Una pistola puntata alla tempia

UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA

UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA 

Giuseppe Tardy e Stefano Benech erano due savoiardi che, nel 1860, avevano trovato in Savona il luogo ideale per il loro progetto: costruire una fonderia.

Scelsero Savona per il semplice motivo che esisteva uno spazio enorme a disposizione, adiacente a un porto sicuro, situato in una area geografica strategica.

La collocazione della fonderia a ridosso del porto aveva dato sviluppo anche al porto stesso, dove veniva scaricato il carbone e i minerali ferrosi da fondere e trasformare, che poi venivano reimbarcati come prodotti finiti, sia verso l’estero che verso l’interno, destinati alla costruzione delle prime infrastrutture ferroviarie della penisola e alla rivoluzione industriale dell’alta Italia.

La Fonderia Tardy & Benech

Ben presto quella piccola/ media fonderia ebbe una graduale espansione, grazie appunto alla sua ubicazione strategica nell’area mediterranea, diventando il motore di tutta l’economia savonese, fino a far diventare la nostra città una città ricca e ben inserita in quel mitico triangolo industriale, che in poco tempo ha portato tutto il Paese al novero dei Paesi più industrializzati e ricchi del pianeta.

Quando io ero studente Savona era ancora la 2°città più ricca d’Italia per reddito pro capite, tuttavia la siderurgia aveva raggiunto già negli anni 60 la fine storica, come del resto era avvenuto ovunque in Europa, per mancanza di spazi e per motivi ambientali, oltre al costo della mano d’opera, che trovava più conveniente produrre acciaio in Paesi terzi.

Il famoso piano Sinigaglia, che aveva decretato la fine dell’impianto siderurgico di Savona, data 1965; da quell’anno iniziava una fase di deindustrializzazione nel savonese da quelle industrie inquinanti e mature, che non avevano più logica di esistere nelle nostre aree ; da qui la necessità di riconvertire tali industrie in altrettante nuove attività più compatibili con l’ambiente e  con le nuove generazioni  di lavoratori, che si affacciavano alle soglie del lavoro con un tasso di istruzione più elevato rispetto a quello dei propri padri.

E’ vero che il compito di investire non spetta alla politica ma alla imprenditoria, ciò nondimeno la politica ha il compito di muovere tutti i meccanismi necessari, affinché l’imprenditoria possa trovare l’ambiente ideale per fare investimenti produttivi, che possano portare sviluppo e ricchezza in una determinata area, con i conseguenti vantaggi occupazionali e di crescita degli introiti fiscali, per generare servizi ai cittadini, migliorare la città e contribuire allo sviluppo del Paese.


Italsider

Al contrario di altre città, le cui amministrazioni hanno perseguito tale obbiettivo, i rappresentanti dei Savonesi in Parlamento e soprattutto le amministrazioni locali sono stati incapaci di favorire una riconversione industriale verso le nuove esigenze della nuova economia  e i sindacati si sono limitati a proteggere gli operai attraverso i vari ammortizzatori sociali, con prepensionamenti e casse integrazioni perenni; in pratica, anziché promuovere il lavoro venne favorito un assistenzialismo peloso, attraverso il quale la sinistra savonese ha goduto di un lungo consenso, che va dagli anni 70 sino agli anni 90, con Sindaci PCI, poi passati a Rifondazione Comunista, di mentalità apertamente operaista di vecchio stampo, non più consona alle nuove generazioni. (a Savona i sindacati promuovevano manifestazioni con i cartelli “noi non siamo camerieri “)


L’ex Sindaco Berruti alla festa di Rifondazione

In quegli anni il democristiano De Mita, rimproverato di distribuire pensioni sociali e posti di lavoro clientelari al Sud, rispondeva che al Nord si praticava clientelismo attraverso casse di integrazione, indennità di disoccupazione e prepensionamenti.

Era tutto vero e al voto di scambio del Sud dei democristiani corrispondeva il voto di scambio al Nord dei comunisti e dei sindacati: quell’ enorme debito pubblico che prima o poi affosserà il Paese (a proposito lo spread sta aumentando!)  ha radici proprio da lì e cioè da quegli anni in cui tutti hanno inzuppato il proprio biscotto a scapito delle future generazioni, naturalmente in cambio di voti e potere, e la continuità delle giunte rosse nel Comune di Savona ne è stata una prova.

In verità l’elettorato savonese nel 1994, con l’ascesa prepotente in tutta la Padania della Lega Nord di Umberto Bossi, anche a Savona dette via a una parentesi di discontinuità con le precedenti giunte fotocopia, e con la politica vecchio stampo.

La piccola parentesi della Giunta Gervasio (Giunta del tutto simile all’attuale, con Sindaco indipendente e colori Lega) in effetti, in assoluta discontinuità con il passato, iniziò a creare le basi per una città più bella, proiettata verso il turismo.

La trasformazione della Vecchia Darsena in quello che è oggi il salotto buono di Savona, sullo stile del vecchio porto di Nizza, e il ripristino a vista delle antiche rovine della Savona medioevale davanti al Priamar, era l’inizio del recupero di un patrimonio storico, che avrebbe dovuto concludersi con il recupero dell’antico arsenale del 1200, giacente nel sottosuolo delle aree ex Italsider, e proiettare la città verso un futuro di turismo qualificato.

  
Francesco Gervasio e la darsena

Purtroppo le elezioni del 1998 interrompono tale percorso e con il ritorno delle giunte rosse, stavolta in compagnia dei vecchi “arnesi” democristiani (Ulivo), si interrompe la fase della riscoperta delle bellezze savonesi con lo scopo di sfruttarle a livello economico e inizia la fase della bieca speculazione edilizia.

Non essendoci più operai a presidio dell’area ex Italsider, perché nel frattempo erano tutti passati dalle varie casse integrazioni alla pensione, rimanevano gli spazi dove prima sorgeva il grande centro siderurgico prospiciente al mare e gli enormi spazi a ridosso del Porto, che potevano essere utilizzati a fini di una economia reale con tre possibili opzioni:

 A) industriali, per esempio per l’assemblaggio di mega impianti da imbarcare sulle navi;

 B) per la logistica;

 C)  a fini turistici, riportando a vista il vecchio arsenale, in prosecuzione dell’opera già iniziata della Giunta Gervasio nella riesumazione della Savona medioevale attigua al Priamar, per creare un’attrazione, che avrebbe potuto veicolare un turismo archeologico, anche grazie al flusso di turisti portato dalla Stazione Marittima e al progetto di   costruzione di una marina per megayacht in zona Margonara.

 

Il trio Ruggeri, Berruti, Di Tullio

 Le giunte Ulivo-PD Ruggeri-Berruti, invece, hanno optato per una terza opzione: una immensa colata di cemento a fini speculativi, peraltro deturpando un ambiente che la precedente Giunta di centrodestra aveva reso piacevole, senza aumentare alcun volume abitativo.

Quella montagna di cemento ha definitivamente tolto ogni opportunità di economia reale, sia di tipo turistico che industriale, nell’unica area rimasta ancora disponibile sul fronte mare e attigua al porto, e ha altresì prosciugato parte delle risorse finanziarie locali, che avrebbero dovuto essere usate per economia vera.

Considerando che il 50% dei crediti inesigibili delle banche in pericolo di default deriva dal settore immobiliare (la crisi della Carige a guida Berneschi – governatore della Liguria di Burlando) e viste le recenti notizie di imprenditori immobiliaristi scoperti con capitali imboscati nei paradisi fiscali, si può avere un’idea del guazzabuglio in cui l’economia savonese è caduta negli ultimi vent’anni sotto le amministrazioni di sinistra.

 Difronte a questa immane speculazione edilizia, in cui tutti hanno guadagnato, ci si sarebbe atteso almeno un grosso risultato economico da parte del Comune, in termini di oneri di urbanistica, che il Comune ha incassato per tutti i metri cubi costruiti e per le tasse relative agli immobili; invece no…… ci troviamo un mare di debiti.


Il Crescent 1

Incredibile ma vero: mentre gli imprenditori si sono arricchiti a scapito della comunità, che fine hanno fatto i soldi che le amministrazioni hanno incassato, se la comunità ha ereditato un mare di debiti? Al momento la nuova Amministrazione di centro destra si trova con le spalle al muro con, da una parte, la Corte dei Conti che ordina di portare il bilancio in pareggio, dall’altra le proteste dei cittadini, che vedono ridotti o rincarati i servizi, e dall’altra parte ancora con il rischio del possibile commissariamento del Comune.

I partiti del tanto peggio tanto meglio spingono nella direzione del commissariamento, anche con la speranza di nuove elezioni per avere una  rivincita; il Consiglio Comunale, al contrario, sta tentando, con molta fatica, di riparare i danni di vent’anni di mala amministrazione, consapevole che, pur non  avendo  la bacchetta magica, per il bene dei cittadini è meglio che il risanamento lo faccia la politica e non un freddo Commissario governativo, che  penserebbe più alla sua carriera che al bene dei savonesi.

L’anno 2016 si è appena chiuso con le feste di Natale, che hanno rilevato un sostanzioso aumento dell’acquisto di giocattoli; questo vuole significare l’amore degli italiani per i propri figli e nipotini; il buon senso vorrebbe che, per amore dei propri figli e nipotini, si regalasse loro un giocattolo in meno ma un futuro con meno debiti sulle spalle, come invece è successo con la politica delle pensioni.


La Giunta Caprioglio

Noi del centrodestra, con la conquista del governo della città, abbiamo dato un esempio simbolico  tagliando le nostre competenze, fino anche a rinunciare alla acqua minerale durante le varie riunioni di lavoro, cosa peraltro che, al contrario dei nostri ospiti africani, si è sempre adottata in casa mia (l’acqua del nostro acquedotto è ottima); ovviamente questi risparmi non bastano per portare i conti  del Comune in sicurezza; ci vuole ben altro, visto cosa ci hanno lasciato in eredità quelli che in Consiglio, ora dai banchi dell’opposizione, arringano che” i bimbi sono non un costo ma un investimento” .Certo sono un investimento, ma gli investimenti bisogna saperli fare.

Io personalmente ho sempre lesinato a mio figlio il giocattolo, in compenso gli sto garantendo quell’istruzione all’estero, che purtroppo il mio Paese non è in grado di garantirgli, per le politiche di politicanti irresponsabili, che da ormai troppi anni hanno pensato e pensano all’ oggi e non al domani, non solo a livello centrale ma anche a livello locale, come nel nostro caso a Savona.

Per tornare all’argomento iniziale e dei cantieri nelle aree ex Italsider da noi ereditate e già vincolate condelibere alla costruzione di un altro immobile, e cioè il Crescentino, la consulenza legale richiesta non ci ha garantito al 100% di essere al riparo da rivalse da parte del costruttore, nel caso in cui si volessero rimettere in discussione le relative delibere; per cui, con” la pistola alla tempia” abbiamo dovuto avallare l’operato della giunta passata.


Con la rabbia in corpo, anch’io, per senso di responsabilità e per non aggravare la già deleteria situazione debitoria della nostra città, ingoiando il classico rospo ho votato un sì sofferto alla costruzione del nuovo immobile, naturalmente “sic et simpliciter”:

Non un metro cubo in più, come al contrario è avvenuto con il Crescent1, dove, con l’avvallo anche dell’assessore all’ambiente della Regione Zunino (Rifondazione Comunista), la Giunta Berruti ha autorizzato ulteriori due piani in corso d’opera.

Eh no …Noi non siamo uguali a loro!

  SILVIO ROSSI  Consigliere LEGA NORD

 

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