Un partito nazional popolare per restituire…

Un partito nazional popolare
per restituire l’Italia agli italiani

Un partito nazional popolare
per restituire l’Italia agli italiani

Che la Lega sia la bestia nera del Pd e della maggioranza non sorprende. E non sorprende nemmeno che tutte le bordate dell’antifascismo permanente siano dirette contro la Lega, che di tutto può essere accusata meno che di avere radici nostalgiche, evitando di colpire il partito nato dalle ceneri del movimento sociale, che, ricordiamo, era il lascito della repubblica sociale mussoliniana. Del resto Salvini è il cauchemar degli euroburocrati, il fantasma che si aggira nelle cancellerie europee, l’ispiratore di quei cattivi soggetti del gruppo di Visegrad.


Non sorprende ed è la cartina di tornasole della forza politica della Lega e della sua affidabilità nonostante le ammaccature provocate dalla caduta del governo gialloverde, del quale, tardivamente, i commentatori più attenti confessano ora la coerenza e l’unità di intenti, naufragate sulle secche della inconsistenza culturale, politica, morale dei beneficiati dalle elezioni del 2018. Le due formazioni politiche erano infatti entrambe interpreti di quella parte maggioritaria dei cittadini italiani che intendono riappropriarsi della sovranità di cui sono titolari e della quale si sentono espropriati, che aspira ad un rinnovamento della politica e a svincolarsi dal giogo di Bruxelles;  in una parola del populismo. Ma i grillini una volta eletti si sono fatti sedurre dalle buone maniere di Ursula von der Leyen e hanno scoperto che il sistema non è poi tanto male e per mascherare il tradimento – non tanto nei confronti della Lega quanto verso chi li ha votati – hanno inteso inverare la storiella di un populismo di destra e di un populismo di sinistra, che sarebbe il loro. Se, in generale, destra e sinistra sono pseudo concetti che chiunque può riempire col significato che vuole, la pretesa di contrapporre ad un populismo di destra un populismo di sinistra è semplicemente un’operazione mistificatoria di gente abituata a usare il linguaggio per stravolgere la realtà.


C’è in Italia un grande partito virtuale, un partito nazional popolare che di volta in volta gli italiani hanno creduto di identificare nella Democrazia cristiana, in Forza Italia o nei Cinquestelle. E ogni volta sono stati ingannati e delusi. Salvini ne ha intuito la presenza e ha cercato di realizzarlo partendo da un partitino nordista e intimamente retrivo: caso unico di un leader politico che non solo moltiplica i consensi del suo partito ma ne cambia radicalmente fisionomia, progetto politico e target elettorale. L’incontro con i Cinquestelle accelerava naturaliter la concretizzazione di quel progetto: certi passaggi storici avvengono anche se i protagonisti non ne avvertono la portata ma sono semplicemente trascinati dallo spirito del tempo. Confesso che, visto come sono andate le cose e dopo che si è scoperchiato il vaso del grillismo, quando mi scorre davanti la teoria delle voci, delle facce, della sconcertante nullità dei politici pentastellati, stento a credere che quel passaggio si sarebbe potuto compiere.


Ma è un errore di prospettiva: quel passaggio era nelle cose, era nella volontà degli elettori, corrispondeva ad un’antica vocazione del popolo italiano e, se non ci fosse stato l’intervento scomposto e al limite del golpe organizzato fra Roma Berlino e Bruxelles, sarebbe sicuramente arrivato a compimento. Il rimbalzo all’indietro è stato drammatico: il Paese ne è uscito annichilito, umiliato, ridicolizzato. Non solo abbiamo un governo di incapaci, felloni, spudoratamente e scopertamente al soldo di un Europa che non ci appartiene ma, quel che è peggio, la Nazione appare stordita, sfiduciata, rassegnata. L’Italia è malata, come cantavano una volta gli anarchici e la coscienza della propria malattia non fa che aggravare il male; l’Italia è un pugile suonato che non reagisce più ai colpi che continuano a colpirlo.


Siamo al punto che non c’è niente che susciti una reazione: ci hanno chiusi in casa senza che nessuno ne monitorasse gli effetti, ci hanno subissato di sedicenti scienziati che hanno con la stessa sicumera sostenuto tutto e il suo contrario, tolleriamo a palazzo Chigi uno che non ha idea di quali siano le prerogative del presidente del consiglio dei ministri, le confonde con quelle di un capo di stato quando non è tentato di sostituirsi al papa; hanno detto che il sistema formativo non poteva fermarsi e che sarebbe stato salvaguardato a tutti i costi e scuola e università sono sprofondate nel caos; gli inquilini dei palazzi del potere possono tranquillamente di promettere qualunque cosa con la consapevolezza che nessuno presenterà il conto, come giocatori di poker che sanno che nessuno andrà a vedere i loro bluff; sbugiardati su tutto non fanno una piega. Gli italiani si fanno sbeffeggiare e prendere a sberle come una testa di turco: vaccinatevi contro l’influenza perché si possa intervenire più tempestivamente sul covid!; gli italiani capiscono, si adeguano, vanno diligentemente dal loro medico ma i vaccini non ci sono, chinano il capo, allargano le braccia e tornano a casa sconsolati. Si è ingiunto: distanziate i tavoli, igienizzate gli ambienti, usate e pretendete le mascherine!; i ristoratori hanno obbedito, si sono attrezzati, ne hanno sostenuto i costi col risultato che prima hanno dovuto chiudere a cena poi, siccome bofonchiavano, chiusi anche a pranzo.


Gli italiani in pochi mesi hanno appreso di avere la migliore sanità del mondo e il giorno dopo sono stati messi in guardia perché il loro è il sistema sanitario più disastrato, dove entri con le tue gambe e ne esci orizzontale, gli si è detto che le mascherine non servono a niente ma il giorno dopo sono diventate indispensabili e guai a chi viene sorpreso senza. E la voce è sempre la stessa, imperturbabile. La stessa che annuncia trionfalmente la pioggia di miliardi che ci sommergerà e subito dopo confessa che non arriva nemmeno un euro. A giugno si diceva: sulla riapertura delle scuole si gioca il destino del governo. Le scuole sono state aperte e frettolosamente richiuse ma il governo è sempre lì. Si è detto: questa folle estate ha fatto esplodere l’epidemia ma chi fa due conti ha potuto constatare che l’epidemia è esplosa dopo la riapertura delle scuole. Le scuole: non c’è ambiente più sicuro, si è ripetuto fino alla nausea, dimenticando che a scuola bisogna arrivarci ma al trasporto non si è pensato.


Ma, trasporti o no, chi ci lavora nella scuola sa bene che il distanziamento è impossibile, sa bene che non esiste una organizzazione che identifichi tempestivamente i soggetti positivi o ammalati, sa bene che dal centro arrivano disposizioni confuse e contraddittorie, sa bene che la scuola contende agli ospedali e alle case di riposo il primato della trasmissione del virus. Un fallimento totale, ma il governo è sempre lì. Si era detto: contempereremo la tutela della salute con la difesa dell’economia. L’epidemia è dilagata e l’economia è in ginocchio. Ma il governo è sempre lì. Un governo a prova di brutte figure, di errori clamorosi, di sfacciate bugie. E intanto, di fronte al rischio che in senato di fronte al voto sullo scostamento di bilancio la maggioranza corra qualche rischio a puntellarla ci pensa Berlusconi, seguito da Lega e Fratelli d’Italia. Così se c’era una possibilità di far cadere il governo la “responsabilità” di Berlusconi l’ha tenuto in piedi. D’altronde se Salvini e Fratelli d’Italia avessero assunto una posizione diversa il risultato sarebbe stato quello di finire all’angolo su un tema delicato legittimando l’appoggio esterno dei forzisti a questa maggioranza sgangherata. 


Non credo, come tutti dicono, che questo voto rafforzerà la coalizione di centrodestra. Tuttavia nella partita a scacchi fra le tre componenti chi rischia di perdere è il Paese. Perché quando si riprenderà dallo stordimento che sta attraversando, quando la malattia che lo affligge, di cui il covid è il simbolo, finirà per attenuarsi e guarire, quando si tornerà a guardare al futuro per costruirlo e non per subirlo, la politica dovrà essere pronta, altrimenti quel grande partito virtuale diventerà un miraggio, un’utopia, il sogno di pochi tentati dal richiudersi in se stessi. Salvini, proponendo una federazione del centrodestra, ha stanato l’avversario – Berlusconi – che ha risposto picche; Berlusconi a sua volta ha tentato di spiazzare Salvini col voto sullo scostamento di bilancio e non c’è riuscito. Ma Salvini deve prendere atto che il centrodestra non esiste, è una finzione nominalista. Se avessero avuto i numeri già in questa legislatura Forza Italia e Renzi si sarebbero fusi per governare insieme al Pd e estromettere i grillini: una sorta di partito del Mes. I numeri non li hanno, anche se il Cavaliere, convinto che la carne è debole, fa assegnamento sull’appetito dei “responsabili”. I numeri non li hanno ma la direzione è quella. Altro che destra e sinistra.

    Pier Franco Lisorini  docente di filosofia in pensione  

 

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