Tirreno Power

Perché ammalarsi ancora e morire per produrre un quantitativo così esagerato di energia che serve solo ad alimentare i profitti dei soliti noti?

19 GIUGNO 2010: UN OCCHIO ALLA CENTRALE DI VADO!

Perché ammalarsi ancora e morire per produrre un quantitativo così esagerato di energia che serve solo ad alimentare i profitti dei soliti noti?

19 GIUGNO 2010: UN OCCHIO ALLA CENTRALE DI VADO!

Sabato mattina alle 10 comincia il presidio davanti ai cancelli della centrale a carbone di Vado per dire ancora NO al carbone e rivendicare un diritto sancito dalla Costituzione: quello alla salute.

Finirà alle sette di sera perché a quell’ora avrà fine anche l’open day della Tirreno Power che “apre le porte della centrale a tutti coloro che vogliono conoscerla e scoprire i suoi segreti”. Così recita un volantino che ai cancelli viene distribuito ai visitatori e questo comincia a catturare la mia curiosità.

Poco prima mi contattava RAI 3 e da Genova mi chiedeva di sintetizzare al cellulare in cinque minuti le ragioni della protesta, le avrebbero registrate e mandate in onda nel radiogiornale delle dodici e venti e al TG della sera avrebbero comunque dato la notizia del presidio..

Ripenserò più tardi allo sforzo della mia sintesi a confronto della possibilità di Tirreno Power di imporsi con la pubblicizzazioni della azienda sulla inerme popolazione che da lì a più tardi avrei incontrato all’interno della centrale.

Così, dopo aver partecipato per un po’ al presidio, cogliendo l’occasione per discutere con amici lì convenuti tra cui rappresentanti di comitati, popolo viola e dei meet up, vecchi e nuovi amministratori, non resisto ed entro. Sono sempre stata convinta, d’altronde, che la conoscenza del “nemico” irrobustisca le proprie convinzioni e poi perché non tastare la capacità di pubblicizzazione e convinzione dell’azienda che da anni tutto fa meno che dialogare col territorio e Sindaci compresi?

Mai una volta un componente del nutrito staff di dirigenti, tecnici e funzionari, che pur campeggiano nelle foto di gruppo della brochure, si è mai presentato a controbattere alle tesi della protesta pubblicamente dichiarate in ripetuti convegni e conferenze aperte al pubblico.

 

Mai una volta per dire, come invece all’interno si spiegava con convinzione e accanimento, che lì tutto è terribilmente efficiente sotto il profilo della capacità produttiva, ma soprattutto sotto il profilo qualitativo in termini di performance ambientali.

IL GIRO NELLA CENTRALE

Ai cancelli ci chiedono i documenti e ci danno un cartellino, che chiamano gadget, da mettere al collo con su scritto “visitatore”.

Devi seguire le frecce a terra che indicano il percorso obbligato, puntualmente blu come di blu è colorato tutto ciò che deve piacevolmente colpire gli occhi della gente. D’altronde per ammodernamento degli impianti la Tirreno Power non ha puntato proprio sulle cromie e sulla qualità architettonica del disegno, dichiarando di voler migliorare l’aspetto visivo dei loro scatoloni e degli enormi tubi blu, dichiarando di volerli armonizzarli con l’ambiente?

Nella prima parte del percorso esterno accanto a gazebo, dove intrattenitori ospitano bimbi tra giochi e musica assordante, giovani tecnici ben istruiti cercano di spiegare ciò che è raffigurato in cartelloni esplicativi sul funzionamento dei due gruppi a carbone da 660 MW, quelli che da dieci anni producono in violazione alla legge e più in là di quello a ciclo combinato.

Il primo giovanotto ci spiega il funzionamento dei gruppi e, alle mie domande sulle emissioni, ci rassicura spiegando che la tecnologia è avanzata e sicura, basata su denitrificatori e i desolforatori e le polveri sarebbero abbattute da precipitatori elettrostatici. Alla mia richiesta su quali polveri, mi garantisce “anche le più sottili, arriviamo sino a un micron!!!”

Non manca di aggiungere che con l’ampliamento si potrebbe migliorare ma non sa dire perché non farlo ora.

Mentre lo ascolto svolgere diligentemente il suo compito, penso alle 64 sostante inquinanti emesse nella nostra atmosfera dalla centrale a carbone, penso ai danni alla salute quantificati in 40 milioni di euro l’anno, penso all’aumento drammatico di patologie cardiovascolari e tumorali sul territorio savonese e ai valori della mortalità tumorale che supera regioni che spesso sono additate come le peggiori in tema di difesa dell’ambiente.

Penso ai bambini, in gran parte figli di dipendenti, che sotto il gazebo giocano ignari e che sono quelli più esposti all’inquinamento con i loro piccoli apparati respiratori pronti a ricevere, più di un adulto, proprio quel particolato sottile che i precipitatori elettrostatici dovrebbero miracolosamente trattenere e che invece è responsabile dell’aumento di patologie respiratorie anche gravi proprio nei bambini del nostro territorio.

Più avanti un altro giovanotto ci spiega come la caldaia a ciclo combinato a gas di 800 MW emetta in atmosfera solo ossido di azoto e, naturalmente, CO2. Entrambi mi assicurano che i controlli vengono monitorati dall’ASL e quando chiedo “dall’ASL o dall’ARPAL?” mi rispondono decisi “ Da tutti e due!!!” Omettono di dire che il rilevamento dei dati è ad opera proprio di Tirreno Power e che le centraline di controllo sul territorio che dovrebbero misurare le sostanze non ci sono e se ci sono non funzionano come dovrebbero.

Però a detta di Arpal e Ist a Savona si muore di più a causa del traffico come se nel resto d’Italia il problema non ci fosse !!!

Insomma possiamo stare proprio tranquilli!

Purtroppo però qualche dubbio mi torna quando, all’interno della sala di controllo, interrogo uno che ha tutta l’aria di contare di più dei giovanotti di prima che mi dice che i risultati delle emissioni, che vengono monitorate costantemente e che posso vedere anch’io sul quadro di controllo, sono inviati a Comuni e Provincia. Chiedo allora se i dati sono pubblici e consultabili e a chi bisogna chiederli. Ma mentre mi rassicura sul fatto che sia pubblici, comincia a dubitare sul fatto che i Comuni li posseggano, mentre ritiene sia con certezza la Provincia ad averli.

Insomma questi dati che Tirreno Power si automonitorizza sono solo in possesso di un’amministrazione provinciale le cui posizioni espresse proprio in un intervista dal Presidente, all’uscita dall’open day, mi preoccupano non poco per la scarsa lucidità ?

 

Non lo so. Ricordo solo che, insieme a noi, la sala di controllo era gremita proprio da politici tra cui molti proprio della Provincia che, con facce attente e compite, ascoltavano il tecnico che li ubriacava di dati rassicuranti sulle migliorie tecniche che garantirebbero ottime performance ambientali, elevati valori di efficienza, competitività e flessibilità dell’offerta energetica, perché è proprio di energia elettrica che si parla.

 

Allora chiedo di vedere il monitor dei nodi della rete di energia elettrica prodotta dalla centrale e scopro che i nodi gestiti da Enel, con la quale Tirreno Power si rapporta, sono quattro, ma che su quattro:

il primo va ad alimentare il Piemonte

il secondo, la vicina Francia dalla quale non compriamo energia come spesso ci viene detto per convincerci della bontà delle centrali nucleari , ma alla quale ne vendiamo in uno scambio vicendevole:

il terzo servirebbe la rete europea,

-solo il quarto rimarrebbe ad alimentare il nostro territorio, provando così quello che da lungo tempo sosteniamo.

Non abbiamo bisogno dei 1460 MW che la centrale produce, men che meno degli ulteriori 460 previsti con l’ampliamento. Forse è a questo che ci si riferisce quando ci si accusa di effetto Nimby ?

Ma i costi in termini di malattie e morte prodotti in decine e decine di anni, ci appaiono oggi ampiamente insopportabili.

Perché ammalarsi ancora e morire per produrre un quantitativo così esagerato di energia che serve solo ad alimentare i profitti dei soliti noti? La centrale non è lì per illuminare Savona e i paesi vicini che fino a un raggio di cinquanta chilometri ne subiscono solo i danni. (Anche se alcuni Sindaci hanno preferito farsi donare le luminarie natalizie proprio da chi fa utili a scapito della salute dei loro concittadini.)

Il giro si conclude con un viaggio panoramico in pullman intorno al parco carbone. La guida, con tanto di microfono, illustra i carbonili e, lì accanto, lo stoccaggio di ammoniaca nei pressi del quale sarebbe pericoloso sostare, considerata la tossicità.

Intanto fuori una pioggia scrosciante e violenta comincia a bagnare i parchi carbone che formano enormi pozzanghere simili a laghi neri. E tutto è nero e sporco.

Anche i visi degli operai, che avevano portato le famiglie a visitare il loro luogo di lavoro, sembrano incupirsi, non si sa se per il pomeriggio di vacanza rovinato o per la sensazione di “cromia” nefasta che l’ambiente non riusciva più a mascherare.

Poco prima di arrivare la guida col suo microfono, forse per rispettare l’impegno preso con l’azienda, si permette improvvisamente di “alzare i toni” della spiegazione e come in un copione già sentito, improvvisamente ricorda:

E’ troppo comodo parlare contro la centrale a carbone se poi, arrivati a casa, accendiamo il condizionatore a manetta, perché sappiate l’alternativa a questo è il nucleare!!!.”

Il solito inutile spauracchio, la solita terribile bugia diretta a chi si pensa impreparato, ignorante e votato indissolubilmente allo spreco.

Lo spot è finito.

Mi convinco sempre più che l’informazione resti la chiave vincente e io, che odio i condizionatori e sono convinta che un altro sviluppo sia possibile, con buona pace per la guida, mi sento ancora di avere le carte in regola.

                                                         ANTONIA BRIUGLIA  

 

 

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