Un mandato fallimentare…
Un mandato fallimentare
Il passivo fa affondare Savona
“Il passivo fa affondare Savona”. Questo potrebbe essere lo slogan della prossima campagna elettorale, visto che quello famoso su voli e cultura non è stato poi così centrato: di cultura ne è rimasta pochina e vola piuttosto bassa.
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Un mandato fallimentare
Il passivo fa affondare Savona
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“Il passivo fa affondare Savona”. Questo potrebbe essere lo slogan della prossima campagna elettorale, visto che quello famoso su voli e cultura non è stato poi così centrato: di cultura ne è rimasta pochina e vola piuttosto bassa. Laddove per “passivo” non si intende solo la voce puramente economica, o il bilancio della situazione cittadina in senso più ampio, ma anche una forma mentale: la passività, l’inerzia, appunto. Fin dall’inizio di questo secondo mandato, il nostro Sindaco è apparso annoiato, distratto, dispiaciuto di doversi dedicare a una misera realtà di provincia, e ansioso di assurgere a ben altro. Nella perfetta regola politica universale per cui gli incarichi elettivi sono visti soprattutto come trampolini per approdare altrove e più in alto. E sembrava anche averlo azzeccato, il salto giusto. Renziano della prima ora, c’è stato un momento in cui i giornali locali lo ossequiavano come futuro probabile sottosegretario, forse ministro. In ogni caso, membro del privilegiato ristretto entourage del nuovo enfant prodige targato PD. La cosa, però, è rapidamente scemata. In breve tempo i renziani della seconda e della terza ora hanno affollato la barca, sgomitando. Praticamente, tutto il PD più un caruggio. La lealtà non esiste in politica, né la riconoscenza. La situazione è più simile alla parabola evangelica del figliol prodigo: chi arriva dopo, chi cambia idea, chi si pente e porta in dote voti e correnti, o ne sottrae ad altri, è privilegiato e riceve ponti d’oro e grassi vitelli. Il figlio virtuoso si accontenti di sua propria virtù. I maligni potrebbero pensare che a danneggiare l’ascesa, che pareva inarrestabile, sia stato un articolo del Fatto quotidiano dedicato alla situazione debitoria del Comune di Savona. Com’ è come non è, da allora nessun posto al bilancio per il nostro Sindaco. Ma non voglio continuare oltre a parlare della sua carriera politica, riuscita o meno. In fondo questo ci riguarda fino a un certo punto, solo nella misura in cui influenza le vicende cittadine. Così come mi preoccupa fino a un certo punto il PD locale ridimensionato, commissariato, marginale sia sul piano nazionale sia sul piano regionale. E’ un ben triste epilogo, certo, dopo cotante premesse. Mi preoccupano piuttosto le conseguenze, avendo un governo dello stesso colore che già di per sé non è tenero con gli enti locali, facendo figli e figliastri a seconda degli appoggi in alto loco. Cosa porta con sé questa situazione, da parte del governo? Un disprezzo totale per Savona, una mancanza di considerazione, un declassamento che sgomenta, totale assenza di voce in capitolo che preoccupa per il futuro. A parte la tremenda e pasticciata riforma delle province, che si è abbattuta inesorabile su scuole e strade e sulla polizia provinciale, prezioso organo di tutela e controllo del territorio. A parte l’accorpamento delle Autorità Portuali, sul quale la difesa strenua è apparsa volta più a conservazione di poltrone e spazi amministrativi, in barba a una reale necessità di razionalizzazione della gestione e dei traffici e dei costi, per essere più competitivi. Difesa che al momento non sembra aver partorito grossi risultati, e che anche ha trovato lestamente oppositori interni, nella persona dell’onorevole Vazio. E che probabilmente produrrà, se il buon giorno si vede dagli esempi del mattino, risultati ancor più disastrosi in prospettiva. Tra gli esempi recenti, come abbiamo perso in un amen il carcere di Savona. Una firma del ministro, e via. Dopo che per anni ci si è trastullati colpevolmente in idee su un nuovo carcere, tutte bocciate perché tutte scontentavano qualcuno, e si è preferito non fare niente, mentre la situazione umana dei detenuti e degli agenti diventava via via più insostenibile. Una tragedia di cui poco sembrava importare a chiunque, amministratori compresi, fatto salvo un pugno di persone sensibili di maggioranza e opposizione. Carcere di Sant’agostino
Si prospetta la perdita della Prefettura, del comando dei Vigili del Fuoco. Un danno enorme anche operativo, anche nelle situazioni a rischio. E tutto questo, sei mesi prima delle elezioni, quando di solito si sta bene attenti a non danneggiare troppo gli amministratori uscenti, se dello stesso partito governativo. Pessimo, davvero pessimo segnale di debacle su tutta la linea. Ma non per il PD o l’amministrazione uscente, pessimo per tutta la città. Neppure se fossimo amministrati dal M5*, si registrerebbe cotanto mobbing governativo. Il passivo. Iniziamo da quello economico: un debito sui circa 90 milioni di euro, di cui ben 45 sotto forma di pericolosi derivati, che casualmente proprio nel 2016 inizieranno a pesare in negativo, bel regalino a chi subentra. Passando al bilancio cittadino nel suo complesso, cosa abbiamo realizzato, di positivo? Molti impianti sportivi. Tanti. Una marea. E ancora se ne progettano per milionate di euro. Subito parte la filippica su quanto sia importante lo sport nella qualità della vita e nello sviluppo cittadino… La retorica va bene, ma non prendiamoci in giro: certo che lo sport è importante, ma esistono molti modi di incentivarlo, diffonderlo, promuoverlo su larga scala. Non necessariamente passano tutti attraverso costosi nuovi impianti dati in gestione ad alcune selezionate società sportive. Non necessariamente comportano entrare a far parte di amministrazioni societarie, né dare onerosi contributi. Non rendono indispensabile un impianto nuovo da pallapugno o inderogabile un manto erboso da 90000 euro per un campetto periferico, o che ogni singola bocciofila debba essere coperta e dotata di comfort assortiti e ristrutturata fin all’ultima maniglia delle porte. Insomma, est modus in rebus. E’ la quantità, la cospicuità, l’univocità degli investimenti in campo sportivo a rendere tutto quanto criticabile, paragonato con il resto. Facciamo un attimo il conteggio totale delle cifre investite, e immaginiamo cosa si sarebbe potuto realizzare in alternativa con una parte sola di esse, nella qualità urbana, nella cultura, nella gestione dei rifiuti, nell’annosa questione forni cimiteriali, nel sociale (possibilmente attivo e non puramente assistenziale) e molto altro. Del resto, quando si nomina assessore al bilancio lo stesso che lo è pure allo sport, è ben chiaro dove siano i cordoni della borsa. L’assessore al bilancio e allo sport Luca Martino
E se mettiamo sull’altro piatto della bilancia i risultati, ammesso che lo scopo sia il prestigio cittadino e non la salute e il benessere di tutti, per una pallanuoto e nuoto sincronizzato in primo piano, per altre realtà atletiche e sportive di rilievo, non sempre corrispondenti a quelle più incentivate, (vedi gli ottimi risultati natatori della Amatori Nuoto, culminati in una prestigiosissima medaglia mondiale), abbiamo un calcio al disastro totale, pessimo esempio in tutti i sensi, dove l’operato e l’interagire del Comune sono da considerarsi assolutamente negativi e dove la sfortuna c’entra poco. Passivo. Passività. Una amministrazione all’insegna del “lascia che sia”. Let it be, canterebbero i Beatles. Lascia che sia Aurelia bis, e poi vediamo come aggiustarla, dato che non serve a niente, con altri costi e progetti e pasticci. Lascia che sia bitume, l’Autorità Portuale ha sempre ragione a prescindere, e poi, di fronte ai reali pericoli e ai cittadini imbufaliti, non si sa come rimediare. Lascia che siano gli imprenditori a decidere cosa e come costruire, a piacimento, e noi a concederglielo, noi a cucirgli i PUC su misura, anziché il Comune a dettare le regole. Di opere pubbliche ed edilizia non parlo oltre, spesso mi sono diffusa in proposito, anche su queste pagine. Delle operazioni terminate o in corso, non ne esiste una che si possa definire successo totale. Una sola. Non ne esiste una che coniughi sostenibilità, miglioramento, abbellimento della città, necessità abitative e opere accessorie degne di questo nome, con un giusto guadagno di chi costruisce. Solo speculazioni avide e abborracciate destinate a produrre un arido deserto. La sterzata in negativo di questa amministrazione, l’accelerata che ha portato da una neghittosità diffusa e assenza di veri progetti, all’impulso a portare rapidamente a termine tutti i peggiori, l’ha fornita l’avvento del vicesindaco Di Tullio. Di fatto diventato padrone della situazione, nel momento in cui il Sindaco si pensava partente. Futuro Crescent 2 e asfaltatura a Palazzo Santa Chiara
Così si è avuta una impennata di tutte le speculazioni edilizie in sospeso, per cui si è prodigato allo scopo di trovarne rapidamente una soluzione, nefasta purchessia, ammorbidendo rapidamente qualsiasi opposizione interna. Del resto, un compito tutt’altro che difficile, vista la consistenza e l’efficacia degli oppositori di maggioranza. L’ombra del Crescent 2 e della definitiva devastazione del lungomare ormai incombono, senza possibilità di confronto coi cittadini, di ascolto e mediazione come dovrebbe essere per qualsiasi progetto. Alle parole piuttosto vuote e pretestuose su città smart e partecipazione ha fatto seguito un decisionismo in prima persona, inequivocabile e duro. Si fa così, ho deciso io, punto. Nel nome di una presunta lotta alle lungaggini burocratiche, si scavalca tutto quanto. Tralasciando il concorso estivo per la passeggiata a mare, la bitumata di palazzo S. Chiara e molto altro, vediamo solo, per concludere questo pezzo anche troppo lungo, l’esempio del Priamar. Qui ormai vengono bypassate costantemente la Consulta e le associazioni che, in termini di sviluppo e tutela, avrebbero dovuto avere una importante voce in capitolo. Con uso disinvolto e autoritario dei fondi Por disponibili. Si decide per una passerella impattante, fronte mare, scartando qualsiasi altra idea di buon senso, ma meno costosa. Si decide di predisporre nella galleria degli ascensori un allestimento museale per i reperti storici dei Vigili del Fuoco. Chiedendo almeno il loro parere, coordinando? Forse no, dato che in contemporanea loro manifestano l’intenzione di spostare quel materiale nelle loro sedi. Passerella intorno al Priamar
Intanto l’allestimento, orrendo, impattante, devastante, muraglie a dimezzare il corridoio, è costato ben 250000 euro. E non è finito. Forse il Vicesindaco deciderà motu proprio per un nuovo allestimento a sua scelta. Per ora la Consulta non ne sa niente. Intanto si spendono altri 187000 euro nelle stesse aree, e la Consulta lo apprende dal cartello dei lavori. Per la Polveriera, in cui spostare il deposito archeologico, e ancora per gli allestimenti museali della galleria degli ascensori. Sapendo che il deposito archeologico e i reperti dei Vigili del Fuoco erano nell’Ostello, ecco dunque lo scopo principale: liberare quelle aree, per favorire l’intervento privato di corredo al Crescent 2. Ecco cosa attualmente preoccupa. Cosa che nella logica comunale non deve interessare la Consulta. Né tanto meno i cittadini. Al massimo le loro tasche. Perché ricordiamoci che i fondi POR, i fondi europei o regionali che siano, non piovono dal cielo, sono comunque parte delle nostre tasse, fondi pubblici, che girano e tornano indietro e si vorrebbero impiegati in modo sensato e proficuo. Intanto i fondi per il Brandale non li abbiamo spesi in tempo, e li abbiamo persi. Verrebbe da dire meno male, visto che la prima versione prevedeva un orrido e snaturante ascensore esterno. Ma forse ci sarebbe stato bene, in carattere con la considerazione che questa città ha dell’arte e della memoria storico artistica, come ci sta bene il bitume a palazzo S. Chiara. Ognuno trarrà le conseguenze e le considerazioni che crede. Le info e lamentazioni sul Priamar di cui sopra non sono mie, ma sono tratte da un articolo pubblicato sull’ultimo numero del periodico A Campanassa, a cura della Consulta Culturale Savonese. Io credo che al termine di un periodo di stallo complessivamente desolante per la nostra città, privo di nuove idee e di iniziative veramente utili e incisive, come quello della amministrazione uscente, passare in pieno al decisionismo autoritario “Attila style” dell’attuale Vicesindaco, di cui abbiamo già avuto un ampio assaggio, sarebbe il colpo definitivo da cui non riprendersi più. Una brace ben peggiore della padella. Spero proprio, per il bene in senso lato della mia città e indipendentemente dalle mie personali opinioni politiche, che siano in molti a pensarla così, e che questa sciagura ci venga risparmiata. So bene che i tentativi di riverginamento, ennesimo, delle forze politiche sono forsennati, in pieno fermento, con relativo coinvolgimento di brave persone nuove e persone in buona fede destinate ad essere l’ennesima foglia di fico per poi riproporre la stessa minestra. Per il resto… è tutto da inventare, e si spalancano praterie, per chi vuole vederle, ha le mani libere e il cuore in primavera. Milena Debenedetti Consigliera del Movimento 5 stelle
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