoconvincersi di esserlo.
Nel 2009, poche settimane dopo il Terremoto , Berlusconi va a Onna. Il 25 aprile. Un piccolo comune dell’Abruzzo colpito dal sisma con danni e perdite gravi , già teatro di una tremenda strage operata dai nazisti durante la guerra .
Aveva sentito “nello slancio di solidarietà che aveva unito tutti gli italiani alle popolazioni colpite, lo stesso spirito che tanti anni prima aveva consentito all’Italia di risorgere dalle rovine della guerra” ricorda in questi momenti. Il Cav. rompe dunque il silenzio per auspicare un’altra volta la fine delle divisioni e invitare a fare di quella della Liberazione la festa “di tutti gli italiani che amano la libertà e vogliono restare liberi”. La Resistenza, dice è stata una “straordinaria pagina su cui si fonda la nostra Costituzione”.
A Onna, ricorda di avere “rievocato lo ‘spirito di unita’ nazionale che animò tutti i protagonisti della resistenza che seppero accantonare le differenze più profonde, politiche, religiose, sociali, per combattere insieme una battaglia di civiltà e di libertà per se stessi e per i loro figli. I cattolici e i comunisti, i liberali e i socialisti, i monarchici e gli azionisti, e con loro i Militari rimasti fedeli non ad un’idea politica ma all’onore della Patria, pur mossi da ideali profondamenti diversi e da una diversa visione del futuro della Nazione, di fronte a un dramma comune, scrissero, ciascuno per la propria parte, ma con eguali dignità e passione, una grande pagina della nostra storia. Una straordinaria pagina sulla quale si fonda la nostra Costituzione, baluardo delle nostre libertà e dei nostri diritti”.
Ecco, ciascuno con la propria parte.
Dovremmo ringraziare chi ha rischiato di morire o è morto per offrirci la libertà. Contro una dittatura che oggi nessuno rimpiange, per aprirci alla democrazia che, pur con i suoi difetti, rimane la peggior forma di governo, ma la migliore che conosciamo finora, come ebbe a dire il grande Winston.
Chiunque sia stato. Chi ha dato di più non lo sapremo mai. Ma, oggi, chi vince le elezioni, può, anzi, deve, governare. È auspicabile che in futuro non si discuta più su, e durante, questo giorno di festa.
Ma si ringrazi chi ce lo ha regalato.
Il 25 aprile 2023, dopo ben 14 anni, Il Presidente del Consiglio scrive al Corriere:
“Noi incompatibili con qualsiasi nostalgia del fascismo. Ora difendiamo i valori democratici in Ucraina”. E cita Berlusconi: “Questa sia ‘Festa della Libertà’, per superare le divisioni”.
“L’anniversario del 25 aprile 1945 è dunque l’occasione per riflettere sul passato, ma anche per ragionare sul presente e sull’avvenire di questo nostro meraviglioso Paese. E dunque: Viva il 25 aprile, la festa della libertà, della pace e della democrazia. La festa di tutti gli italiani che amano la libertà e vogliono restare liberi!”. Termina il suo appello Silvio Berlusconi, che pare si stia riprendendo e al quale facciamo i migliori auguri per una veloce guarigione.
Carla Ceretelli