Un paesaggio con San Antonio Abate di Carlo Antonio Tavella

Il pittore genovese Carlo Antonio Tavella (1668-1738) dipinge molti paesaggi ispirati alla serie di Paesi con eremiti prodotti in ambito romano agli inizi del Seicento (Boel, Dughet).
Sono state identificate come copie degli affreschi romani di Dughet alcuni disegni di palazzo Rosso a Genova. Tavella potrebbe avere copiato questi affreschi attraverso incisioni o potrebbe averli visti direttamente a Roma, in occasione di un viaggio che si presume possa avere compiuto dopo ritorno a Genova dalla Lombardia nel 1701 1702.
Nell’ambito di queste opere la tela presentata su Pagine Mediche si caratterizza per il taglio compositivo assai moderno irto di difficoltà: si tratta infatti di un paesaggio all’aurora in cui alla luce che illumina già il cielo e le montagne del fondo, si contrappongono i primi bagliori che sottolineano in primo piano la veglia di studio e meditazione di Sant’Antonio Abate, un maiale (simbolo del santo) e una costruzione diruta alla estrema sinistra che pare suggerire una ara pagana.
La valle boschiva al centro della scena rimane invece ancora priva di luce, nella penombra. Proprio in questa porzione sembrano evidenziarsi interventi della mano più modesta di un collaboratore.
Il dipinto riprende, con molte varianti, un disegno a penna con lievi tracce di matita nera, raffigurante Paesaggio con eremita e capanna, conservato nel Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi numero (7218 S) pubblicato da M. Newcome Schleier nel 1989, che presenta di mano dell’artista la data 2 settembre 1716. Il disegno degli Uffizi è da collegarsi direttamente con un dipinto in collezione privata, più volte pubblicato, che ne ripete perfettamente la struttura compositiva. Il dipinto che rendo noto in questa sede sembra invece una successiva variante sul tema, con la capanna del tetto di paglia e la figura del santo spostati a destra, e l’inserimento del vallone in controluce che evidenzia la sottile, immacolata luminosità dei monti e del cielo all’aurora. L’alta percezione di questi aspetti di luce del mattino inducono a pensare che  ci si trovi di fronte ad un originale invenzione del maestro, pur completata da collaboratori, e non ad un semplice derivazione di bottega da precedenti esempi autografi.
Lo scrivente intende a questo proposito sottolineare che nella sola apparentemente uniforme produzione del pittore genovese, gli anni attorno al 1716 sembrano proprio indicare un particolare interesse del Tavella per la luce dell’alba, che gli permette di ottenere luminosità assai nitide come nel dipinto raffigurante “Il ritorno della sacra famiglia su una barca”. La tela era stata proposta New York, Sotheby’s, il 17 gennaio 1986 con il numero 114, come opera di Jacob de Heusch. Successivamente pervenuta in collezione privata genovese ha ritrovato la corretta attribuzione. non può ritenersi causale che anche questa tela faccia preciso riferimento ad un disegno datato maggio 1716 (Milano Finarte 4/12/1978 numero 94)

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Renato Giusto




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