Un immenso grazie e qualche sassolino

Un immenso grazie e qualche sassolino

 

Un immenso grazie e qualche sassolino

Ho evitato di scrivere qui in questo periodo, un po’ perché cercavo di riservare tutto il mio apporto al gruppo 5 stelle, un po’ perché, c’è poco da fare, è un mio difetto, mi imbarazza fare campagna elettorale.

Ma siccome c’è chi non la smette di riversare deliri pseudo democratici,  siccome in questi giorni, sui social, ho visto schizzare tanto di quel veleno che neanche una tana di cobra dopo un erpetologico Ramadan, sento il bisogno di dire un pochino la mia.

Come sempre, cercando di mantenere autonomia di pensiero e giudizio.

La prima considerazione: abbiamo fatto un mezzo miracolo, ma non è bastato. Ci voleva un miracolo intero. L’abbiamo sfiorato di un soffio, ma mezzo miracolo resta.

Il risultato si rivela eccezionale se paragonato ad altre realtà, persino Roma e Torino. Aver sfiorato il ballottaggio contro centro sinistra e centro destra uniti, diversamente dalle città di cui sopra, assume una rilevanza assoluta. Fa sentire noi, e soprattutto il nostro Salvatore, degli autentici eroi. Non mi vergogno a scriverlo.


I flussi elettorali di Torino ci dicono per esempio che Fassino ha perso molti voti in area PD, che sono andati alla Appendino,  mentre ha recuperato voti di destra, che peraltro ha cercato senza alcuna remora.  Laddove, insomma, i giochi della finta rivalità, in realtà comunanza di idee, pensieri, interessi, fra centro destra e centro sinistra,  si disvelano fin dal primo turno, c’è molto più spazio perché gli elettori percepiscano noi come forza di autentico rinnovamento e speranza.

Naturalmente il paragone è solo in termini relativi, altri fattori entrano in gioco. Ma questo merita di essere citato. Per sfatare assurdi miti, tipo una nostra affinità con la Lega (tirata fuori adesso da un Salvini compiacente e complice del sistema, giusto per farci perdere voti di sinistra ai ballottaggi. Ma questi giochini a molti sembrano fantapolitica, complottismo… prima o poi la realtà dei fatti ci farà svegliare.) Noi non siamo assimilabili a destra o sinistra: noi proponiamo una visione diversa.

A Savona invece il teatrino destra sinistra è stato messo in scena con impegno, con due volonterose nuove prime attrici, e naturalmente, una pletora di recensori compiacenti alla rappresentazione, e sponsor autorevoli e bipartisan a finanziare lo spettacolo, timorosi di perdere lucrosi affari futuri. Spettacolo che ora sta continuando a ranghi ridotti e raggiungendo abissi di triste folclore, sparate a sensazione, totale incompetenza di diritto amministrativo.

Sgomenta pensare come l’evidenza dei fatti non abbia smosso a sufficienza i savonesi. 

Da una parte, la maggioranza autrice e suggello di un vero disastro: i danni di una cementificazione ventennale, che ancora continua;  la tragica farsa del bitume;  le ombre sulle partecipate;  il degrado cittadino e il pesante declassamento della città; la passività su Aurelia bis e Margonara, che oggi ci chiede il conto;  il bilancio pasticciato e a rischio commissariamento;  il redde rationem dei derivati, espresso dalla Corte dei Conti con trasferimento alla Procura delle carte….


Potrei andare avanti a lungo. E su tutto, la tragica mancanza di una idea, di un piano complessivo per la città al di là dell’ottemperare ossequioso ai poteri forti e ai loro interessi.

In ogni caso il risultato della maggioranza e del PD è stato disastroso, l’emorragia di voti inequivocabile.  Ricordiamoci cosa accadde cinque anni fa: il caso Drocchi. Proprio sotto elezioni, coinvolgeva un candidato PD, addirittura capolista in pectore. Ricordo che lo scandalo non smosse una piuma alla maggioranza. Berruti, il giorno dopo, ai dibattiti, era sereno e tranquillo, come nulla fosse. E aveva ragione: la sua coalizione vinse alla grande al primo turno. Sentito niente. Drocchi prese persino delle preferenze. Questa purtroppo è l’Italia.

Ci vuole tempo. I savonesi sono riluttanti a cambiare. Difficile, per una città profondamente radicata a sinistra, capire che questa non lo è più da un pezzo, la loro sinistra, o sinistra in generale.

Sgomenta ancor di più l’affezione al centro destra. Umorale e velleitaria, visto che in questi anni la loro opposizione non ha combinato assolutamente nulla, a parte qualche presa di posizione di Arecco, qualche sparata di Parino, e il presidio d’ufficio di Romagnoli, mentre Bracco è passato addirittura armi e bagagli al centro sinistra.  La coalizione si è sfaldata a inizio mandato, con Marson e Prefumo subito desaparecidi, il frazionamento in correnti e correntine,  l’imbarazzo di attaccare chi, dopotutto, a Roma governava insieme, e la fine di quel bel teatrino ideologico che tanto piaceva.  A inizio mandato avevo suscitato le ire di Santi, punto sul vivo perché nei resoconti dicevo che non partecipava.

 A distanza di anni, lo confermo: fino a quel momento non aveva mai partecipato a una sola Commissione,  e in Consiglio non stava mai fino alla fine.  Poi ha migliorato la partecipazione, ma non certo i risultati: interventi che si contano sulle dita di una mano, un paio di interpellanze in tutto.

Eppure basta per fare il pieno di voti.  La minoranza di centro destra, nel suo insieme, non ha mai partecipato a un intero Consiglio. Chi va via prima, chi arriva dopo,  e banchi sempre desolatamente semivuoti quando si terminano le delibere e si arriva a mozioni e odg.

Eppure è bastato, evidentemente loro conoscono i savonesi meglio di noi, poveri indefessi partecipatori e lettori compulsivi di documenti.

In ogni caso è infantile, da politica immatura se non a volte arrogante (vedi D’Alema e “gli elettori non capiscono”) prendersela con gli elettori e rifiutare di ammettere errori, colpe, omissioni. La mancata affermazione in un quadro così degradato, pur con tutte le attenuanti, presenta qualche colpa, è indubbio.


Evidentemente per quanto ci siamo impegnati, non siamo riusciti a esprimere abbastanza il nostro programma,  a incontrare le persone, a spiegare, a farci capire.  A esprimere i danni che faranno alla città altri cinque anni di incompetenze e affari incrociati, ormai insostenibili, affossandoci definitivamente.  A raccontare in cosa e come potremmo migliorare il quadro cittadino, arrestare e invertire la china discendente. A parlare a elettori delusi dai partiti e ad astensionisti rassegnati e ormai cronici.  Dovremo e cercheremo di migliorare ancora, con più idee, con più partecipazione, con più proposte credibili, più professionalità,  se i savonesi che ci credono vorranno darci una mano e sostenere concretamente il gruppo. E naturalmente, anche con le denunce, perché ricordiamoci che sul marcio non si costruisce. Troppi, in malafede o no, se lo dimenticano.

Altra nostra colpa, forse qualcuno si è illuso e ha dato retta a sondaggi ballerini, o ci ha creduto troppo,  ma  fin dal principio si potevano prevedere a occhi chiusi i dati: PD al tracollo ma comunque centrosinistra sul 30%,  anche con  spudorate listine minime a caccia di poltrone future,  noi e il centro destra sul filo di lana in una forbice fra 23 e 27 %, inutile exploit di Pongiglione, sinistre molto ridimensionate, ininfluente il resto.

Concentriamoci sulla parolina “inutile”. Probabilmente, a dispetto del suo 8% e rotti, Pongiglione entrerà da sola in Consiglio.  Cui prodest? Ne è valsa la pena?

Naturalmente non mi riferisco a lei, che aveva e ha tutto il diritto di rivendicare il lavoro e l’impegno di cinque anni, a lei che stimo innanzitutto come persona,  per un costante appoggio reciproco e per tante battaglie condotte collaborando lealmente insieme.

Se mai, la si può criticare per la frase: “le uniche autentiche liste civiche”, ripetuta come un mantra, e palesemente contestabile. Visto che con lei c’erano un ex-assessore provinciale, autore di un contestato piano rifiuti che prevedeva il cdr, un consigliere PD uscente mai disallineato col partito, uno che addirittura era già stato candidato con Ruggeri.  Mentre nella lista d’appoggio di Aschiero e degli Ostinati si nascondevano i Verdi, ossia un partito, che segue la moda ormai corrente di vergognarsi del proprio nome e del proprio simbolo, e di nascondersi nelle liste civiche. Forse per far dimenticare di essere stati parte della maggioranza burlandiana, di aver avuto un proprio esponente del cda di Ecosavona,  di essere tuttora alleati in molte città col PD, il partito meno ambientalista dell’universo mondo, tanto che l’ambientalista anticemento Finiguerra, un tempo portato in giro da loro come una icona, è uscito dal partito sbattendo la porta, schifato.

Eppure, tranne una domanda ad un dibattito al Chiabrera, nessuno, compresi tanti siti e giornalisti usi a fare le pulci a chiunque, si è mai soffermato su questo. Anzi.

Evidentemente sponsor del teatrino e recensori di cui sopra hanno visto la possibilità di sottrarre completamente a noi il voto ambientalista e ogni merito congiunto sul bitume.  Appare sospetta, infatti, considerando che in cinque anni Pongiglione, come noi, aveva sempre faticato a ottenere il giusto spazio sui media,  l’improvvisa attenzione di cui è stata circondata. La pasionaria del bitume, l’unica opposizione,  e poi il suo essere donna, come le due candidate degli schieramenti maggiori… tutto serve a evidenziare.

Intendiamoci, non intendo sottrarle i giusti meriti di una campagna elettorale ottimamente condotta senza cedere un millimetro,  né dell’importante riscontro ottenuto. Solo che, alla luce di quanto sopra e dei risultati, è evidente che qualcuno ci contava proprio. Obiettivo raggiunto.

Preciso per l’ennesima volta, visto che ci vengono spesso mosse critiche in proposito, che noi in alcun caso avremmo potuto fare alleanze. E’ uno dei principi di base del M5*, senza il quale ci verrebbe tolta proprio la certificazione, cesseremmo di essere M5*.

E menomale.  Persino Paolo Mieli, uno che non è certo un 5 stelle, ha ammesso in questi giorni che se avessimo accettato la famosa e alquanto ipotetica alleanza con Bersani, ora saremmo defunti.

L’abbraccio coi vecchi partiti, anche con la parte migliore di essi, è mortale per noi. Come lo è stato in piccolo per le liste civiche di Vado, nello scorso mandato.

Vent’anni di malgoverno non hanno bisogno di pannicelli caldi.

Ed eccoci dunque agli ultimi sassolini,  doverosi. Opinione mia personale, sottolineo, non del gruppo, ma da tempo volevo esprimerla.

Quando, per le associazioni, per l’intellighenzia cittadina, cesseremo di essere i parenti poveri, i caninchiesa,  quelli che si fanno aspettare in tinello e non si mostrano agli ospiti di riguardo, quelli che comunque non hanno ancora diritto di stare in società?

Quelli che vanno bene quando c’è da condurre battaglie importanti, dove è fondamentale l’apporto di tanti volontari sul territorio, di parlamentari agguerriti,  di blog e social e raccolte firme e azioni legali, ma che comunque devono stare sempre un passetto indietro?

Quelli che non si possono proprio votare, no, mancano della sufficiente rispettabilità, alone culturale,

antichi legami e presenze, appartenenze riconoscibili, figure di spicco che li legittimino e garantiscano per loro?

A chi dice che siamo chiusi replico che già cinque anni fa, prima delle comunali, avevamo proposto alle associazioni e a chiunque non fosse identificabile in partito, di entrare a far parte della nostra lista, per condurre battaglie comuni. Nessun riscontro, allora come adesso. Dovremmo essere noi a renderci “presentabili” snaturandoci, accettando compromessi e accordicchi.

Troppo stesso quando si parla di noi si confondono le cause con le conseguenze, e ci si accusa di queste ultime. I concetti andrebbero spesso ribaltati.

Quando, insomma, saremo accolti con pari diritti nel consesso cittadino, ci verranno riconosciuti meriti e demeriti lealmente, senza livori pregressi, senza diffidenze, ma solo con appoggio quando lo meritiamo, critiche costruttive (e non malevole e pretestuose) quando serve, con pari dignità rispetto a chiunque altro?

Abbiamo ampiamente dimostrato di non essere più dilettanti della politica, di essere seri, onesti, impegnati, né più incompetenti di tanti altri a cui viene concesso tutto e che rivestono anche ruoli di prestigio.


Il riscatto di Savona passa anche da qua.  Dalla fine di uno snobismo culturale che, francamente, ha fatto il suo tempo da un pezzo, è solo zavorra che appesantisce, è attaccamento a un passato forse migliore ma ormai estinto. Mi riferisco anche ai tanti che ci appoggiano in privato, ma non hanno mai il coraggio di prendere posizione in pubblico. Pare brutto. Si perdono amici.

Sapeste quanti ne ho persi io… ma altri ne ho guadagnati, altri ne ho mantenuti, e sono rimasta fedele a me stessa.

Prendete esempio da Freccero. Lui non è un 5 stelle, ma ha dimostrato di saperci capire meglio di tanti altri, è corretto e leale con noi, nonostante appartenga a pieno titolo a quella stessa intellighenzia cittadina.                                                      

La chiudo qui. Concludo ringraziando i savonesi con calore, per l’emozione di tutte quelle schede che si ammucchiavano, si ammucchiavano…schede date al gruppo, al nostro Salvatore, senza preferenze o clientele. Ma ahimè, ancora troppo poche per i giochetti dei partiti. E’ solo questione di tempo, comunque.

E a proposito di preferenze… le più di 300 ricevute, senza un santino o una propaganda individuale, mi onorano e riconoscono tutto il lavoro consiliare fatto, insieme con le oltre 200 del mio collega consigliere Delfino.

Grazie di cuore a chi mi ha rivolto stima, simpatia e affetto. Non so ancora come si evolverà la situazione, ve lo dirò nei prossimi giorni, ma posso assicurarvi che, in qualsiasi forma, l’impegno del gruppo e mio all’interno del gruppo non verrà meno.

Ricominceremo più forti e decisi di prima.

Milena Debenedetti  consigliera del Movimento 5 stelle

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.