Un appello della moglie di Luciano Gibboni

PUBBLICHIAMO UNA RICHIESTA DI AIUTO
DI ROSSELLA CHETO
MOGLIE DELL’ARTISTA SAVONESE LUCIANO GIBBONI

Mio marito, l’artista Luciano Gibboni, si è ammalato di Alzheimer…

PUBBLICHIAMO UNA RICHIESTA DI AIUTO  DI ROSSELLA CHETO

MOGLIE DELL’ARTISTA  SAVONESE LUCIANO GIBBONI

Ho 67 anni, mio marito di 78,  l’artista Luciano Gibboni dopo la morte del figlio  si è ammalato di Alzheimer, che come sapete è una malattia devastante e che modifica i comportamenti. Era diventato più difficile da gestire, era un po’ violento.

Io sono disabile con carrozzella, chi è intervenuto mi diceva sempre di denunciarlo alle forze dell’ordine, io non ho mai fatto perché capivo che non sapeva quello che faceva, ma l’assistente sociale si è rivolta al tribunale. Ci hanno mandato a chiamare e  hanno nominato un tutore legale. Mio marito vive di pensione minima e sono più di sette mesi che è ricoverato in una struttura. Quando dietro consiglio di un perito che ha detto che mio marito è pericoloso per se stesso per gli altri la polizia è venuto a prenderlo per portato nell’ Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Montelupo Fiorentino….leggi

Nessuno faceva niente io sola mi sono mossa e con l’aiuto della dottoressa  Ferrari Stefania che dirige il centro diurno ” l’albero della vita “, che mio marito ha frequentato, abbiamo individuato un centro protetto, Vada Sabatia a Vado Ligure, per ricoverare mio marito e nel giro di poco tempo è stato accolto.

Io ho trovato la struttura adeguata per mio marito, gli assistenti sociali, i Giudici, eccetera dov’erano?

Nell’ospedale di Montelupo Fiorentino mio marito si è aggravato molto. Certo per cautelare me sono stati tanto zelanti, lo facessero con altri forse molte donne sarebbero ancora vive?

Io e mio figlio siamo andati dal giudice ed abbiamo trovato un uomo pieno di umanità e comprensione che lo ha fatto liberare immediatamente.  Grazie Giudice Emilio Fois.

Nonostante questo, il tutore ha preso la pensione di mio marito per pagare la retta della struttura.

Penso che mi hanno considerato una tonta se non sono capace di farlo io, però lo hanno sempre lasciato a casa con me  per tanto tempo e tutti sono spariti. 

A questo punto chiedo una perizia psichiatrica su di me perché mi devono spiegare, dato che mio marito non è più a casa, per quale motivo io non sono in grado di pagare la retta.

 Io sono da lui tutti i giorni perché deve essere anche imboccato. Dato che al peggio non c’è mai fine mio marito è stato rinviato a giudizio del prossimo mese di maggio. Una domanda mi sorge spontanea: ma tra di voi non vi parlate, processate un vegetale? Che vergogna!!!

Ringrazio la dottoressa Maroscia per l’aiuto morale che mi ha dato. Vorrei avere dei voi consigli, pareri e se ci fossero avvocato che potesse aiutarmi dicendomi cosa posso fare. Ho diritto al gratuito patrocinio. Grazie per la comprensione 

Rossella Cheto,  moglie di Luciano Gibboni


Luciano Gibboni con suo amico Ivan Cuvato

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