Una nuova inedita politica (sesto capitolo)

L’AVVENIRE CHE CI ATTENDE (Quindicesima parte)
UNA NUOVA INEDITA POLITICA Sesto capitolo

Inizio questo ultimo capitolo della nostra pubblicazione, procedendo ad una sintetica elencazione dei temi (e relativi problemi), che gli attuali e prossimi governi del nostro pianeta dovranno affrontare e risolvere per garantire un degno avvenire alle generazioni attuali, e soprattutto, future:

 

1) Ripristinare il fondamentale rapporto (dettato dalla natura), intercorrente tra il pianeta terra e l’atmosfera che lo circonda

 

Ho fatto notare, nella seconda parte di questa nostra pubblicazione, che l’umanità sta progressivamente dissipando un’autentica meraviglia della natura.

La meraviglia risiede nel fatto che il gas dell’atmosfera lasciano passare l’energia, inviata dal sole, e quella re-irraggiata dalla terra verso lo spazio, sostanzialmente nella stessa quantità ed il modo da conservare la temperatura media della terra intorno ai 14 °C.

Questo fantastico meccanismo termoregolatore del nostro pianeta determinante per la dotazione d’acqua e condizione essenziale per la vita, sopra la superficie della terra È, tuttavia, assai delicato è fragile.

E’, infatti, sufficiente una minima modificazione dei gas-traccia atmosferici per determinare significativo cambiamento delle condizioni terrestri.

Oggi, questo cambiamento sta avvenendo ed è riconducibile all’ errato modo degli attuali esseri umani (e relativi governi) di concepire lo sviluppo produttivo ed economico. 

 

2) Tutelare rigorosamente la natura congenita dei poli terrestri artico ed antartico

Occorre semplicemente ricordare che i due poli stanno riducendosi progressivamente a casa delle modificazioni intervenute sul pianeta terra, indotte dallo squilibrio atmosfera – pianeta terra (citato al precedente punto uno).

Ma, occorre, inoltre, ricordare che continuano ad incidere sulla natura congenita dei due poli terrestri, anche (e soprattutto) le azioni determinanti e decisive di alcune nazioni, interessate a creare innovative ed ottimali rotte di navigazione (attraverso l’utilizzo di particolare tragitti marini); altre nazioni sono, invece, indirizzate a pervenire all’utilizzo di notevoli quantità di gas antipatica e petroli tuttora inglobati all’interno dei ghiacciai.

È, dunque, necessario, su questo argomento, assumere precisi ed efficaci provvedimenti normativi, rivolti ad ostacolare o, addirittura, impedire questi ulteriori disastri ambientali.

 

3) Tutelare rigorosamente l’esistenza dei ghiacciai e dei nevai presenti nel nostro pianeta

 

Mi permetto, a tal proposito, di riprodurre integralmente alcuni stralci di un’intervista concessa dalla compianta Margherita Hack (docente emerito dell’Università di Trieste) ad un quotidiano nazionale in data 24 giugno 2002:

 

Domanda: Professoressa Hack, quanto pesa l’effetto-serra sulle estati arroventate, cui sembra che, dall’America all’Europa, ci si debba ormai rassegnare? 

Risposta: Un’estate molto calda non è dovuta necessariamente alf’effettoserra: tutti gli anni si registrano delle fluttuazioni casuali della temperatura. Ma, prendendo il valore medio, si osserva come ci sia un effettivo aumento della temperatura della Terra di quasi un grado. 

 

Domanda: Quando è iniziato questo processo e a cosa è legato? 

Risposta: Nel 1860 e lo si può constatare mese per mese. Un aumento che ha lo stesso andamento, in crescita, della quantità di anidride carbonica contenuta nell’atmosfera. C’è una correlazione effettiva tra le due variabili. 

 

Domanda: In che misura l’uomo è responsabile? 

Risposta: L’uomo ha una responsabilità significativa in questa situazione. 

Con l’inizio dell’era industria/e è cominciato anche l’aumento della presenza di anidride carbonica nell’atmosfera, che era rimasta, grosso modo, costante per secoli. 

 

Domanda: Il futuro: quale scenario si può prevedere? 

Risposta: Se si va avanti con questi ritmi, l’effetto-serra aumenterà ancora e si prevede che la temperatura media, tra cinquant’anni, possa alzarsi anche di cinque o sei gradi. 

 

Domanda: Le conseguenze? 

Risposta: Dilatazione termica degli oceani, scioglimento dei ghiacciai e sommersione di tante città costiere. E poi, anche la moria di molte specie animali. Intere barriere coralline sono già morte. I coralli, da rossi e rosa, sono diventati bianchi. E non è finita qui. Le condizioni generali stanno peggiorando.

  

4) Riportare la condizione dei mari planetari alle loro naturali origini

 

Ormai noto che per questi ultimi cinquant’anni, i mari hanno subito queste significative alterazioni:

Aumento del loro livello altimetrico

Aumento della temperatura interna

Aumento del grado di acidità delle acque

Le modificazioni, sopra citate, sono state magistralmente descritte, nell’anno 2006, dal ricercatore scientifico Thomas Lovejay

Riporto le sue dichiarazioni:

“Le modificazioni sono spiegabili con l’incremento dei gas-serra nell’atmosfera e con il consumarsi di questi con l’acqua.

Le conseguenze di questo cambiamento sono già visibili per l’ecosistema marino e peggioreranno con il passare del tempo.

Il processo di acidificazione dell’oceano colpirà, soprattutto, le migliaia di specie che hanno una struttura contenente carbonato di calcio, compresi i molluschi e di coralli”.

 

5) Recuperare il valore dei terreni del nostro pianeta E con essi la funzione e la sapienza del contadino

 

Questa emergenza programmatica è collegata al fatto che l’attuale umanità ha il dovere di produrre alimenti per una popolazione crescente, senza distruggere, in maniera definitiva, le risorse naturali di cui, ancora, disponiamo.

È, dunque, necessario garantire alle popolazioni rurali di ogni parte del pianeta non soltanto l’accesso alla terra, ma, anche, alle scoperte scientifiche, alle tecnologie, alle nuove metodologie di coltura e, soprattutto, alle sementi, di cui l’agricoltura dell’avvenire ha fondamentale bisogno.

Ma, per raggiungere i cinque obiettivi, sopra citati, è indispensabile una nuova ed inedita politica, dotata di valore e potere planetarioe non semplicemente indirizzata a trattare argomenti nazionalistici o, peggio, localistici.

Dunque, noi tutti dobbiamo riconoscere questo decisivo potere soltanto all’ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite)

È necessario che l’ONU crei un’inedita commissione, costituita da scienziati ed esperti, (provenienti da tutti i continenti del nostro pianeta), dotati delle dovute competenze sugli argomenti sopra esposti e, quindi potenziali ideatori innovative soluzioni.

È necessario,inoltre, che l’Onu, sulla base delle nuove conoscenze e degli ulteriori studi degli esperti, possa anche avere il potere autonomo di proporre a tutti gli Stati del nostro pianeta, ulteriori progetti esecutivi rivolti a migliorare le condizioni ambientali attuali, nel superiore interesse dell’intera umanità.

Debbo doverosamente aggiungere a quanto sopra esposto, che queste idee innovative (se non addirittura rivoluzionarie) non sono mie.

Ma, dello studio di questi sconti svolgenti avvenimenti, ho avuto lo straordinario piacere di conoscere gli studi di Patricia Janet Scotland (segretario generale del Commonwealth).

 

 Cito, in conclusione, alcuni suoi concetti che interamente condivido:

 

La parola Commonwealth significa: wealth (benessere), common (comune) 

 

Il Commonwealth delle Nazioniè l’organizzazione intergovernativa composta da 53 Stati indipendenti.

 

La popolazione complessiva degli Stati che vi aderiscono è di 2,4 miliardi di persone.

 

Base dell’associazione è la Commonwealth Charter: è costituita da sedici clausole, che riflettono, in modo quasi identico, i sedici articoli degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu. 

 

L’etica dell’associazione può essere racchiusa in questo concetto:

Siamo la prima generazione che soffre per il clima che cambia e l’ultima che può fare ancora qualcosa. Gli ultimi studi sostengono che ci restano dieci anni al massimo.

 

Concludo così questa pubblicazione.

 Un saluto affettuoso a tutti gli amici lettori.

 26 maggio 2019    Aldo Pastore

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